di Ilaria Myr
«L’iniziativa di concedere la sala consiliare al Movimento BDS (Boycott, Divestment and Sanctions), seguendo purtroppo un solco già tracciato dall’amministrazione comunale di Napoli negli anni passati, va in direzione del tutto opposta a quella dell’avvicinamento e dell’incontro dei popoli. Riteniamo che se il Comune di Napoli intende davvero proporsi come motore dei processi di Pace, la sua amministrazione debba attuare un deciso cambio di rotta improntato all’equilibrio e all’ascolto delle ragioni dell’una e dell’altra parte senza retorica e facili slogan». Lo scrive Lydia Schapirer, presidente della Comunità ebraica di Napoli, in una lettera indirizzata al sindaco Luigi de Magistris.
La missiva nasce – come si legge – dalla decisione del Comune di concedere la sala consiliare, lo scorso 16 marzo, al Movimento BDS per il convegno intitolato “A Napoli il Mondo: recepire il diritto internazionale umanitario nella quotidiana pratica amministrativa”. Dietro la formula bizantina c’è il tentativo di impegnare il Consiglio Comunale ad adottare una vera e propria agenda anti-israeliana fondata sul “Bds” contro lo Stato d’Israele. Un’azione diretta a promuovere la discriminazione d’Israele che «suscita sconcerto» da parte della Comunità ebraica di Napoli. «La tradizione di tolleranza e apertura di questa città – scrive Schapirer – stride con gli obiettivi del BDS che si prefigge una campagna di boicottaggio nei confronti di Israele, dei suoi prodotti e della sua cultura, tra l’altro già condannata dai tribunali di diversi Stati europei».
Schapirer evidenzia che «tralasciando gli aspetti di illegittimità giuridica di azione di competenza del Ministero degli Esteri, l’idea che il sostegno alla causa della nascita dello Stato palestinese possa passare per un’azione di chiusura verso lo Stato ebraico, la cui cultura e ricerca scientifica sono apprezzati nel mondo per il loro contributo al miglioramento delle condizioni di vita e al dialogo tra i popoli, ha il sapore amaro di qualcosa di già subito dagli ebrei in seguito all’espulsione dalla Spagna e dai suoi possedimenti».
Nella lettera, la presidente della Comunità ebraica cittadina afferma che «i ponti di cui con troppa retorica si parla aproposito della Pace si costruiscono dando voce a tutte le parti coinvolte nel conflitto e non escludendo una parte nella convinzione di dare forza all’altra. La Comunità ebraica di Napoli – aggiunge – è coerente nel sostenere con l’UCEI, di cui fa parte, l’impegno per la Pace in Medio Oriente che passa per il principio dei ‘Due popoli per due Statì, principio a cui – sottolinea – devono attenersi tutti coloro che sono per una soluzione della contesa che sia pacifica e giusta per entrambe le parti e che, piuttosto che favorire iniziative tese a dividere, contribuiscano ad avvicinare i due popoli, facendoli incontrare e discutere».
In realtà il sindaco di Napoli Luigi de Magistris non ha mai nascosto le sue simpatie per la causa palestinese e il suo odio nei confronti di Israele. Come ricorda il sito Focus On Israel, nell’ottobre del 2012, fresco di nomina, aveva benedetto la terza “Freedom Flottilla” diretta a Gaza (mai arrivata). Un anno dopo concede ad Abu Mazen la cittadinanza onoraria di Napoli, pienamente ricambiato pochi mesi dopo durante una visita nei Territori durante la quale è lo stesso Mahmud Abbas a restituirgli la cortesia, donandogli il passaporto palestinese. “E’ frustrante pensare che ci possa essere un popolo così oppresso, così umiliato nella sua dignità – dichiara allora de Magistris –. A Napoli consideriamo la Palestina uno Stato e Gerusalemme una città nevralgica della Palestina. Ci batteremo sino a quando lo Stato di Palestina non sarà liberato e tutti i prigionieri politici (palestinesi) saranno liberi. Dobbiamo far crescere la mobilitazione e lavorare perchè siano abbattuti i muri”.
Concede una sala comunale in occasione della presentazione di un film intitolato “Israele, il cancro”; nel maggio 2016, a poche ore dalle elezioni amministrative, una candidata della sua lista DemA (già nota per le posizioni oltranziste e antisioniste, attivista dell’International Solidarity Movement) tuona: “Gli israeliani sono dei porci negazionisti”. Dal sindaco non arriva una parola, una presa di posizione.
Nell’agosto 2016, dopo Abu Mazen alcuni consiglieri comunali della lista di De Magistris propongono la cittadinanza onoraria anche per Bilal Kayed. Chi è Kayed? Un pericoloso terrorista palestinese che ha trascorso quattordici anni nelle carceri israeliane per le sue azioni violente e gode del sostegno di un’organizzazione terroristica come Hamas, che non esita a uccidere donne, anziane e bambini israeliani. Ma quando l’ex ministro e attuale consigliere comunale di Forza Italia Mara Carfagna si alza per contestare l’assurda decisione proponendo di concedere la cittadinanza onoraria di Napoli al rabbino di Gerusalemme non trova risposta.
Fino ad arrivare a oggi, con niente meno che la sala Consiliare concessa al movimento BDS. Non male come percorso, no?