di Redazione
Il 23 maggio David Meghnagi, docente universitario, psicoanalista e studioso, ha tenuto alla Commissione degli Esteri una audizione di 45 minuti su “L’esodo silenzioso” degli Ebrei dal mondo arabo, che vide più di 850.000 ebrei costretti a lasciare i Paesi arabi. Un tema, questo, di cui si parla ancora molto poco.
Secondo Meghnagi, “la narrazione della storia aiuterebbe a guardare al conflitto mediorientale con uno sguardo diverso e più ampio e forse anche per questo la loro vicenda è stata largamente ignorata, rimossa o derubricata come fosse una mera conseguenza del conflitto arabo-israeliano e non invece la spia di un processo endogeno cominciato molto prima e che dopo gli Ebrei ha colpito altre minoranze della Regione. Le comunità ebraiche del mondo arabo e islamico sono oggi solo un flebile ricordo. Eppure non molto tempo fa ne costituivano un elemento essenziale e costitutivo. Oltre 850.000 ebrei lasciarono per sempre il mondo arabo”.
“Se il mondo arabo avesse accettato la nascita dello Stato di Israele e non avesse scatenato una guerra di distruzione in cui Israele perse l’1 per cento della sua popolazione, israeliani e palestinesi festeggerebbero oggi nello stesso giorno la loro indipendenza – continua -. La guerra di distruzione ebbe come conseguenza il dramma di 700 mila profughi arabi e 50 mila profughi israeliani, a cui si aggiunsero 850 mila ebrei fuggiti dai paesi arabi, che non erano parte del conflitto, ma furono ugualmente perseguitati, derubati e cacciati: erano degli ostaggi inermi che subirono la violenza delle folle e trovarono in larga parte rifugio in Israele dove ricostruirono le loro esistenze spezzate, trasformando l’esilio in esodo. I palestinesi furono invece trasformati in profughi permanenti con l’obiettivo di rendere il conflitto non componibile politicamente”.