di Ilaria Ester Ramazzotti
Alla vigilia del Giorno della Memoria la Presidenza della Repubblica, il Governo italiano e Papa Francesco, nelle rispettive sedi, hanno ricevuto a Roma il presidente della Repubblica Islamica dell’Iran Hassan Rouhani. Un evento che ha suscitato reazioni e polemiche nelle comunità ebraiche e su alcuni media, a proposito delle teorie negazioniste della Shoah, che in Iran sono di casa, e altresì sull’accoglienza riservata a Rouhani. Riportiamo qui alcuni commenti raccolti sui giornali.
“Da parte nostra c’è grande preoccupazione rispetto a questa visita in Italia del presidente iraniano, in larga parte per le tante dichiarazioni dello stesso Rouhani nei confronti non solo degli ebrei, ma soprattutto di Israele – ha detto all’Huffington Post il 25 gennaio Ruth Dureghello, presidente della Comunità di Roma – . Mi riferisco alle posizioni negazioniste dell’Olocausto, tanto più gravi se si considera che siamo alla vigilia del Giorno della Memoria”. “Auspico che le autorità italiane colgano questa occasione per ribadire che di fronte a certi temi non è possibile chiudere gli occhi. È necessario combattere il terrorismo in ogni sua forma; per questo è importante difendere Israele, baluardo democratico in Medio Oriente, e contrastare ogni forma di negazionismo”, ha proseguito Dureghello. “Si tratta di difendere i valori su cui poggiano le nostre democrazie”.
“È intollerabile – ha dichiarato invece il rabbino capo di Roma Rav Riccardo Di Segni – che mentre un intero apparato è impegnato a mantenere la memoria della Shoah, questa viene fatta passare in seconda scena dalla celebrazione dei negazionisti” – riporta l’Ansa -. “Così come dobbiamo dire che la Shoah c’è stata, dobbiamo dire che non c’è spazio per i negazionisti, anche se ci fanno fare molti affari”, conclude il rabbino.
Il sito web Progetto Dreyfus, dedicato a vita ebraica e Israele, sottolinea: “Ma allora se l’Italia ci guadagna, perché essere avversi alla visita di Hassan Rouhani? Facile. Perché nessun accordo economico potrà mai compensare la cecità di fronte alle continue violazioni di diritti civili e delle donne, la tutela delle minoranze, il rispetto dei diritti umani, politici e religiosi in atto in Iran”. “L’operazione simpatia del regime in atto da mesi aveva solo l’obiettivo di portare al ritiro delle sanzioni. Il paese non è affatto più aperto e pronto alle riforme – scrive Alex Zarfati -. La visione ottimistica, che vuole presentarci Rouhani come un ‘moderato’ non corrisponde alla realtà”. A sostegno viene riportata una dichiarazione dell’associazione Human Rights del 2015: “La Repubblica Teocratica dell’Iran ha un sistema giuridico basato sulla sharia nel quale la pena di morte è prevista per omicidio, rapina a mano armata, stupro, blasfemia, apostasia, rapimento, tradimento, spionaggio, terrorismo, reati economici, reati militari, cospirazione contro il Governo, adulterio, prostituzione, omosessualità, reati legati alla droga. L’impiccagione è il metodo preferito con cui è applicata la sharia in Iran. Avviene tramite delle gru per assicurare una morte più lenta e dolorosa.”
Sul Corriere della Sera del 26 gennaio è Pier Luigi Battista a commentare senza veli la visita di Rouhani a Roma, caduta proprio nei giorni in cui si ricordano le vittime dello sterminio nazista, quello “lo sterminio degli ebrei che secondo i negazionisti di Teheran, invitati solennemente in Italia, sarebbe solo una menzogna: la «menzogna di Auschwitz», come sostengono i colleghi nazi degli antisemiti iraniani che tra una decina d’anni potranno pure disporre della bomba atomica per distruggere più agevolmente Israele dopo aver firmato qualche profittevole contratto con le imprese del mondo occidentale, nel frattempo compostamente impegnato a gridare mai più, mai più!”.
Anche il cerimoniale seguito durante l’incontro istituzionale con Rouhani nei palazzi governativi, e in particolare la scelta di coprire delle statue artistiche con drappi e tessuti, ha suscitato sorpresa e dissenso: “La copertura sarebbe stata decisa come ‘forma di rispetto alla cultura e sensibilità iraniana’. Durante le cerimonie istituzionali non è stato servito nemmeno il vino (la Francia socialista di Hollande ha annullato una visita di Rohani pur di mantenere il vino sulla tavola dell’Eliseo) – scrive Giulio Meotti sul Foglio del 26 gennaio -. “Siamo, infatti, alla sottomissione più ridicola e grottesca. Velare quelle statue in ossequio al turbante iraniano è non soltanto uno sfregio a ciò che siamo, ma finirà per eccitare ancora di più gli appetiti totalitari degli inquisitori islamici”.
È un Giorno della Memoria, quello di quest’anno, segnato da polemiche e da rinnovati timori e paure, che si sommano alle incertezze di questi tempi così difficili dal lato della sicurezza e delle liberta personali.
Intanto, l’Huffington Post del 27 gennaio riporta le preoccupazioni degli ebrei europei racchiuse nella dichiarazione di Zvi Ammar, presidente del concistoro israelita di Marsiglia: “In questa Europa noi ebrei rischiamo la vita indossando la Kippah”.