di Ilaria Myr
Sono oltre 500 le persone che, fra il 9 e il 18 novembre, hanno visitato a Lodi, presso l’ex Chiesa dell’Angelo, la mostra “La Brigata Ebraica in Italia e la Liberazione (1943-1945)”, a cura di Stefano Scaletta, Cristina Bettin e Samuele Rocca, promossa dal Comune di Lodi con l’ANPI – Comitato Provinciale di Milano – e l’Associazione Centro Studi Nazionale Brigata Ebraica. «È stata un grande successo, soprattutto se si pensa che è durata solo 9 giorni e che durante la settimana era aperta solo tre ore – commenta soddisfatto il vice-sindaco Lorenzo Maggi, che ha fortemente voluto l’esposizione -. Abbiamo avuto tanti studenti anche da Torino, Asti e Lecco; inoltre, sono venuti a visitarla anche il deputato di Forza Italia Maurizio Salini, e persino due professori di Londra, Yael Shamir e Berry Driver, parenti di soldati della Brigata. A dimostrazione del profondo interesse che essa ha suscitato su un tema poco noto».
Nessun impatto negativo, dunque, hanno avuto le polemiche nate dopo l’annuncio dell’inaugurazione della mostra, con la decisione dell’ANPI del lodigiano di declinare l’invito perché “l’iniziativa appare esplicitamente promossa da istituzioni e organizzazioni dello stato d’Israele”, né tantomeno la sparuta manifestazione del Fronte Palestina con il supporto del gruppo Memoria antifascista il giorno dell’inaugurazione. In particolare, la posizione dell’ANPI di Lodi aveva suscitato l’indignazione del direttore del Museo della Brigata Ebraica Davide Romano, che aveva definito il comunicato “vergognoso”.
«Ringraziamo l’ANPI di Milano per la concessione del patrocinio alla mostra di Lodi – aveva dichiarato Romano – e nel contempo esprimiamo tutta la nostra delusione verso l’ANPI di Lodi che con il suo gesto offende la memoria di quei volontari ebrei sionisti che dall’estero sono venuti a combattere e morire nel nostro Paese per restituirci la libertà e la democrazia».