(Da sinistra: il Rabbino Capo della Comunità di Roma Rav Riccardo Di Segni, la presidente della Comunità di Roma Ruth Dureghello, Sami Modiano, sopravvissuto alla Shoah dopo la deportazione nazifascista da Rodi, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Foto ANSA)
di Redazione
Ruth Dureghello: «Parole che mettono fine delle ambiguità sul fascismo».
«Penso che sia estremamente prezioso ricordare che senza quello che ci definisce e che dà profondità alle nostre esistenze, non possiamo avere né la forza né la consapevolezza né le ragioni giuste per affrontare adeguatamente le sfide. Il popolo ebraico l’ha sempre saputo, più di tanti altri e questa è la ragione per cui la sua identità e le sue tradizioni sono ancora così vive ed è stata proprio questa capacità che ha reso il popolo ebraico così resiliente, pur avendo attraversato tante difficoltà e atrocità, compresa l’ignominia delle leggi razziali, per quello che ci riguarda».
VIDEO: https://www.youtube.com/watch?v=xeR5BzM9ZhQ&t=2s
Sono le parole ferme e insieme commosse della Premier Giorgia Meloni che ha preso le distanze dall’ignominia delle leggi razziali. Parole pronunciate lunedì 19 dicembre durante a cerimonia di accensione per la festa di Chanukkà presso il Museo ebraico di Roma, nel Tempio maggiore della Capitale.
Dopo aver salutato i presenti e ringraziato sentitamente la Presidente della Comunità Ebraica, Ruth Dureghello, il Rabbino Capo Di Segni e la Presidente del Museo Ebraico, Olga Melasecchi, Meloni ha ribadito quanto sia fondamentale e prezioso il concetto di identità: «Altro grande insegnamento – ha sottolineano la Premier – è che l’identità non è escludente: il fatto di essere fieri delle nostre tradizioni non ci impedisce di contaminare e contaminarci. Questa è l’altra grande forza che voi rappresentate, perché siete parte fondamentale dell’identità anche italiana».
«Presidente Meloni, ho apprezzato molto le sue parole nel discorso di insediamento e alla cerimonia per i giornalisti ebrei espulsi dall’Ordine – ha dichiarato a sua volta Ruth Dureghello rivolgendosi a Giorgia Meloni in conclusione –. Non perché non conoscessi le sue posizioni già da prima che ricoprisse questo incarico ma perché ritengo che nel suo ruolo di presidente del Consiglio, queste parole contribuiscano a contrastare definitivamente le ambiguità che in una parte del Paese sono ancora presenti sul fascismo e sulle sue responsabilità».
Ecco di seguito il testo integrale dell’intervento del Presidente del Consiglio dei Ministri reso pubblico sul sito del Governo (https://www.governo.it/it/articolo) del Governo e che riportiamo di seguito:
«Sono molto contenta di essere qui stasera, in occasione di questa Cerimonia e per questa festività, perché – ci ho riflettuto molto – e ho ritrovato molte delle riflessioni che ho fatto, nelle parole della Presidente Dureghello. Ho riflettuto sui tanti significati straordinari che sono raccolti in questa Celebrazione e penso che valga la pena di dare a questi insegnamenti la massima divulgazione possibile.
La storia di questa Festa è una storia di coraggio, di speranza, è la storia di un popolo che combatte per difendere la sua identità, le sue tradizioni, la sua fede, la sua libertà. E in tempo nel quale identità, tradizioni e fede, sono spesso considerati un limite, quando non addirittura un nemico, penso che sia estremamente prezioso ricordare che senza quello che ci definisce, senza quello che ci portiamo dietro, che dà profondità alle nostre esistenze, noi non possiamo avere, né la forza, né la consapevolezza, né le ragioni giuste per affrontare adeguatamente le tante sfide che abbiamo di fronte.Il popolo ebraico questo lo ha sempre saputo, più di tanti altri. E questa è la ragione per la quale la sua identità e le sue tradizioni hanno attraversato i millenni e sono ancora così vive.
Ed è stata, in fondo, proprio questa capacità a rendere il popolo ebraico così resiliente pur avendo attraversato, come la Presidente Dureghello ricordava, tante difficoltà e atrocità, compresa l’ignominia delle leggi razziali, per quello che ci riguarda. È la forza di quella identità, che ha consentito agli ebrei di fare quello che altri non sono stati in grado di fare: questo secondo me è un grande insegnamento.
Così come un altro grande insegnamento è che l’identità non è “escludente”.
Il fatto che noi siamo fieri di quello che siamo e delle nostre tradizioni, non ci impedisce di contaminare e contaminarci. E questa è l’altra grande forza che voi raccontate e rappresentate, perché siete una parte fondamentale dell’identità, anche italiana, che è il valore aggiunto, ed è diventato parte di quello che tutti siamo.
Questo significa che l’identità non è qualcosa che esclude ma è qualcosa che aggiunge: il valore, l’orgoglio per quell’identità, è qualcosa che rafforza tutti.
In fondo, “rispetto” deriva dal latino “respicere”, guardare in profondità. Solamente quando sono consapevole di cosa sono, di chi sono, sono in grado di guardare senza paura a quello che ho intorno, di arricchirmi e di arricchire.
Questo è il grande insegnamento del valore dell’identità e voi sapete rappresentarlo più di chiunque altro ed è un insegnamento straordinario.
La Chanukkià va vista per strada. Questa è una cosa che mi ha molto colpito. Si deve raccontare, bisogna esserne fieri. Perché in quel simbolo, in quel valore, in quella celebrazione, è raccolto un mondo e sono raccolti dei sacrifici. Perché anche questo fa la differenza nel valore di ciascuno di noi: la libertà. Noi oggi vediamo la libertà come una cosa scontata, come se ci fosse dovuta.
La nostra libertà non è scontata. La libertà è qualcosa che si può perdere ogni giorno se non si difende. Oggi lo vediamo in Ucraina, non lontano da qui, dove c’è un popolo ugualmente coraggioso, ugualmente resistente, che nessuno si aspettava potesse resistere così. É la volontà che fa la differenza, la volontà di difendere chi sei, la volontà che è data dall’amore per ciò che sei che ti regala il valore della libertà. Questo non dobbiamo mai dimenticarlo. Questa Celebrazione ce lo racconta, e ci racconta che tutte le tenebre del mondo non possono spegnere la fiamma di una candela, che rappresenta una speranza, la nostra capacità di credere che ciascuno di noi, nel gesto più piccolo, nel gesto più grande, può fare la differenza.
É un insegnamento straordinario, e noi abbiamo bisogno – oggi – di quella piccola luce, di quella speranza in quelle che ci sembrano tenebre, per provare così ogni giorno a vivere. Io provo così a vivere il mio incarico, cercando di fare quello che alle volte sembra difficile da realizzare e destinato al fallimento. Invece bisogna continuare a credere che si possa riuscire. Dal sacro al profano, vengo qui con una piccola grande vittoria: siamo riusciti in Europa a spuntarla sul tetto al prezzo del gas. Una battaglia che davano in molti per spacciata e che abbiamo portato a casa.
La volontà, la consapevolezza, che parte però sempre da una cosa: essere consapevole e fiero di chi sei, perché solamente quando hai quella consapevolezza, hai la capacità di raccontare qualcosa di più e di insegnare agli altri, e di imparare dagli altri. Questo è tutto quello che ha un valore. Noi, senza le nostre storie, senza le nostre tradizioni, e senza la nostra fede – per chi crede – non siamo altro che numeri. Sono quelle identità, quelle storie e quelle radici, e spesso quella fede – per me quella fede – che ci rendono qualcosa di molto più profondo e di molto più alto. È questo il senso che io do a questa Celebrazione, e sono davvero molto felice di essere qui, nella casa di una parte fondamentale della nostra identità e della nostra cultura, come italiani, per poter ricordare anche io un pezzo di quella che è anche la mia identità. Grazie».