di Michael Soncin
“Noi oggi viviamo una situazione dove diamo per scontate le libertà di cui godiamo, e invece, non sono ovvie, non sono scontate. Per questo motivo, non dobbiamo e non possiamo essere indifferenti a situazioni che rievocano quei tipi di regime, dove queste libertà non esistevano minimamente”. Così risponde a Mosaico Noemi Di Segni, Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, in riferimento a quanto ha recentemente scritto su la Repubblica, in occasione del 75° anniversario della promulgazione della Costituzione italiana.
Nell’articolo lei scrive: “Queste palpitazioni di pensiero ebraico leggo nella Carta costituzionale che proprio per questo mi sta così a cuore e l’ovvietà non può tradursi nell’indifferenza o nella selettività dei moniti e delle responsabilità.”. Potrebbe esplicitarci il concetto di ‘ovvietà’ e di ‘selettività’?
“Ovvietà, perché oggi a noi sembra normale che abbiamo tutti questi diritti e libertà, ma sappiamo bene che non è così, in particolare se pensiamo a come sono state conquistate queste libertà e a come sono state scritte. Non sono solo pagine del passato, da sfogliare durante la lezione di storia. Lo vediamo ancora oggi con i nostri occhi cosa succede in determinate parti dell’Europa, o in altri paesi, per non parlare della grave situazione in Iran. Perciò quando si verificano situazioni dove c’è una sfida a queste libertà, sono dei segnali, degli avvertimenti, che non possiamo sottovalutare. Con questo non voglio denunciare una situazione di non legittimazione del governo, e capisco il significato e lo sforzo delle esternazioni già fatte e ne prendo atto. C’è però una situazione delicata che richiama vigilanza, su quello che deve diventare l’Italia e deve continuare ad essere”.
Abbiamo assistito ripetutamente a situazioni dove il concetto di libertà è stato distorto e manipolato, trasformandosi in libertà di odiare. Cosa vorrebbe dirci da questo punto di vista?
“Se ci sono delle libertà e ci sono dei diritti, il monito è su un doppio versante, da un lato di non abusare delle libertà, proprio in quella direzione di incitamento all’odio, perché se c’è scritto nella Costituzione che tu hai la libertà di stampa o di pensiero, non significa che questa è stata accordata per ribadire pregiudizi e sentimenti di odio verso gli altri. La Costituzione è stata accordata in risposta a quello che abbiamo visto e vissuto in passato, come negazione dei diritti. Non solo agli ebrei ma a tutti gli italiani. Dall’altro lato, bisogna anche sapere che queste libertà sono un dono che abbiamo ogni giorno. Vanno quindi preservate. Per farlo è necessario avere consapevolezza da dove arrivano queste garanzie scritte 75 anni fa, che valgono ancora oggi perché c’è un passato davanti a noi e quel passato bisogna conoscerlo”.
Mentre a cosa si riferisce quando parla di selettività?
“Quel passato che bisogna ben ricordare e condannare non è selettivo. Non basta condannare solamente le leggi razziali, dicendo che solo quelle sono state il male peggiore. No, non sono solo una parentesi. Tutto quel regime era un regime di prevaricazione e di violenza, e soprattutto non era solo una questione ebraica. La questione ebraica delle leggi razziali è l’esplicitazione ultima della caratterizzazione di quel regime, di quei metodi, che hanno contraddistinto quel ‘Ventennio’ che ha trascinato con accordi illusori l’Italia in guerra e alla devastazione.Intendo dare credito all’attuale presa di posizione sulle leggi razziali, ma come ho ribadito, non basta. Mi aspetto che si condanni il regime fascista, caduto a luglio 1943 ed è ‘questo sconosciuto’ per i giovani ignari, ma anche qualsiasi tipo di atteggiamento che possa in qualche modo ispirarsi ad esso, come l’esserne nostalgici o volerne addirittura un suo ripristino. Su questo punto ci sarà ovviamente da parte nostra la massima vigilanza. L’invito è volto quindi a capire tutto il contesto, a capire tutto il fascismo, al significato di nostalgia di quel regime, soprattutto in riferimento alla Repubblica di Salò e al Movimento Sociale Italiano”.
Come vede questi avvenimenti all’interno del mondo politico italiano in vista del Giorno della Memoria? Come si deve comportare il mondo ebraico in relazione a questi fenomeni?
“Parlando proprio del Giorno della Memoria, il tema che abbiamo anticipato e già condiviso con la Presidenza del Consiglio, è il tema della cittadinanza, dei diritti negati e dei diritti garantiti oggi. Il dialogo con le istituzioni da parte dell’UCEI (Unione delle Comunità Ebraiche Italiane), che è per legge l’ente deputato a rappresentare tutto l’ebraismo italiano e tutte le 21 comunità ebraiche italiane deve esserci, c’è, ed è giusto che ci sia. Ed è un dialogo che deve svilupparsi scandendo i diversi momenti dell’anno, poiché secondo il mio punto di vista ci sono momenti in cui si parla di Shoah e momenti in cui si affrontano altri temi”.