MA GINO SALVO’ GLI EBREI O NO? IL CASO BARTALI: UN GIUSTO TRA LE NAZIONI, UNA QUESTIONE CONTROVERSA. NUOVE RIVELAZIONI AL DIBATTITO DI KESHER DEL 12 DICEMBRE
di Redazione
Era il 2013 quando, sulla collina di Gerusalemme, la Commissione di Yad Vashem si riuniva per nominare Gino Bartali Giusto tra le Nazioni. Il suo merito? Aver ospitato una famiglia di ebrei fuggiaschi e aver consegnato, durante le sue abituali pedalate di allenamento, documenti falsi onde consentire la fuga a intere famiglie perseguitate, mettendo a rischio la propria vita e quella dei suoi cari. Questi documenti avrebbero così aperto a numerosi ebrei la via di fuga e consentito loro di aver salva la vita. Ben prima di Yad Vashem, anche il Presidente Carlo Azeglio Ciampi, nel 2006, aveva reso omaggio a Bartali (e ai suoi discendenti), con una cerimonia ufficiale, per i meriti conseguiti durante i pericolosi allenamenti su e giù per le colline tra Firenze e Assisi durante l’occupazione nazista dell’Italia, tra il 1943 e il 1944.
Oggi sono passati otto anni da quel 2013 e il Caso Bartali è salito recentemente agli onori della cronaca a causa delle contestazioni da parte di un gruppo di storici che hanno rifiutato la veridicità dell’intera vicenda grazie a cui Bartali sarebbe stato nominato un Giusto tra le Nazioni, mettendo così in dubbio l’intera procedura seguita da Yad Vashem. Bartali salvatore degli ebrei? Pura fantasia. Bartali postino di pace? Frottole, pura tifoseria a opera dei suoi fan. Bartali, campione del “bene silenzioso”? Esagerazioni senza nessun fondamento documentale e storico. Questo, ad esempio, quanto sostenuto dal libro uscito con clamore e scandalo lo scorso gennaio 2021, a firma di Marco e Stefano Pivato – “L’ossessione della memoria – Bartali e il salvataggio degli ebrei: una storia inventata” (Castelvecchi), e ancora in un articolo-saggio di Michele Sarfatti, direttore in pensione del Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea, uscito sull’ultimo numero dell’autunno 2021 della rivista la Rassegna Mensile d’Israel: Sarfatti – parimente a Marco e Stefano Pivato -, sostiene che non esisterebbe nessuna prova tangibile del fatto che il celebre ciclista abbia eseguito il trasporto di documenti falsi per salvare gli ebrei e solleva molti dubbi sull’intera questione. Una vicenda edificante ma priva di basi, sostiene, tesa a corroborare il mito di Bartali in un Paese come l’Italia innamorato dello sport e del ciclismo.
È arrivata tardi la notorietà di questo gesto di Bartali e non se ne è trovato nessun riscontro nei testimoni dell’epoca che oggi sono già morti, hanno fatto notare gli storici a Yad Vashem. La loro tesi centrale sarebbe che andare in giro portando documenti falsi accartocciati nei tubolari di una bici o in un manubrio presupporrebbe una Rete organizzata cui in verità non c’è nessuna traccia, un evidenza questa che rende l’intera vicenda problematica. Perché Yad Vashem non ha voluto articolare il discorso su quale fosse la Rete dietro cui agiva Bartali e su come potesse funzionare, chiedono gli storici? Bartali non poteva agire da solo eppure non faceva nemmeno parte della catena interna alla Chiesa cattolica fiorentina che faceva capo al Cardinale dalla Costa, organizzazione riconosciuta per aver aiutato gli ebrei fornendo loro documenti falsi. Insomma, una vicenda che sfugge e che non reggerebbe al check-fact, al controllo dei fatti, e che poggia su basi lacunose, priva di basi documentali. A riflettere ancora sull’intera questione è poi uscito a luglio 2021 un altro testo, Il caso Bartali e la responsabilità degli storici, di Autori Vari (David Bidussa, John Foot, Gianluca Fulvetti, Carla Marcellini, Nicola Sbetti, Stefano Pivato), Castelvecchi, che ripercorre la vicenda tra storia, post-verità e leggenda.
Ma su che cosa si baserebbe il respingimento della decisione presa da Yad Vashem? È possibile che Yad Vashem nomini dei Giusti basandosi su documenti dubbi o addirittura inesistenti? Il fatto che uno storico non sia stato in grado di scovare dei documenti è forse sufficiente a negare la questione e a asserire che il fatto in sé non sussista? Non si tratta forse di una provocazione animata dalla volontà di delegittimare un ente, Yad Vashem, i cui criteri procedurali sono in genere molto seri e documentati?, accuse finalizzate a creare un clima di sospetto intorno al suo operato?
«Credo che Yad Vashem sia un ente assolutamente integro, serio, coscienzioso. Certamente, esiste la possibilità di “errori giudiziari”, può accadere che ci si possa sbagliare nel nominare un Giusto ma non è questo il caso di Bartali», afferma Sergio Della Pergola. Yad Vashem usa strumenti storici, ogni nomina è preceduta da discussioni approfondite, sostiene Della Pergola, membro dal 2010 della Commissione di Yad Vashem: la memoria è una faccenda molto seria e affermare che su Bartali non ci siano prove né documenti è una falsità, ci sono pezze d’appoggio che lo dimostrano, sottolineano da Gerusalemme.
A fornirne, una tra le tante, ad esempio, è Renzo Ventura, fiorentino, giurista, avvocato penalista, discendente di una delle famiglie “salvate” da Bartali, in possesso di quattro carte d’identità false che salvarono la vita alla sua gente. Ventura non ha dubbi e riporta inoltre la diretta testimonianza di sua madre – nonché il Diario scritto di suo pugno – e le testimonianze ascoltate dalla viva voce dei numerosi protagonisti dei salvataggi di Bartali a Firenze, nel Dopoguerra.
D’altro canto, c’è chi obietta che Yad Vashem non sia stato in grado di gettare tempestivamente acqua sul fuoco sull’intera querelle: ovvero che non abbia divulgato in modo fruibile al pubblico i documenti riguardanti Bartali, limitandosi a ribadire che questi erano liberamente consultabili da chiunque, messi a disposizione sul sito web dell’ente. Un mare di documenti, prove documentali e testimoniali, bastava darsi la pena di sfogliarli, rispondono da Yad Vashem. Incartamenti da centinaia di pagine, non facili da decodificare e tra i quali è difficile orientarsi, eppure presenti e disponibili.
Come si conviene a ogni leggenda dello sport, Bartali fa sempre notizia. Proprio per questo la vicenda risulta tanto più spiacevole e sconcertante. Ma alla fine, Gino Bartali salvò degli ebrei oppure no? Sul tema, la Comunità Ebraica di Milano ha voluto organizzare un incontro-dibattito che si preannuncia di estremo interesse per le rivelazioni che promette e che dovrebbero emergere nel corso dell’evento: domenica 12 dicembre 2021, alle 17,00, nell’Aula Benatoff della Scuola Ebraica.