di Ilaria Ester Ramazzotti
Rapporto CDEC 2016. Dal complottismo all’antisionismo, dalla negazione della Shoah fino al puro e semplice odio antigiudaico. Un linguaggio pericolosamente sdoganato, sempre più deteriorato, che usa materiali antisemiti che girano incontrollati sul web: dai social network ai blog fino all’editoria e al discorso pubblico
Sono ben 23 le case editrici che pubblicano materiali antisemiti in Italia e oltre 300 i siti web che propalano pregiudizi, odio e fake news sul sedicente “controllo” ebraico del mondo. È quanto emerge da quella dettagliata fotografia dell’antisemitismo in Italia che è il Rapporto annuale 2016 del CDEC di Milano, che evidenzia caratteristiche e numeri del pregiudizio antiebraico, colto fra rinnovati stereotipi e nuove banalizzazioni. L’antisemitismo, secondo il Rapporto, è purtroppo ancora vivo e lancia segnali inquietanti. Seppur veicolato da vari e differenti media, è un cancro sempre attuale. Il Rapporto, frutto del monitoraggio sull’editoria e sui social media e di segnalazioni provenienti dal territorio, è stato presentato il 14 giugno scorso nel capoluogo lombardo, a Palazzo Marino, dalla Fondazione Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea di Milano (Cdec), con la collaborazione del Comune di Milano.
Sono tanti gli aspetti e gli esempi concreti raccolti e raccontati. In primis, a far da sfondo alla situazione fotografata dall’Osservatorio del Cdec, c’è il deterioramento del linguaggio comune e della dialettica pubblica, colta su giornali, tv e media, spesso incagliata fra stereotipi, violenza e strumentalizzazioni.
La banalizzazione dalla Shoah, in particolare, per non dire il Negazionismo, va di pari passo con un cedimento della “cultura del rispetto della memoria ebraica” e con il pregiudizio ideologico o politico verso gli ebrei o più di frequente verso lo Stato di Israele. È in corso, in questa direzione, un profondo cambiamento della dialettica di attive e prolifiche minoranze politiche, che ripropongono antichi luoghi comuni e un rinnovato “cospirativismo” che dipinge il mondo ebraico come responsabile di manovre “dietro le quinte” nei teatri economici e politici mondiali. Un complottismo che disegna un panorama preoccupante, spesso acceso da un uso poco controllato e controllabile dei social network.
Ma c’è di più. Innanzitutto lo “sdoganamento” dell’antisemitismo, la caduta di un tabù di stile e sostanza, espresso da dichiarazioni “complottiste” che citano senza remore né dubbi il presunto potere di lobby ebraiche. E ancora, il ritorno di vecchi stereotipi sugli ebrei, che caratterizza discorsi e dialoghi privati, pubblici e politici. Anche sulla stampa e sui media tradizionali.
È accaduto per esempio che una radio privata abbia trasmesso, nel 2016 (l’anno preso in esame dal Rapporto appena pubblicato), un programma a puntate per propagandare le tesi dei Protocolli dei Savi di Sion. Nel giugno 2016 un quotidiano ha invece distribuito in allegato il Mein Kampf di Adolf Hitler, spacciandolo per una operazione storiografica.
«Si registra in particolare un progressivo deterioramento del discorso pubblico su ebrei, ebraismo, Shoah e Stato d’Israele, che coinvolge non solo estremisti e ignoranti, ma intellettuali, docenti universitari, giornalisti, rappresentanti politici», ha evidenziato Betti Guetta, responsabile dell’Osservatorio Antisemitismo del Cdec, nel corso della presentazione del Rapporto. «Le espressioni di antisemitismo su Internet sono in crescita, come dimostra il linguaggio offensivo, brutale e violento riscontrato su siti, forum e Facebook, dove aumentano i profili e i gruppi antisemiti. Il radicalismo di destra e i gruppi di estrema sinistra si dimostrano in questo senso i più attivi. Materiale antisemita continua a essere pubblicato o messo in rete con poche o nessuna conseguenza, poiché è difficile monitorare le piattaforme dei social media e sono i pochi mezzi legali per affrontare insulti e stereotipi che liberamente corrono nel web – ha sottolineato -. Così negazione e minimizzazione della Shoah sono sempre più frequenti e manifesti”»
Non è poi da sottovalutare che c’è un «hate speach sulla rete che è in correlazione con la vita reale, poiché web e vita reale sono mondi che comunicano e l’antisemitismo non è avulso dalla realtà. Data l’abbondanza del materiale antiebraico che circola online, occorre allora scandagliare la rete per svolgere una analisi dei contenuti di particolari siti web e dei contatti personali di certi profili sui social network».
«Un altro argomento molto importante riguarda l’antisionismo, inteso come discorso che utilizza stereotipi antisemiti nella polemica contro lo Stato di Israele e il sionismo, e che costituisce con il “cospirativismo” la forma più diffusa e trasversale di giudeofobia – si legge ancora nel Rapporto -. Ma mentre l’antisemitismo dichiarato resta appannaggio della galassia neonazista ed è ancora oggetto di discredito sociale, l’antisionismo, che si presenta come movimento antirazzista, pacifista e sostenitore dei diritti umani, gode di più ampi sostegni anche in ambiti democratici».
Antisemitismo in Italia: i numeri
«In Italia si verificano pochi atti di violenza fisica, ma abbiamo registrato 130 episodi antisemiti fra offese, insulti e vandalismo, che aumentano in concomitanza di ricorrenze come il Giorno della Memoria o la Giornata della cultura ebraica», ha aggiunto Guetta. Tendenze antisemite, sviluppatesi nel contesto sociale di oggi, così tanto legato a preoccupazione, paura e sfiducia, si svelano anche attraverso i numeri: nel 2016, con contenuto antisemita, sono stati pubblicati 44 libri e contati 300 siti web, oltre a 160 profili di singoli e 50 gruppi su Facebook. Sono invece 5 i periodici che pubblicano regolarmente articoli con contenuti antisemiti. In particolare, dei 44 libri sopra segnalati, 21 costituiscono delle novità, 23 sono dei classici; 43 sono opere di saggistica e uno è di narrativa.
Ma qual è il contesto culturale e ideologico in cui nascono queste pubblicazioni? L’antisemitismo di estrema destra connota 30 libri su 44, quello di stampo religioso e tradizionalista nove (di cui otto cattolici e uno musulmano), l’antisionismo ne marca tre e il negazionismo due.
I 300 siti web sono stati classificati e suddivisi dall’Osservatorio in quattro aree ideologiche: 120 neonazisti e/o tradizionalisti cattolici, 90 cospirativisti, 70 antisionisti e 20 negazionisti. In generale, sono 23 gli editori italiani che pubblicano testi antisemiti: 19 sono riconducibili alla destra radicale, tre alla corrente di pensiero New Age e una all’estrema sinistra. Per quanto riguarda invece le segnalazioni provenienti da persone e dal territorio, nel 2016 l’Antenna dell’Osservatorio Antisemitismo del Cdec ha raccolto 343 denunce, delle quali 60 telefoniche e 283 via email. Nel 2015 erano state 202: 27 telefoniche e 175 via mail. Ma la crescita del numero di queste denunce non è da correlare in modo automatico a una crescita di antisemitismo.
Infine, gli interventi del Bds (il movimento per il Boicottaggio, Disinvestimento, Sanzioni contro Israele) sono stai più numerosi rispetto al 2015, sia su Internet sia nella propaganda universitaria e mediatica in generale.
Va sottolineato, in conclusione, che grazie all’aumento della sorveglianza, sono diminuiti gli atti di violenza contro istituzioni e luoghi ebraici; le azioni aggressive e violente sono poche, mentre sono numerose le espressioni di ostilità, antipatia e pregiudizio verso gli ebrei e Israele.