Polizia e Klaus Davi attaccati violentemente davanti alla moschea di viale Jenner

Italia

di Ludovica Iacovacci
L’ennesima manifestazione d’odio e violenza perpetrata dagli arabo-islamici si è registrata dinnanzi alla moschea di viale Jenner, a Milano, ai danni del giornalista Klaus Davi e della Digos.

“Mi sono recato al centro culturale islamico per fare domande riguardo all’orientamento dell’opinione pubblica musulmana sulle elezioni americane”, ha detto a Bet Magazine il massmediologo Klaus Davi raccontando delle vicissitudini legate alle interviste al mondo arabo presente nel capoluogo lombardo. “Mi hanno accerchiato, spintonato e tentato di sottrarre qualcosa. Erano una cinquantina, erano armati. Gli aggressori sono stati mandati, erano minorenni e questo è un classico: se succede qualcosa di grave, le pene per i minori sono attenuate. Credevo che dopo l’aggressione che ho subito a giugno, un evento del genere non si ripetesse”, afferma il giornalista in soccorso del quale è intervenuta la Digos.

“La polizia è arrivata senza che io la chiamassi, qualcuno deve averli avvertiti” racconta Klaus Davi, che in quel momento era impegnato a cavarsela da solo, accerchiato prima per strada e poi in un bar dove si era rifugiato. “Ho chiesto al barista di chiamarmi un taxi ma lui non mi ha aiutato”.

Successivamente, è intervenuta la Digos per prelevare il giornalista, farlo salire in macchina e portarlo via. “Gli aggressori hanno preso di mira la macchina della Polizia, vi si sono scagliati contro. Si sono accaniti verso gli agenti, è un comportamento mafioso. È sconcertante, un grave segnale di illegalità. Dove si andrà a finire non lo so, ma in queste periferie di Milano stiamo assistendo alle dinamiche della Francia” ha detto il massmediologo. Quando gli agenti hanno fatto salire il giornalista in macchina, la vettura è stata presa a calci e pugni dagli arabi che l’hanno inseguita una volta in moto. “Fai veloce, chiudi, vai vai vai!” dice un agente all’altro intimandogli di sbrigarsi nel richiudere lo sportello dell’auto e ripartire, mentre i colpi degli arabi venivano incassati dalla fiancata e dai vetri. “Stamattina mi è arrivata una lettera, un italiano mi ha scritto che gli arabi ce l’avevano proprio con me”, confessa a fine intervista il giornalista che, fortemente preoccupato per il proliferare di violenza che vige in alcune zone di Milano a causa dei comportamenti degli arabi, sottolinea l’importanza di porre tali dinamiche all’attenzione delle istituzioni.