di Gadi Schoenheit
Con una bella e commovente cerimonia, alla presenza del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, si è inaugurato il 13 dicembre a Ferrara il Meis, il museo dell’ebraismo italiano e della Shoah. Non un museo tra i tanti, non solo un’offerta museale tra storia e ricordi, ma “un luogo vivo, dove creare apertura e incontri, costruire relazioni, partendo dalla plurimillenaria presenza delle comunità ebraiche in Italia”. Queste le parole del ministro dei beni culturali Dario Franceschini, che ha ricordato come a livello internazionale, da Tel Aviv a New York, il Meis abbia già incontrato un grande interesse, a partire dalle grandi realtà museali.
Con una bella e commovente cerimonia, alla presenza del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, si è inaugurato il 13 dicembre a Ferrara il Meis, il museo dell’ebraismo italiano e della Shoah. Non un museo tra i tanti, non solo un’offerta museale tra storia e ricordi, ma “un luogo vivo, dove creare apertura e incontri, costruire relazioni, partendo dalla plurimillenaria presenza delle comunità ebraiche in Italia”. Queste le parole del ministro dei beni culturali Dario Franceschini, che ha ricordato come a livello internazionale, da Tel Aviv a New York, il Meis abbia già incontrato un grande interesse, a partire dalle grandi realtà museali.
E, ancora, con le parole del ministro, la straordinaria trasformazione di un luogo di chiusura e dolore in una realtà aperta alle relazioni tra i popoli. Nel posto dove sorge il Meis, c’era infatti, fino a pochi anni fa, il carcere di Ferrara. Da lì ebbe inizio, negli anni bui del fascismo, il percorso di deportazione e sterminio di oppositori politici e gente comune che aveva deciso di reagire. Da lì partirono anche 100 ebrei della piccola Comunità di Ferrara. Solo in 5 riuscirono a tornare. Tra loro Franco Schonheit, ultimo dei sopravvissuti, presente ieri all’inaugurazione.
Sempre con le parole di chi è intervenuto, oltre al ministro, il presidente del Meis, il sindaco di Ferrara, il presidente della regione Emilia Romagna, un luogo vivo dove riflettere, sulle pari dignità, sull’accoglienza, contro la negazione dei diritti, in un epoca non serena, come quella che stiamo attraversando.
Questo si vuole sia il Meis, che raccoglie già oltre 200 opere fotografia della storia di un incontro tra un popolo e un Paese ( I Tal Yah, l’ isola della rugiada divina). Presenti in sala anche la presidente Ucei, il rabbino capo di Milano, prefetto e questore, il vescovo di Ferrara. Tutti hanno in chiusura assistito in piedi all’accensione delle due luci di Channukka, da parte di Rav Caro.