di Jonathan Misrachi
Martedì 24 gennaio, al Teatro Dal Verme di Milano è stato proiettato lo speciale “Federico Buffa racconta Arpad Weisz”, il racconto della storia del grande allenatore deportato e ucciso ad Auschwitz nel gennaio del 1944. La narrazione dello storyteller Federico Buffa, giornalista di Sky, prende spunto dal libro “Arpad Weisz, dallo scudetto ad Auschwitz” scritto da Matteo Marani, vicedirettore di Sky Sport. L’evento è stato organizzato dalla Comunità Ebraica di Milano tramite il contributo di Daniele Nahum, con la collaborazione del Comune di Milano e di Sky Sport.
L’incontro, aperto dai saluti di Milo Hasbani, co-presidente della comunità, Luca Gibillini, in rappresentanza del Comune di Milano e Mario Vanni, Capo di Gabinetto del Sindaco, è continuato dopo la proiezione con un dibattito sul tema della memoria e dei valori dello sport moderato da Daniele Nahum assieme a ospiti illustri: le due bandiere del calcio milanese Beppe Bergomi e Alessandro Costacurta, Federico Ferri, direttore di Sky Sport, Filippo Del Corno, Assessore alla Cultura del Comune di Milano e Michele Sarfatti.
Arpad Weisz, figlio di ebrei ungheresi, divenne uno degli allenatori più vincenti della sua
epoca grazie alle vittorie con l’Inter (l’allora Ambrosiana) e il Bologna. Lo scudetto vinto
con la squadra milanese fece di Weisz, allora trentaquattrenne, il più giovane allenatore a
laurearsi campione d’Italia, record tutt’ora imbattuto. Le sue radici ebraiche, seppur
nascoste e non praticate, condannarono lui e la sua famiglia ad una fine atroce, e per molti
anni anche all’oblio. Nel 2007 il suo nome è stato riscoperto grazie alla preziosa ricerca di
Matteo Marani, raccontata alla sala piena del Dal Verme con struggente emozione.
Durante gli anni dello sterminio il mondo dello sport è stato in silenzio, come racconta
Michele Sarfatti durante il dibattito. Il CONI (Comitato Olimpico Nazionale Italiano),
contribuì alla persecuzione degli atleti ebrei cavalcando l’onda delle leggi razziali. Questo
mondo unico, ma anche delicato, ha un compito sociale fondamentale assieme ai valori
che rappresenta, come raccontato da Bergomi e Costacurta, che hanno portato le loro
testimonianze sulla lotta per la tolleranza nel mondo del calcio. Durante il dibattito è stata
posta più volte la consueta questione di come poter tramandare la memoria: nuovi ed
originali modi di comunicare (come il documentario di Federico Buffa) possono essere
parziali risposte al dilemma.
@jonnyMisra