di Ilaria Ester Ramazzotti
“Questo è il primo passo di un lungo cammino”, ha detto l’arcivescovo di Palermo Corrado Lorefice lo scorso 29 giugno, dopo aver ricevuto la medaglia della International Raoul Wallenberg Foundation per il suo impegno nel dialogo interreligioso e per aver concesso in uso all’Unione delle Comunità Ebraiche l’oratorio Santa Maria del Sabato, costruito sulle rovine della Grande Sinagoga di Palermo.
La benemerenza, di cui è stato insignito il monsignore per mano del vicepresidente e del vicepresidente per l’Europa Guillermo Bruschtein e Silvia Costantini, viene assegnata ogni anno dall’organizzazione non governativa con sede a New York che porta il nome del diplomatico e filantropo svedese Raoul Wallenberg, scomparso nel 1947 dopo aver salvato migliaia di ebrei nell’Ungheria occupata dai nazisti.
“Questo è il primo passo lungo la strada su cui siamo chiamati insieme per raggiungere D-o nel giorno in cui tutta la gente sarà insieme in paradiso”, ha continuato Lorefice, accogliendo la medaglia come “un segno di amicizia che riscalda il cuore di tutti i cristiani di Palermo”. Alla cerimonia hanno partecipato rappresentanti delle fedi cristiane, ebraiche e musulmane, fra cui direttore dell’Ufficio per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso Pietro Magro, e il sindaco di Palermo Leoluca Orlando.
“Questa è un’occasione per rafforzare la relazione tra le comunità cristiane e ebraiche”, ha dichiarato Lorefice al Jerusalem Post, descrivendo l’evento come “il frutto di una lunga amicizia” che arricchisce entrambe le comunità e serve da esempio per la società in generale. È infatti fondamentale “riscoprire la bellezza delle radici della nostra identità, perché le persone devono ricordare da dove provengono per capire chi sono. Se il cristianesimo non ricorda che è nato dalla fede ebraica, allora non può comprendere chi sia”, ha sottolineato aggiungendo che era altrettanto importante il riconoscimento della comunità cristiana da parte degli ebrei.
La concessione in uso dell’edificio Santa Maria del Sabato era stata richiesta dall’Istituto Siciliano degli Studi Ebraici, presieduto da Evelyne Aouate, in collaborazione con l’associazione no-profit Shavei Israel di Gerusalemme, attiva in tutto il mondo in comunità di discendenti di ebrei forzatamente convertiti al cristianesimo secoli fa. Il rabbino Pinhas Punturello, membro dell’associazione Shavei ed emissario di Israele in Sicilia, lavora come leader spirituale per la piccola comunità ebraica dell’isola e sarà il principale responsabile della sinagoga, avendo già aiutato a rilanciare la locale comunità.
Parlando a nome dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, il vicepresidente Giulio Di Segni ha espresso “la più profonda gratitudine a chi ha aperto una nuova prospettiva per la vita ebraica in Sicilia”. “Dando un’occhiata al passato – ha ricordato – sappiamo che la Regione ha una storia ebraica estremamente importante”. La consegna ufficiale dell’edificio di proprietà della Chiesa all’Unione delle Comunità Ebraiche è avvenuta lo scorso 12 gennaio, la stessa data in cui nel 1493 culminò l’espulsione degli ebrei dell’isola per ordine della regina Isabella di Castiglia e del re Ferdinando d’Aragona.
“Dopo circa quattro secoli di silenzio, oblio e sospetto”, ha continuato Disegni, un rappresentante della Chiesa compie un’azione esemplare, una mossa concreta e sincera per curare questa ferita secolare. Questo è esattamente il tipo di azione che costituisce un passo sincero e puro di riconciliazione tra ebraismo e cristianesimo. Gli ebrei siciliani avranno ancora un posto per loro. Ciò può sembrare semplice, anche ovvio, ma è estremamente importante, addirittura rivoluzionario”. “La nostra speranza è che questo gesto generoso e fraterno sia un nuovo inizio e che la futura nuova sinagoga di Palermo possa diventare un centro di vita ebraica”. La sinagoga è attualmente in fase di ristrutturazione e dovrebbe diventare attiva l’anno prossimo, ma quest’anno, in settembre, la Sicilia sarà capofila della Giornata della cultura ebraica.