di Fiona Diwan
Quale architettura per rispondere alla crisi? Quali le sfide per il design del futuro? Come svilupparli in tempi incerti e difficili come i nostri? Insomma, come abiteremo in era post Covid? Una sfida complessa che richiede risposte strategiche e progettuali dalla visione ampia e articolata. Una delle risposte possibili prova oggi a darla il Milano Design Film Festival arrivato alla sua ottava edizione, un appuntamento oramai fisso dell’autunno milanese che quest’anno ha come tema cardine l’idea del Ri-connettersi: ovvero il cercare di superare l’impasse difficile a cui ci ha costretti la pandemia. Come? Gettando il cuore oltre l’ostacolo nel tentativo di riconnettere flussi creativi spezzati e ricollegare fili di pensiero lasciati in stand by. O ancora, attivando canali di riflessione e visionarietà sul nostro modo di vivere gli spazi, gli ambienti, le relazioni.
Quello che va in onda con Milano Design Film Festival è lo spettacolo della creatività, la ricerca di risposte originali e non banali, appunto creative, ai paesaggi e agli orizzonti dentro i quali abitiamo ogni giorno. Non a caso, al Forum di Davos del 2018, Jack Ma, allora CEO di Alibaba, alla domanda “che cosa devono studiare i nostri figli per avere successo nella competizione con i robot e con il mercato digitale del lavoro in futuro?”, rispondeva: «il modo per vincere la sfida con le tecnologie emergenti che rischiano di polverizzare il mercato del lavoro è la creatività. Il segreto non è insegnare ai nostri figli numeri, geometrie e dati – perché i robot saranno sempre più efficaci -; quello che dovranno imparare a fare è il teamwork, la capacità di lavorare insieme e la creatività». L’elemento chiave per gestire l’innovazione è rivalutare l’umanesimo, le scienze classiche, rafforzare la dimensione comunitaria.
Una edizione online
Il festival, ideato da Silvia Robertazzi, Matteo Longhi, Porzia Bergamasco, gli ideatori del Milano Design Film Festival 2020, si potrà seguire online sul sito www.milanodesignfilmfestival.com: cliccando nel menu in alto a sinistra MDFF 2020 o nella grafica in primo piano, si ha accesso alla piattaforma digitale da cui guardare tutti i film.
Il programma parte alle ore 18:00, ma già dalle 17.30 ci si può registrare ed effettuare l’accesso per orientarsi nel palinsesto. E come di consueto, insieme ai documentari, ci saranno anche occasioni di “incontro”, con i TALK. Nonostante sia un’edizione streaming, non mancano infatti gli ospiti, ben 45. Alcuni si possono seguire nei dibattiti e nelle interviste registrate a ottobre al Teatro Franco Parenti di Milano. Altri si potranno conoscere attraverso i Messaggi in bottiglia, video inviati direttamente dai registi per un saluto al pubblico e per raccontare personalmente i loro film.
Altri ancora si potranno ascoltare in diretta. Venerdì 6 novembre alle ore 18:30, ci sarà l’incontro live “CIAK IN ITALY. Registi stranieri nel paesaggio italiano”, con Gianandrea Barreca e Giovanni La Varra, dello studio di architettura milanese Barreca & La Varra, guest curator di MDFF 2020-2021. Domenica 8 novembre, ore 16:00, in programma poi la loro lecture “Paesaggio eclettico”, su quattro progetti a Milano: Nuovo Policlinico, Innesto Scalo Greco Breda, Via Fontana, ICS Symbiosis.
A chiusura di questa edizione, domenica alle 19:00, si conoscerà il regista vincitore di MDFF 2020 AWARD che sarà annunciato in diretta live.
Raccontare il mondo attraverso il design e l’architettura
«Bisogna capire che il design e l’architettura appartengono a tutti noi che viviamo immersi in spazi che sono stati immaginati e organizzati per noi, mai casuali, spazi a volte eccezionali e pieni di magia e incanto, altre volte – nel caso di quelli meno riusciti -, spazi invivibili e depressivi. Spazi che in definitiva sono un po’ come l’aria che respiriamo capace di impattare sui nostri stati d’animo e sulla nostra qualità del sentire e del vivere in modo subliminale, invisibile ma determinante», spiega Silvia Robertazzi, anima ideativa dell’MDFF.
«Passato-presente-futuro, una catena temporale che ci permette di capire chi siamo. E’ la narrazione di un film cortometraggio Raccontami di me, un piccolo capolavoro che è forse un po’ il simbolo di questa edizione del Festival e che racconta di un Ri-connettersi con noi stessi, con le nostre vite, con i nostri errori e successi, con la nostra immensità, piccola e limitata ma meravigliosa», spiega Matteo Longhi regista e ideatore delle strategie di marketing del Festival. Nel corso della conferenza stampa avvenuta al Teatro Parenti lunedì 19 ottobre, sia Longhi che Robertazzi si sono soffermati sui vari temi di MDFF: dai film dedicati a Adriano Olivetti e alla sua concezioni degli arredi d’ufficio che furono all’avanguardia, ai talk dedicati al Design Emergency in epoca post-Covid (parleranno Paola Antonelli senior curator del MOMA di New York e Alice Rawsthorn critica e autrice); dalla ritualità giapponese nella preparazione del cibo ai nuovi progetti di Farm tecnologiche come nel caso di Planet Farm di Luca Travaglini che ha immaginato la prima Fattoria tecnologica alle porte di Milano che, dal seme al prodotto finale, mette al bando qualsiasi forma di chimica e di materiali che siano solo vagamente non naturali o non salutari. Fino alla sezione dedicata al food, curata da Stefano Maffei, architetto, docente al Politecnico di Milano e alla Scuola di Design, con incontri dedicati al tema del pane (artigianale? Industriale? Con quali farine e lieviti? E ancora: che fine ha fatto la gloriosa michetta – o rosetta – del Dopoguerra e del Miracolo economico?) tenuti da Davide Longoni filosofo del pane, guru della nuova panificazione.
«Raccontare paesaggi eclettici, reinventare gli spazi urbani alla luce di una nuova sensibilità spaziale post-Covid per l’open air, l’aria aperta. Ri-connettersi con l’idea del Viaggio in Italia, quel mito culturale che per secoli ha guidato la Bildung europea, la formazione-educazione di filosofi, artisti e letterati, da Goethe a Ruskin, che guardavano al nostro Paese con occhi di stupore e incantata meraviglia, il Grand Tour italiano come tappa irrinunciabile della costruzione del proprio Sé artistico, in virtù della qualità unica del nostro passato e dell’eclettismo del nostro patrimonio artistico. Un patrimonio ibrido, eclettico appunto, incompiuto ma proprio per questo aperto, interessante, unico», spiegano i Guest Curator Gianandrea Barreca e Giovanni La Varra, del celebre studio Barreca & La Varra, studio protagonista della rinascita architettonica di Milano nonché impegnato oggi nella sfida alla riqualificazione degli spazi del Nuovo Policlinico di Milano che verrà dotato del Giardino Terapeutico più grande del mondo. E Barreca conclude: «Per questo motivo molti film in mostra avranno come sfondo proprio i paesaggi eclettici del nostro Paese, eclettici perché guardati con gli occhi di registi stranieri capaci di guardare ai nostri luoghi con occhi nuovi, riscoprendo la bellezza di qualcosa che abbiamo lì davanti ma che non siamo più in grado di vedere davvero».
E ancora: raccontare gli spazi incompiuti e maestosi lasciati lì a languire eppure custodi di una magnitudo visiva piena d’ipnotica potenza come è il caso degli spettacolari cimiteri ebraici di Pitigliano o Ancona, veri capolavori che testimoniano la fusione tra memoria, natura, cultura e arte. O come nel caso, a Tripoli in Libia, del palazzo progettato da Oscar Niemayer e mai ultimato, oggi diventato un luogo diroccato dove giovani dal futuro incerto si ritrovano per sfuggire all’angustia mortifera delle guerre tribali che dilaniano la Libia e la sua capitale. E poi, dai film sulla gloriosa Manifattura Tabacchi di Firenze ai film sulle celeberrime Carceri di Piranesi, da artisti come Olafur Eliasson alle magiche imperfezioni delle architetture di Moryama, fino ai paesaggi dell’Argentario italiano o alle visioni progettuali del giovanissimo e precoce Le Corbusier.
Per consultare l’intero programma con date e orari cliccare: www.micue.it; info@micue.it . Telefono: 02 36768300
Nella foto: Matteo Longhi, Silvia Robertazzi, Gianandrea Barreca