di Nathan Greppi
L’antisemitismo di estrema destra è quello più diffuso in rete, mentre quello di estrema sinistra è più attivo nell’editoria mainstream: con la scusa della satira, tornano nasi adunchi, piovre “demo-pluto-giudaiche”, il Maghen David equiparato alla svastica. Un’inchiesta su come l’illustrazione viene usata per attaccare Israele e gli ebrei
Elly Schlein, neo-segretaria del Partito Democratico, viene raffigurata da Francesco Federighi con il naso adunco e una didascalia: “figlia di un ebreo americano ashkenazita”. Accade sul Fatto Quotidiano a marzo, suscitando polemiche e accuse di antisemitismo. Scrive Claudio Vercelli su Mosaico: “Deformare i tratti di un volto non corrisponde al fare da subito una qualche professione di razzismo. E neanche di antisemitismo” ma è “la letteratura di corredo, laddove si fa riferimento alle sue origini (‘è figlia di Melvin Schlein, americano, ebreo ashkenazita’), che lascia basiti. Poiché la precisazione sembra rispondere al vecchio principio, nonché brocardo di senso giuridico, ‘excusatio non petita, accusatio manifesta’ (ossia ‘chi si scusa si accusa’). La ‘scusa’ (alla vignetta), in questo caso, è il riferimento all’impronta aschenazi”.
Nel 2019 scoppiarono due grossi scandali che riguardavano disegni accusati di antisemitismo: il primo riguardava una vignetta del disegnatore portoghese António Moreira Antunes, pubblicata il 25 aprile sul New York Times, che ritraeva Benjamin Netanyahu come un cane con la medaglietta a forma di Maghen David che faceva da guida a un cieco Donald Trump con la kippà in testa; le proteste furono tali che da luglio il quotidiano cessò di pubblicare vignette di satira politica. La seconda polemica, avvenuta il 17 luglio, emerse quando il fumettista italiano Gianluca Costantini rivelò sul proprio blog che nell’ottobre 2018 era stato licenziato dalla CNN, per la quale pubblicava vignette sportive. Il motivo? Era stato accusato di antisemitismo per una vignetta del 2015 in cui sotto il volto di Netanyahu si celava un terrorista dell’ISIS.
Seppur apparentemente slegati, questi due fatti sono rappresentativi di un contesto più ampio: la vignettistica, e più in generale il mondo del fumetto e dell’illustrazione, da sempre si presta ad attacchi nei confronti degli ebrei e d’Israele, spesso mascherati da satira legittima. Questo anche perché le immagini hanno sempre avuto un impatto emotivo di gran lunga maggiore rispetto alle parole, e pertanto possono essere uno strumento di propaganda molto potente. Sebbene in Occidente illustrazioni antisemite circolino sin dal Medioevo, dapprima come strumento dell’antigiudaismo cristiano e nel secolo scorso della propaganda nazifascista, oggi sono molto meno diffuse; tuttavia, in molti ambienti si sono semplicemente adattate al contesto odierno, ad esempio usando le critiche a Israele come foglia di fico.
Occidente e Sudamerica
Su molti profili e forum neonazisti, come il sito HolyWar, è possibile trovare immagini che riadattano al contesto della rete vecchi tipi di immagini: il più diffuso è quello del Happy Merchant, tipo di vignetta che ritrae un usuraio ebreo con il naso adunco che si strofina le mani, come se avesse appena concluso un affare. Come testimoniano le analisi dell’Osservatorio Antisemitismo della Fondazione CDEC di Milano, su Facebook e Twitter si possono trovare diversi profili che condividono immagini in cui alla Stella di David vengono attribuiti legami con il satanismo, teorie complottiste sull’11 settembre e presunti gruppi di potere che governerebbero il mondo tramite le banche e la massoneria.
Se l’antisemitismo di estrema destra è quello più diffuso in rete, quello di estrema sinistra è più sdoganato nell’editoria mainstream: questo perché utilizza l’ostilità contro Israele come giustificazione per veicolare vecchi pregiudizi. Un esempio riguarda l’autore franco-canadese Guy Delisle, che nel suo diario a fumetti del 2011 Cronache da Gerusalemme accredita come vera la teoria secondo cui i soldati israeliani ruberebbero gli organi dei palestinesi morti. Si tratta di un’evoluzione dell’accusa del sangue, sorta nel Medioevo e secondo la quale ebrei userebbero il sangue di bambini cristiani a scopi rituali.
Caso analogo è quello di Carlos Latuff, vignettista brasiliano di origini libanesi, che dagli anni della Seconda Intifada pubblica su siti di estrema sinistra come Indymedia e Mondoweiss vignette in cui gli israeliani vengono raffigurati come nazisti e i palestinesi come gli ebrei sotto il nazismo. A volte il suo stile ha sconfinato nel complottismo puro, come in una vignetta del 2012 in cui accusava Netanyahu e la lobby ebraica AIPAC di voler spingere il mondo intero in una guerra contro l’Iran.
Anche su giornali affermati si possono trovare casi di immagini che richiamano un’iconografia antisemita: è il caso del quotidiano tedesco Süddeutsche Zeitung, che nel febbraio 2014 venne aspramente criticato per una vignetta in cui Mark Zuckerberg veniva ritratto come una piovra con il naso adunco.
Persino nei prodotti Marvel in passato sono apparsi fumetti accusati di antisemitismo: nell’aprile 2017, il primo numero della serie X-Men Gold finì nella bufera perché il suo disegnatore, l’indonesiano Ardian Syaf, inserì riferimenti a un verso del Corano che invita i musulmani a non allearsi con ebrei e cristiani.
Il contesto italiano
Come spiegava già nel 1982 un dossier curato da Adriana Goldstaub per la Fondazione CDEC, nel periodo della Guerra in Libano l’odio per Israele aveva sdoganato, anche su testate autorevoli quali Il Corriere della Sera, Il Giorno, La Repubblica e Panorama, caricature in cui la Stella di David veniva rappresentata quasi come un simbolo nazista, e gli israeliani come mostri grotteschi. Tra questi, si distinguevano anche vignettisti affermati come Giorgio Forattini e Vauro Senesi.
Tornando al caso di Costantini questi, dopo aver rivelato le ragioni del suo licenziamento dalla CNN, si è difeso attribuendo le accuse a troll di estrema destra: lo fece, ad esempio, in un’intervista nel programma Fake – La fabbrica delle notizie sull’emittente televisiva Nove, dove ha parlato senza nessun contraddittorio. Tuttavia, in passato ha pubblicato vignette ben peggiori: nel maggio 2018, durante i disordini al confine con la Striscia di Gaza per la “Marcia del Ritorno”, egli pubblicò sulla sua pagina Facebook una serie di vignette ben più scabrose di quella per cui era stato licenziato: in una si vede un bambino che urina sulla bandiera israeliana, un’altra ricalcava la copertina del romanzo a fumetti Maus dove i topi internati nei campi di concentramento erano palestinesi e i gatti nazisti erano israeliani, mentre un’altra ritrae un bambino israeliano con la kippà e la scritta “futuro assassino”.
Un altro fumettista italiano degno di nota in tal senso è Alessio Spataro: autore di graphic novel politiche per i principali editori di fumetti italiani, e di vignette su quotidiani di estrema sinistra come Il Manifesto e Liberazione, è spesso schierato contro Israele, che in un post su Facebook del febbraio 2022 ha definito “aberrazione istituzionale”. Ma nel tempo ha anche preso in giro gli ebrei in quanto tali: ad esempio quando, nel suo volume del 2018 Le avventure rossobrune di Ego Fuffaro (che fa una parodia del filosofo populista Diego Fusaro), appare un personaggio ispirato a David Parenzo chiamato “Davide Prepuzio”.
Ci sono stati anche casi di vignette antisemite che, inserite in un contesto complottista non legato direttamente agli ebrei, sono state sdoganate anche in ambito istituzionale: è il caso di Monica Amore, già consigliere comunale a Torino per il Movimento Cinque Stelle, che nel febbraio 2021 ha pubblicato su Facebook un post in cui si insinuava che gli ebrei controllerebbero il Gruppo GEDI, al fianco del cui logo compariva una vignetta dello Happy Merchant. Nonostante le numerose proteste, la consigliera rifiutò di dimettersi, giustificandosi in un’intervista a La Zanzara in cui disse di non aver notato l’immagine antisemita in quanto miope. Non sono mancati casi simili neanche durante la Guerra in Ucraina: quando, nell’aprile 2022, Vauro – per rimarcare la sua equidistanza tra Russia e Ucraina – pubblicò su Il Fatto Quotidiano una caricatura di Volodymyr Zelensky, rappresentato con il naso adunco.
Mondo arabo e Iran
Come ha spiegato lo storico belga Joël Kotek nel suo saggio del 2008 Cartoons and Extremism, dopo la nascita dello Stato d’Israele molti vignettisti sui principali quotidiani arabi hanno fatto propri i linguaggi visivi della propaganda antisemita della Germania nazista e della Chiesa preconciliare: l’ebreo come bevitore di sangue dei bambini, come diffusore di malattie, come colui che controlla il mondo dietro le quinte. E ricomparivano immagini di ebrei con il naso adunco e l’aspetto caprino.
Questa attitudine ha avuto un’impennata in periodi particolari: nel dicembre 2017, ad esempio, l’ADL rendeva noto che sui media arabi c’era stata una diffusione esponenziale di vignette antisemite dopo che Trump annunciò di voler spostare l’ambasciata americana a Gerusalemme.
Il fenomeno è altrettanto marcato in Iran, dove già nel 2006 era stato lanciato un concorso di vignette che negano o ridicolizzano la Shoah, l’International Holocaust Cartoon Competition. Tra i partecipanti vi era il già citato Latuff, che ricevette il secondo premio. Un ulteriore concorso si tenne a Teheran nel 2015 e nel 2016. In sostanza, quello del fumetto e delle vignette è un mondo dove, oltre ad opere di grande valore culturale, si possono trovare anche contenuti che si prestano a veicolare messaggi d’odio contro gli ebrei, che dimostrano come il confine tra satira e propaganda sia molto sottile.