di Nathan Greppi
Erano andati a processo dopo che nel 2020 erano stati rinviati a giudizio, con l’aggravante dell’odio razziale; in questi giorni, tutti e quattro gli antagonisti di estrema sinistra che il 25 aprile 2018 inveirono contro il corteo della Brigata Ebraica sono stati assolti in tribunale.
Come riporta Il Giornale, la sentenza era già arrivata lo scorso ottobre e in seguito sono state pubblicate le motivazioni della Quarta sezione penale, presieduta dal giudice Nicoletta Marchegiani. Tra i quattro antagonisti vi è Claudio Latino, 64 anni, che nel 2007 fu arrestato nel corso di un’operazione antiterrorismo in quanto membro delle Nuove Brigate Rosse, che si stavano organizzando per compiere attentati in varie città del Nord Italia.
Il PM Leonardo Lesti aveva chiesto pene dai tre agli otto mesi. Latino e un altro imputato, noto solo con le iniziali E.B., erano accusati di minacce aggravate nei confronti dei rappresentanti della Brigata ebraica. In particolare, alla manifestazione del 2018, Latino aveva minacciato il corteo della Brigata simulando la sventagliata di una mitragliatrice e il gesto dello sgozzamento. Un altro imputato, noto solo come A.P., era accusato di aver lanciato una bottiglietta d’acqua contro la Brigata, e l’ultimo, D.L.C., di aver colpito in testa un poliziotto con una canna da pesca utilizzata come asta da bandiera. D.L.C. è stato l’unico condannato, a sei mesi di carcere, in quanto imputato anche per resistenza a pubblico ufficiale non aggravata.
Le indagini hanno confermato che gli imputati sventolavano bandiere palestinesi e inneggiavano contro Israele. Al passaggio della Brigata ebraica il gruppo di cui facevano parte ha urlato “assassini” e “bastardi”. In aula gli imputati hanno ammesso di aver compiuto i gesti incriminati, ma hanno insistito sulla “forte valenza politica” della contestazione “delle politiche israeliane di occupazione di territori palestinesi”. La protesta sarebbe stata rivolta alla “presenza di vessilli dello Stato di Israele” ma “senza alcuna valenza discriminatoria nei confronti del popolo ebreo”.
Tale versione è stata difesa anche dall’attore Moni Ovadia, tra i testi della difesa, insistendo sulla distinzione tra antisemitismo e antisionismo. Latino ed E.B. si sono difesi dicendo che il gesto dello sgozzamento non era una minaccia, bensì per “rappresentare l’infanticidio compiuto dall’esercito di Israele poco tempo prima” e che era accompagnato dalla frase “Tu ammazzi i bambini”. La Corte ha accolto tali tesi e assolto gli imputati sulla base del “significato intrinseco attribuito a detti gesti dai loro autori”. La protesta, secondo loro, non aveva “motivi razziali” ma origini “prettamente politiche”. Infine, per i giudici la condotta degli antagonisti non era “accompagnata dalla cosciente volontà di minacciare un male ingiusto”.