di Ilaria Ester Ramazzotti
LIVORNO – L’aveva suonato ad Auschwitz e prima di morire l’aveva affidato al fratello, anche lui deportato ma poi liberato dall’Armata Rossa. Così il violino di Maria è uscito dal lager. Quello stesso violino ha suonato di nuovo lo scorso 2 febbraio all’Auditorium del teatro Mascagni di Livorno, su iniziativa dell’Istituto Superiore di Studi Musicali Mascagni e della Comunità Ebraica di Livorno.
La violinista Anna Maria Fornasier, docente del Mascagni, ha dato voce al “violino della Shoah” accompagnata dal pianista Daniel Rivera, anche lui insegnante all’ISSM. Il Kaddish di Maurice Ravel composto nel 1914, una serie di variazioni di melodie del Kol Nidrei risalenti al VII e all’VIII secolo composte da Max Bruch nel 1014 e infine la Hebräische Melodie del 1911, del russo Joseph Achron, sono stati eseguiti con questo violino ‘sopravvissuto’ e testimone della nostra storia, di una storia di amore fraterno e di una incrollabile passione per la musica.
Ritrovato in una bottega antiquaria di Torino dall’imprenditore e collezionista milanese Carlo Alberto Carutti, il violino è stato restaurato a Cremona e dato in comodato gratuito al Museo Civico di Cremona, città dove è stato per la prima volta presentato al pubblico.
Tuttavia “ho subito pensato che questo strumento dovesse suonare anche a Livorno – ha detto al Tirreno Giulio Cesare Ricci, presidente uscente del Mascagni -, perché la comunità ebraica livornese “era una delle più ricche d’Europa e ha pagato un pesante tributo di vite alla barbarie delle leggi razziali e della follia di sterminio nazi-fascista”.