Milano: tante piccole moschee

Italia

A Milano, a Palazzo Marino,  si è svolto due giorni fa l’incontro fra i rappresentanti della comunità islamica cittadina e l’amministrazione comunale.

E’ stato il primo riconoscimento ufficiale dopo 20 anni di cittadinanza, ha detto Abdel Hamid Shaari, direttore del centro islamico di viale Jenner.

L’incontro aveva all’ordine del giorno la discussione sui luoghi di culto musulmani in città. Accantonato per il momento il progetto della Grande Moschea, la giunta Pisapia ha proposto infatti la creazione di piccoli centri di preghiera nei singoli quartieri cittadini.  L’impegno della nuova Giunta è quello di risolvere entro l’anno il problema.
La proposta di luoghi di culto di quartiere, dice Chiara Bisconti, assessore al Benessere, nasce dalla necessità  “di uscire dalla modalità delle soluzioni tampone che non sono degne di una città come Milano”. Non più dunque palestre riadattate, tendoni da circo o peggio i marciapiedi delle vie cittadine, ma locali “all’insegna di una migliore trasparenza tra i musulmani e il resto della società civile”. Non si tratta più di dire si o no alla moschea, osserva il vicesindaco, Maria Grazia Guida; piuttosto di trovare una soluzione in linea con la Milano che cambia, “gli spazi religiosi aumentano la coesione e la vivibilità”.

Fra gli esponenti dell’opposizione, non sono mancate le critiche. Il leghista Matteo Salvini, parla di una “valanga di firme” contro la Grande Moschea. Più moderato il PDL: il capogruppo in Comune, Carlo Masseroli si è detto infatti favorevole alla creazione di piccoli centri di preghiera, “purchè ci siano spazi adeguati e interlocutori accreditati”.

All’Anagrafe di Milano sono iscritti circa 100.000 musulmani e alcuni di essi, dice Shaari, “sono qui da 40 anni”. Paghiamo le tasse, mandiamo i figli a scuola, promuoviamo imprese: perchè venire trattati solo come una questione di sicurezza?”. A Milano, i musulmani vogliono essere considerati una risorsa, “perchè tali ci sentiamo” ha concluso Shaari.