Nel 2024 in Italia antisemitismo in grande crescita, soprattutto per la guerra a Gaza. Lesi i diritti costituzionali per gli ebrei

Italia

di Redazione
Nel 2024 c’è stato un forte aumento degli atti antisemiti in Italia rispetto al 2023, anno che aveva già registrato un’impennata preoccupante di eventi. A seguito di 1.384 segnalazioni, sono 877 gli episodi di antisemitismo, di cui 600 riguardano l’antisemitismo in rete (solo quelli segnalati all’Osservatorio antisemitismo) e 277 si compongono di atti accaduti materialmente. Oltre al tradizionale cospirazionismo, principale matrice ideologica che alimenta l’odio contro gli ebrei, si registra nel 2024 una crescita molto forte in termini assoluti e in percentuale di episodi legati alla guerra.

È quanto emerge dall’ultima relazione su atti e discorsi di odio antisemita in Italia elaborata ogni anno dall’Osservatorio antisemitismo della Fondazione Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea – CDEC. Grazie a collaborazioni con enti di ricerca e istituzioni nazionali e internazionali il centro di analisi ha messo a punto anche per il 2024 un documento articolato offerto a studiosi, istituzioni e mondo della comunicazione. Il documento è introdotto da un quadro sociologico del contesto italiano con dati statistici sulla percezione di sicurezza e benessere della popolazione; una cornice necessaria a contestualizzare l’antisemitismo, che tiene conto anche delle conseguenze del conflitto in Medio Oriente.

Scarica qui la relazione

I risultati

Come è spiegato nella relazione, i casi di antisemitismo offline (277 su 877) sono gravi perché spesso vanno a ledere dei diritti costituzionali, come non potere, per ebrei e/o israeliani, frequentare le università oppure dovere cambiare scuola o comunque sono stati costretti a nascondere la propria identità. “Il clima intimidatorio creato dagli “antisionisti” (si pensi agli inviti di estremisti a «segnare le case degli agenti sionisti» 42) di varia matrice ha reso problematico frequentare anche vari luoghi di aggregazione (es. palestre) – si legge -.  Anche i periodici delle Comunità ebraiche (es. Bollettino della Comunità ebraica di Milano, Shalom, Pagine ebraiche) vengono ora distribuiti nascondendo la testata per evitare reazioni ostili”.

Il report mette anche l’accento sulla comune degenerazione dei linguaggi ed un uso distorto dei termini. “Si pensi al fatto che “sionismo” ha perso il suo significato originale di Risorgimento ebraico per assumere quello di “colonialismo e razzismo” mutuato dalla propaganda sovietica ed islamista – continua il documento -. Il livello di aggressività è cresciuto anche poiché si è ampliata l’accettazione sociale per l’antisemitismo legato ad Israele: se i “sionisti” sono uguali/peggio dei nazisti combatterli è democratico, lecito e addirittura auspicabile, e gli antisionisti spesso si atteggiano a “nuovi partigiani”. Dopo il 7 ottobre, il 25 aprile Festa della Liberazione ha frequentemente assunto il volto di un antisionismo violento oltre che distorsivo della verità storica, tale da rendere difficile o addirittura impossibile per membri di comunità ebraiche il prendervi parte”.

Per quanto riguarda l’antisemitismo online, la ricerca fa mergere 600 casi di antisemitismo nel Web, ma sono solo quelli segnalati all’Osservatorio antisemitismo dagli utenti e analizzati. L’Osservatorio monitora e processa direttamente durante l’anno un numero infinitamente maggiore di post ed episodi di antisemitismo in rete. Nel 2024 ne ha analizzati direttamente circa 4mila. L’antisemitismo in rete non è quantificabile in termini numerici, operazione che nessun istituto di ricerca persegue poiché priva di fondamento scientifico (infatti i post vengono continuamente riprodotti e rimbalzati, molti vengono rimossi direttamente dalle piattaforme social).

725 episodi del totale coinvolgono ebrei e/o enti ebraici indefiniti e descritti sulla base di arcaici pregiudizi giudeofobici: crudeli, sanguinari, razzisti, ricchi, astuti, tirchi, tendenti al dominio e alle cospirazioni. Ecco alcuni dei vocaboli più utilizzati per indicare gli ebrei: sionisti, nazisionisti, sionazisti, giudeonazisti, nazisti ebrei, sionisti suprematisti ebrei, aschenaziti, kazari, talmudisti, cabalisti, nasoni, massoni, Illuminati, Shlomo, saponette, saponi. Sionista (con molteplici variazioni lessicali: nazi-sionista, sionazi, sionistisuprematisti, etc.) è il termine maggiormente usato per identificare gli ebrei, evita l’accusa di antisemitismo e conferisce ai pregiudizi afflati democratici e antirazzisti. Al “sionista” è possibile attribuire senza remore le accuse più tetre dell’archivio antigiudaico (odio verso il genere umano, esclusivismo, assassinio e cannibalismo rituale, deicidio, etc.) come fa anche una giornalista sul suo profilo Facebook: «Le notizie che arrivano da Gaza sono una collezione di orrori. Corpi sventrati con organi sottratti, una pratica che Israele adopera da decenni sui cadaveri palestinesi».

Frequente anche l’uso dell’appellativo aschenazita per indicare gli ebrei, al fine di demonizzarli secondo i consueti canoni narrativi (razzisti, esclusivisti, tendenti alla violenza, vittimisti, etc.) e, come per sionista, ad evitare l’accusa di antisemitismo: “non nutro ostilità verso gli ebrei ma solo contro i falsi ebrei aschenaziti odiati dagli stessi ebrei”.
L’impiego in chiave complottista-antisemita del termine aschenazita ha le sue radici nell’ideologia dell’estrema destra “rosso-bruna” e in quella cospirativista, che forzano in chiave esoterica i contenuti del libro di Arthur Koestler, La tredicesima tribù. Storia dei cazari dal Medioevo all’Olocausto ebraico, UTET 2004. Sionista ed aschenazita nelle loro molteplici variazioni lessicali, vengono utilizzati in modo trasversale (destra, sinistra, islamisti, complottisti, wokeisti, etc.) sia da chi si dichiara (talvolta “orgogliosamente”) antisemita, come da coloro che preferiscono la definizione antisionista.

152 casi riguardano individui ebrei (o ritenuti tali) e/o enti ebraici (o ritenuti tali), anch’essi stereotipati e demonizzati secondo consolidate generalizzazioni negative. Le vittime principali continuano ad essere figure pubbliche spesso al centro dell’attenzione dei mezzi di comunicazione. Queste persone sono oggetto di attacchi antisemiti indipendentemente da ciò che fanno; l’esempio paradigmatico è quello della Senatrice a vita Liliana Segre, sempre travolta da invettive di peculiare virulenza anche quando non proferisce verbo, basta la sua presenza. I principali target (alcuni presi di mira più e più volte): Liliana Segre, David Parenzo, Maurizio Molinari, Daniele Nahum, UCEI.