La stella e il tricolore: la destra italiana e Israele, un rapporto complicato

Italia

di Nathan Greppi

1950-2023: breve viaggio nella destra di casa nostra. Da Giorgio Almirante a Giorgia Meloni, da Gianfranco Fini a Pino Rauti… Dal Dopoguerra alla svolta di Fiuggi, dall’MSI a FdI: come si è evoluto il rapporto con Israele (e con gli ebrei)? Quali contraddizioni e cambiamenti sono avvenuti nei partiti e gruppi politici di destra? Un piccolo excursus storico

Nell’estate 2014, quando Israele dovette difendersi dai razzi di Hamas dando inizio all’Operazione Margine Protettivo, ci furono reazioni contrastanti nella politica di destra in Italia: da un lato, a una maratona oratoria organizzata il 17 luglio a Roma dall’Ambasciata israeliana e dalla Comunità Ebraica in difesa d’Israele, oltre a Marco Pannella e ai radicali si presentarono in rappresentanza del centrodestra Gianni Alemanno, Renato Brunetta, Lucio Malan ed Eugenia Roccella. Dall’altro lato Giorgia Meloni, il cui partito FdI aveva preso poco più del 3% alle elezioni europee di quell’anno, pubblicò il 28 luglio un tweet in cui sembrava più critica verso l’operato dello Stato Ebraico: “Un’altra strage di bambini a #Gaza. Nessuna causa è giusta quando sparge il sangue degli innocenti”.
Questa apparente contraddizione riflette una realtà poco conosciuta. Infatti, normalmente si tende a pensare che se nello spettro politico è la sinistra ad essere più ostile a Israele, allora la destra è più amica; e in linea di massima è così, almeno stando alle dichiarazioni ufficiali dei dirigenti di partito. Ma se si gratta la superficie, la realtà è molto più complessa.

MSI e Guerra fredda
Nel secondo dopoguerra, nei partiti riconducibili all’area di destra si creò una distinzione: mentre i monarchici potevano presentare posizioni antisemite e filoarabe, il Movimento Sociale Italiano adottò per lungo tempo una posizione favorevole nei confronti dello Stato Ebraico, in funzione anticomunista e filoccidentale. Una posizione che, soprattutto dopo la Guerra dei Sei Giorni del 1967, lo distingueva dalle posizioni filoarabe maggioritarie sia tra i democristiani che tra i comunisti.
L’appoggio alla causa sionista era tale che Fiorenzo Capriotti, reduce della Decima MAS e dirigente missino, nel 1948 si recò ad addestrare le truppe del neonato Stato d’Israele, e in particolare l’unità speciale Shayetet 13 della Marina militare. Il 22 ottobre 1992, a Capriotti venne conferito il titolo di “comandante ad honorem della Shayetet 13”.
«Il discorso per l’MSI è piuttosto complesso – spiega a Bet Magazine Giuseppe Parlato, docente di Storia contemporanea all’Università UNINT di Roma e Presidente della Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice -. Fino al 1956, ci sono due correnti che hanno posizioni molto diverse su Israele: la componente maggioritaria è quella che si rifà ai segretari Augusto De Marsanich e Arturo Michelini, i quali erano favorevoli a Israele, poiché oltre a non essere antisemiti credevano che Israele rappresentasse un elemento essenziale nella difesa dell’Occidente. Invece, la destra spiritualista ispirata alla figura di Julius Evola riteneva per una serie di ragioni che l’indipendenza del popolo arabo fosse fondamentale, e Israele appariva un intruso in Medio Oriente. Alla base c’erano ragioni più profonde: il filosofo Julius Evola aveva teorizzato un suo razzismo spiritualistico e non biologico, ma che comunque partiva dalla constatazione che esistevano razze superiori e inferiori. Nelle riviste della destra spiritualista, come Imperium e Ordine Nuovo, frequenti erano gli attacchi alla cultura e alla finanza soggiogate dal potere ebraico, così come si contestavano i cattolici perché la loro ‘setta’ derivava da Israele». Dopo il Congresso di Milano del 1956, la componente spiritualista ed evoliana lasciò l’MSI costituendo il movimento culturale e poi politico Ordine Nuovo, il quale raccomandava ai suoi militanti di votare scheda bianca in quanto erano contrari alla democrazia.
«Fino al 1969, l’MSI è stato abbastanza coerente nella sua posizione filoisraeliana – aggiunge Parlato -, tanto che già negli anni ’60 andarono in visita in Israele gli esponenti missini Giano Accame e Giulio Caradonna. Ma nel 1969, quando Giorgio Almirante tornò ad essere segretario del partito, per prima cosa fece rientrare la corrente spiritualista guidata da Pino Rauti, causando una scissione all’interno di Ordine Nuovo tra la maggioranza che vi rimase e alcuni che tornarono nell’MSI. Il ritorno di Rauti nel partito, e la rifondazione sotto la sua egida della rivista Ordine Nuovo, determinò un appannamento della tradizionale posizione filoisraeliana. Questo perché Rauti era vicino al panarabismo di Nasser, anche perché sia quest’ultimo sia il suo successore Sadat avevano fatto parte delle truppe egiziane antibritanniche sostenute dall’Asse nei primi anni ’40». In ogni caso, dagli anni Settanta in poi la posizione ufficiale del partito rimase sempre filoisraeliana fino alla morte di Almirante, avvenuta nel 1988. Di contro, l’ala giovanile rappresentata dal Fronte della Gioventù e da giornali come La voce della fogna era guidata dalla corrente rautiana, e quindi erano perlopiù su posizioni antisioniste e antisemite.
Sempre negli anni Settanta e Ottanta, erano su posizioni filoarabe e, in alcuni casi, apertamente antisemite i movimenti della destra radicale come Avanguardia Nazionale, Giovane Europa, Lotta di Popolo e Terza Posizione.

Da Fiuggi al Governo Meloni
La contraddizione interna all’MSI tra filoisraeliani e antisionisti è finita con la Svolta di Fiuggi, avvenuta il 27 gennaio 1995 nell’omonimo paese in provincia di Frosinone: l’allora segretario Gianfranco Fini sciolse il partito per creare Alleanza Nazionale, con la cui nascita la maggior parte dei rautiani esce dal partito e si ritira dalla politica, salvo alcune eccezioni. Sempre Fini, durante una visita in Israele nel 2003, definì le Leggi Razziali “male assoluto del XX secolo”. «La condanna delle Leggi Razziali venne sempre ribadita già dal Movimento Sociale Italiano, quello che viene a cadere con Fiuggi è il legame con il fascismo – spiega il giornalista Gianni Scipione Rossi, autore del libro La destra e gli ebrei (Rubbettino, 2003) -. L’attuale leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, è figlia di quel mondo, ma è la prima volta che le sue parole sulle Leggi Razziali, pronunciate nel 2022 da premier, sono così forti e precise».
Dello stesso avviso Andrea Ungari, docente di Storia contemporanea all’Università Guglielmo Marconi, secondo il quale «con il passaggio ad Alleanza Nazionale, il tema della Palestina scompare, mentre la componente filoisraeliana rimane. Questo non vuol dire che non siano rimaste vecchie correnti ostili, ma sono molto minoritarie, ormai residuali. Hanno potuto resistere a lungo solo perché un tempo si erano propagate tra i giovani».
Negli ultimi anni sono sempre stati antisraeliani i partiti apertamente neofascisti, come Casapound e Forza Nuova. Tuttavia, sul piano elettorale sono sempre stati ininfluenti, rimanendo spesso sotto l’1%. Per quanto riguarda Fratelli d’Italia, a parte la Meloni va ricordato che l’attuale Presidente del Senato Ignazio La Russa ha sempre preso posizione in difesa d’Israele, dove oltre ad essersi recato nel marzo 2023 era già stato nel 2009, quando era Ministro della Difesa, per stringere accordi di cooperazione sulle forze armate.

Berlusconi e la Lega
Una storia ben diversa riguarda i due principali partiti di destra della Seconda Repubblica: Forza Italia, fondata nel 1994 da Silvio Berlusconi, e la Lega Nord, fondata da Umberto Bossi nel 1989, nata come partito secessionista del Nord Italia e in seguito divenuta un partito nazionale sotto la guida di Matteo Salvini.
A differenza dei politici missini e post-missini, che nella maggior parte dei casi hanno sempre militato a destra, FI e la Lega hanno le loro radici a sinistra: nel primo, molti dei fondatori erano ex-socialisti, mentre Bossi da giovane era iscritto al PCI.
Berlusconi fu sempre su posizione filoisraeliane, soprattutto dagli anni 2000, tanto da ottenere un vasto consenso tra gli italiani residenti in Israele, seppur in costante calo: stando ad un articolo uscito nel 2018 su Tablet Magazine, alle elezioni politiche del 2008 la coalizione di centrodestra da lui guidata aveva preso il 73% dei voti tra gli italiani in Israele, percentuale calata al 56% nel 2013 e al 44% nel 2018. Mentre alle politiche del 2022, la coalizione prese circa il 39%.
Anche Salvini è sempre stato schierato fortemente con Israele, non sempre ricambiato: quando, nel novembre 2015, aveva pianificato una visita ufficiale nello Stato Ebraico, all’inizio l’allora ambasciatore israeliano a Roma Naor Gilon si oppose, per via dei legami del leader della Lega con movimenti neofascisti come Casapound. Alla fine il viaggio di Salvini venne solo posticipato al marzo 2016. Mentre durante una visita nel dicembre 2018, definì “terrorista” il partito sciita libanese Hezbollah. In quel caso, fu criticato soprattutto dai suoi stessi alleati; come la Meloni, la quale disse che gli Hezbollah erano gli unici a combattere l’ISIS.


Per quanto riguarda l’antisemitismo tra gli elettori dei vari partiti, nel dicembre 2019 è uscito un sondaggio condotto dall’Osservatorio Solomon sulle discriminazioni con Euromedia Research: tra i maggiori partiti italiani, Forza Italia era quello con la percentuale più bassa di elettori con pregiudizi antisemiti, solo l’1,6%. Mentre Fratelli d’Italia era quella che ne aveva di più, l’11%, e nella Lega erano l’8%. Per fare un confronto, la percentuale di elettori ostili agli ebrei era del 9,2% tra i Cinque Stelle, e del 4,5% tra quelli del PD.
Nello stesso sondaggio, emergeva come la percentuale di coloro che esprimevano un giudizio favorevole nei confronti d’Israele era del 93,4% tra gli elettori forzisti, l’81,5% tra quelli leghisti e l’82,9% tra quelli meloniani. Tutti dati superiori ad una media nazionale del 78,6%.

Conclusioni
In sintesi, la destra italiana ha adottato principalmente due posizioni verso Israele: una, maggioritaria e legata ai partiti più importanti, che ha sempre sostenuto Israele in funzione filoccidentale; e l’altra, minoritaria e spesso legata ai gruppi più estremisti, che spesso ha adottato posizioni antisioniste e filopalestinesi. Sebbene destra e sinistra siano cambiate nel corso degli anni, la prevalenza dei filoisraeliani a destra per ora sembra reggere, e forse continuerà a reggere anche in futuro.