di Jonathan Misrachi
A Varsi, in Emilia, nominati sei Giusti tra le Nazioni
È una storia singola, che parla di salvezza, paura e coraggio quella della famiglia Treves-Fargion, che durante gli anni atroci della seconda guerra mondiale, fu salvata nel piccolo paese di Varsi, in provincia di Parma, da alcuni cittadini che misero in pericolo la propria vita pur di portare soccorso a degli ebrei in fuga. Francesco Labadini, Severino, Celestina e Maria Cordani, Guido Croci e Don Ubaldo Magistrali: alla loro memoria è stata consegnata il 30 novembre scorso l’onorificenza di Giusti fra le Nazioni, conferita da Yad Vashem a tutte le singole persone che durante la persecuzione nazista si contraddistinsero per aver agito a rischio della propria vita e senza interesse personale per salvare la vita anche di un solo ebreo.
A loro il merito di avere accolto e messo al sicuro la famiglia ebraica di provenienza libica Treves-Fargion, composta da dodici persone, che a causa dei continui bombardamenti che colpivano Milano, dovette spostarsi a Salsomaggiore, dove visse in una pensione fino all’8 Settembre 1943. All’inizio furono aiutati da Maria Cordani, cameriera della pensione. Quando però rimanere lì divenne troppo pericoloso, Francesco Labadini li ospitò a casa sua, offrendo loro due stanze all’ultimo piano. Successivamente si spostarono a Rocca Nuova di Varsi, dove furono nascosti dai genitori di Maria Cordani, e poi nascosti nella baita di Guido Croci a Valmozzola, dopo aver passato alcuni giorni nel sottotetto della chiesa di Don Ubaldo Magistrali a Rocca Nuova. Ma il pericolo era incombente e la situazione divenne molto pericolosa sia per la famiglia ebrea che per coloro che davano sostegno e aiuto, tanto che Don Ubaldo Magistrali, Severino e Celestina Cordani furono interrogati dalla milizia fascista nel corso dei fatti, ma non rivelarono mai niente. La strategia era quella di temporeggiare, ancora nascosti, prima di tentare una fuga definitiva in Svizzera, e così fecero.
Dei dodici fuggiaschi ebrei sopravvissero in undici (la nonna Sarina morì durante la fuga nel febbraio del 1944).
La loro storia è dunque risuonata il 30 novembre, in una fredda e soleggiata mattina nel piccolo paese di Varsi, durante la cerimonia di consegna del titolo di Giusti fra le Nazioni: «una delle occasioni più importanti del dopoguerra», come l’ha definita l’emozionato sindaco, Luigi Aramini, in un’affollatissima sala del Comune, troppo piccola per ospitare i bambini delle scuole, i vari ospiti, i giornalisti e le diverse istituzioni locali presenti. Fra questi, il presidente della Regione Emilia Romagna Stefano Bonaccini, della Provincia di Parma Filippo Frittelli e il Prefetto della città di Parma Giuseppe Forlani. A premiare i parenti dei sei Giusti, era presente Sara Gilad, rappresentante dell’Ambasciata d’Israele in Italia. Alla cerimonia ha partecipato, in rappresentanza della famiglia, anche Liliana Treves Alcalay, scrittrice, musicista milanese. Sorella minore di Massimo, Edith e Dolly, e autrice del libro Con occhi di bambina 1941-1945 (Giuntina), Liliana Treves ha portato la sua toccante testimonianza nella sala municipale di Varsi, davanti agli occhi attenti dei suoi figli e nipoti e dei cittadini del paese: tutti a rendere onore a chi durante la guerra decise di resistere ai crimini legalizzati imposti dai nazi-fascisti.
Un bellissimo paese circondato da colline, protagonista di una storia emozionante, in cui il 30 novembre è riecheggiato per ben cinque volte il passo del Talmud: “chi salva una vita, salva il mondo intero”.