di Nathan Greppi
Subire un provvedimento disciplinare da parte delle autorità scolastiche per aver preso posizione contro degli studenti che diffondevano odio nei confronti d’Israele, per di più sfruttando strumentalmente il Giorno della Memoria: è quello che è successo recentemente ad Andrea Atzeni, insegnante di storia e filosofia presso il Liceo Scientifico “Leonardo da Vinci” di Milano.
I fatti
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“La mattina del 27 gennaio, è arrivato nelle caselle di posta di tutti i docenti e degli studenti dell’istituto in cui insegno un avviso della vicepresidenza, che faceva presente che i membri del collettivo del nostro liceo sarebbero passati in mattinata per parlare con gli studenti del Giorno della Memoria”, spiega a Mosaico Atzeni.
“Delle ragazze sono venute anche nella mia classe, ma non hanno portato il volantino degli incontri perché, a detta loro, non gli era stato permesso in quanto il volantino in questione era ritenuto troppo politicamente schierato. Una di loro era già stata mia alunna, e forse ha fatto un discorso generico proprio perché conosce le mie simpatie per Israele. Disse che era una giornata legata alla Shoah, e che però non bisognava dimenticare anche altri fatti gravissimi, di cui alcuni erano ancora in corso in Africa e in Asia. Non ha mai menzionato esplicitamente Israele”.
Indagando e parlando con i suoi colleghi, Atzeni ha scoperto che nel volantino originale erano previsti degli accenni anche a Israele. “Mi era venuto questo sospetto perché parallelamente a questa iniziativa, nel cortile della scuola era stato esposto uno striscione accompagnato dalla bandiera palestinese, con riferimenti al presunto genocidio”.
Quando si è procurato uno dei volantini, distribuiti la mattina dopo, ha visto che era “pieno zeppo di stereotipi malevoli nei confronti d’Israele”. E nonostante in teoria fosse per la Giornata della Memoria, “il 75% del testo non c’entrava niente con essa, ma era per accusare Israele di genocidio e di essere nato nel ’48 occupando terre altrui, oltre a dire che la comunità internazionale non faceva nulla”.
Quando ha chiesto ai suoi colleghi se nelle loro classi questi incontri erano diversi rispetto alla sua, “due o tre mi hanno detto che si andava a parare sulla situazione mediorientale. Essenzialmente, quelli del collettivo sono andati nelle classi per riportare il contenuto del volantino. Mentre dello scopo reale del Giorno della Memoria non sapevano praticamente nulla”.
Le reazioni
Successivamente a questi fatti, spiega Atzeni, “ho mandato una mail indirizzandola a tutti gli studenti e i colleghi docenti, scrivendo qualche riga di protesta e facendo presente che è inutile vietare il volantino scritto, se poi si autorizzano questi studenti a propagandare le stesse menzogne direttamente nelle classi. Anche un’altra collega è intervenuta, chiedendo a che titolo questi studenti fossero autorizzati a parlare di questi argomenti, anche perché si tratta di un collettivo informale. Non è un organo ufficiale della scuola”.
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Un’altra azione di Atzeni è stata fotografare lo striscione filopalestinese in cortile e mandare la foto “ai colleghi e al consiglio d’istituto, dove ci sono anche i rappresentanti dei genitori, facendo presente che era una cosa vergognosa. Dopo qualche giorno, mi ha chiamato la dirigente d’istituto, che ha formalizzato per iscritto un addebito disciplinare nei miei confronti. In sostanza, è un invito a discolparmi, dove mi accusa di essere venuto meno ai miei doveri di docente e di aver violato la norma che regola l’utilizzo della posta elettronica a scuola. Tuttavia, l’ha fatto senza chiarire esattamente quali doveri di docente e norme sulla posta avrei violato”.
I precedenti
Questa non è la prima volta che Atzeni è testimone di pregiudizi antisraeliani al Liceo da Vinci: nel 2024, aveva invitato il demografo italo-israeliano Sergio Della Pergola a parlare con gli studenti. In risposta, alcuni suoi colleghi lo avevano accusato di invitare un ospite “troppo di parte”, e avevano accettato l’incontro solo a patto di portare come “contrappeso” rispetto a Della Pergola anche un relatore filopalestinese. La scelta era ricaduta su Fabrizio Eva, docente di Geografia politico-economica presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia, che espresse posizioni ambigue senza dare spazio alle domande.