Nissim: basta polemiche sul Giardino dei Giusti

Italia

di Paolo Castellano

La memoria è un bene collettivo. Preservarla significa educare le nuove generazioni a coltivare la giustizia e così prevenire il veleno di quel “pensiero unico” che abitualmente getta i corpi sociali tra le braccia dei totalitarismi. Lo ha intuito Gabriele Nissim, Presidente di Gariwo e fondatore del Giardino dei Giusti, una zona verde situata sul Montestella (Zona 8 di Milano): qui sono state erette lapidi e piantumati alberi in onore dei Giusti tra le nazioni, uomini e donne che scelsero il Bene a proprio rischio e pericolo, contrapponendosi alle logiche persecutorie dei regimi. Per valorizzare l’impegno dei numerosi studenti che negli anni hanno partecipato agli eventi organizzati sul Montestella, Gariwo ha deciso di promuovere un progetto di riqualificazione del Giardino. Ma nonostante il progetto sia stato approvato dal Comune di Milano, alcuni cittadini e politici del Consiglio di zona 8 hanno innescato un’accesa polemica, opponendosi duramente ai lavori e accusando Nissim di voler cementificare l’area verde gestita da Gariwo. Accanto a Nissim è scesa pubblicamente in campo la Comunità Ebraica di Milano con una recente presa di posizione in difesa del progetto di riqualificazione.
Ma come stanno realmente le cose? «Tutto quello che avviene in Consiglio di zona 8 mira a protrarre una campagna di demonizzazione sulla riqualificazione del Giardino. I Comitati hanno creato un mostro. Stanno convincendo i residenti che il nostro obiettivo sia quello di cementificare il Montestella. Non è affatto così. Hanno inoltre diffuso progetti rimaneggiati o superati inscenando una mistificante farsa. Intendiamoci: essere in disaccordo è legittimo, purché con critiche costruttive. In questi 13 anni ci siamo occupati del Giardino concepito come luogo di dialogo e incontro per i giovani. Vogliamo solo valorizzare questo patrimonio realizzando un’agorà che possa ospitare degnamente le migliaia di studenti che ogni anno vengono al Montestella per ricordare le azioni dei Giusti. La contestazione è oggi in termini meramente estetici. E c’è chi è arrivato persino a chiedere che l’area venisse spostata, accusandomi di avere alle spalle fantomatiche “lobby ebraiche”».
Il giardino ospita 60 alberi che sono stati piantati in 13 anni dai parenti dei Giusti, i figli rimasti di Vassili Grossman, la moglie di Andrei Sacharov e i parenti di Jan Karski. «È impossibile spostarli. Dalle macerie che si trovano sotto il Montestella è nata la speranza. Non possiamo negare anche la forte connotazione simbolica del luogo. In questi anni ci siamo presi cura dell’area e non abbiamo fatto altro che piantare alberi. Il secondo punto è che non ci sarà nessuna colata di cemento. Ci hanno accusati di voler erigere un muro. Non è così. Il progetto posiziona muretti aperti, intervallati da spazi di un metro e mezzo per poter scrivere sopra i nomi dei futuri Giusti».
Alcuni dicono che lei è stato poco disponibile al dialogo…
«Abbiamo incontrato i cittadini sei volte. Ci siamo presi gli insulti. Nonostante la polemica abbiamo fatto dei cambiamenti al progetto modificando i due ingressi – erano due ampie porte, ora verranno sostituite da due totem che segnaleranno l’entrata – e ripensato la struttura delle tre piazzette dedicate al dialogo, alla meditazione e alle “macerie”. Quest’ultima è stata fortemente contestata, perciò utilizzeremo quello spazio per sculture di artisti famosi, su base di un concorso. Inoltre, l’area dedicata ai ragazzi sarà ricoperta da materiale in legno. Tutto questo ci costerà molto di più, ma lo facciamo nel rispetto del parere altrui. D’altro canto, le proposte dei contestatori sono in gran parte distruttive, ideologiche e non costruttive. Difendono un’idea assoluta. Ricordo che il progetto è stato approvato dalla Soprintendenza delle Belle Arti.
Come mai il Giardino è diventato questione politica?
Siamo vicini alle elezioni politiche e la riqualificazione è stata strumentalizzata in funzione politica. Stiamo raccogliendo i fondi dai privati e al Comune non costerà nulla. L’appoggio politico dovrebbe essere una decisione bipartisan perché il Giardino è nato con il centro-destra, poi sostenuto dal centro-sinistra. È un luogo di grande valore morale, senza connotazione politica».
Nel frattempo è stata lanciata una campagna di sostegno firmata da personalità come Ferruccio de Bortoli e Umberto Ambrosoli, mentre dai politici ci si aspettano prese di posizioni più chiare. Ma Gariwo prepara anche un’altra serie di eventi dal forte impatto civile e morale. «Un albero per Khaled Al-Asaad, l’archeologo decapitato dall’Isis a Palmira il 18 agosto. A Milano, il 18 novembre, ore 11.00, una mobilitazione di studenti pianterà l’albero. Arriverà dalla Siria una collaboratrice dell’archeologo. Per 10 giorni sui cartelloni elettronici della città verrà esposta l’immagine di Palmira e alle 17.30, nella sala Alessi di Palazzo Marino, si terrà un convegno con tutti gli archeologi italiani che hanno lavorato a Palmira e con il Direttore del Corriere della Sera, Luciano Fontana. E che dire del progetto “Adotta un Giusto”? Consiste nel chiedere alle scuole di elaborare dei lavori sulle storie dei Giusti; un concorso premierà i lavori migliori (la campagna è lanciata insieme alla Associazione Figli della Shoah).
Infine, il tema del Giardino dei Giusti 2016 sarà dedicato alle donne. «Penso soprattutto al mondo islamico e a una figura come Malala. Verranno premiati gli atti di eroismo delle donne. Vogliamo dare valore a questa resistenza femminile, sia nel passato che al giorno d’oggi».