di Redazione
“L’annuncio del ministro dell’Interno Matteo Salvini di un possibile censimento specifico della popolazione rom in Italia preoccupa e risveglia ricordi di leggi e misure razziste di appena 80 anni fa e tristemente sempre più dimenticati”. Questo è quanto si legge nella nota stampa divulgata dall’Unione delle Comunità ebraiche italiane in merito alla proposta di Matteo Salvini di fare un censimento della popolazione Rom.
“Non c’è ricerca del consenso, non c’è ansia di ordine pubblico che giustifichi la proposta inquietante di enucleare specifiche categorie sociali di cittadini, di censirli e di sottoporli a speciali politiche di sicurezza solo a loro riservate – continua la nota dell’Ucei -. La sicurezza è la sicurezza di tutti e per tutti, il rispetto dell’ordine pubblico riguarda tutti i cittadini, ogni eventuale violazione di legge mette in gioco le nostre responsabilità in quanto cittadini, e non certo in quanto Rom o in quanto appartenenti ad altra minoranza, tutte facenti parte del nostro tessuto sociale”.
La proposta di Salvini, poi il dietrofront
“Al Ministero mi sto facendo preparare un dossier sulla questione rom in Italia, perché dopo Maroni (che aveva fatto l’ultimo censimento nel 2008, ndr) non si è fatto più nulla, ed è il caos”, aveva dichiarato lunedì 18 giugno il ministro dell’Interno e leader della Lega, parlando a TeleLombardia. Salvini ha parlato di “una ricognizione sui rom in Italia per vedere chi, come, quanti, rifacendo quello che fu definito il censimento, facciamo un’anagrafe”. Gli stranieri irregolari andranno “espulsi” con accordi fra Stati, ma “i rom italiani purtroppo te li devi tenere a casa”.
Una dichiarazione, questa, che ha suscitato fin da subito molte reazioni indignate, e la perplessità dell’alleato al governo, il M5S. “Se è incostituzionale non si può fare” (Tgcom24). Poi il dietrofront di Salvini: «Non è nostra intenzione schedare o prendere le impronte digitali a nessuno, nostro obiettivo è una ricognizione della situazione dei campi rom».
Il commento di Mentana
Molto forte anche la reazione del direttore del Tg La7, che durante l’edizione del 18 giugno delle 20 ha mostrato il documento di Denuncia di appartenenza alla “razza ebraica” del febbraio del 1939. “Voglio ricordare a tutti che in Italia, 80 anni fa, si iniziò a schedare – ha detto Mentana -. Voglio farvi vedere un’immagine sola: la fotografia di una denuncia di appartenenza alla razza ebraica. È un documento del febbraio 1939, quando un cittadino di Milano, Alberto Segre (padre della senatrice a vita Liliana Segre, ndr), andò davanti al rappresentante del Podestà a dire che lui si dichiarava di razza ebraica, come chiedeva la legge”.