Giorgio Almirante, leader dell'MSI

Roma: Fdi e M5S votano una via per Giorgio Almirante. Ma la Raggi fa dietrofront

Italia

di Ilaria Myr
“La decisione del Consiglio Comunale di votare una mozione per intitolare una via a Almirante è una vergogna per la storia di questa città. Chi ha ricoperto il ruolo di segretario di redazione del Manifesto per la Difesa della Razza, senza mai pentirsene, non merita una via come riconoscimento”. Con queste indignate parole la Comunità ebraica di Roma aveva reagito giovedì 14 giugno alla notizia dell’intitolazione di una strada di Roma al fascista Giorgio Almirante, ex leader dell’Msi, uno dei firmatari del Manifesto della razza e sgeratario di redazione della rivista La difesa della razza.

La mozione, voluta dal partito Fratelli d’Italia, era stata votata anche dal Movimento 5 Stelle e ha ottenuto i voti favorevoli di gran parte del gruppo consiliare pentastellato con la sola astensione dei consiglieri Maria Agnese Catini e Pietro Calabrese e il voto contrario della consigliera Valentina Vivarelli.

La sorpresa del sindaco Raggi e il dietrofront

Il sindaco Virginia Raggi a Porta a Porta si è detta sorpresa della notizia. A Bruno Vespa che le ha chiesto se non ne era a conoscenza, ha risposto: “No, sono qui da lei. Mi sono allontanata qualche ora fa, comunque suppongo sia un provvedimento di oggi pomeriggio. Se condivido il provvedimento? Se l’aula ha votato favorevolmente credo assolutamente di sì – ha detto – Se è passato vuol dire che i consiglieri si sono determinati e vogliono comunque intitolare la strada a questo personaggio. Il sindaco prende atto della volontà dell’aula, che è sovrana come il Parlamento”.

In serata però, però, Virginia Raggi ha comunicato che “non ci sarà alcuna strada per Giorgio Almirante”. Il sindaco ha chiesto ai suoi compagni di partito di preparare una mozione per vietare l’intitolazione di strade ad esponenti del fascismo o persone che si siano esposte con idee antisemite o razziali. Tra questi appunto Almirante storico segretario del Movimento sociale.

Le reazioni

“Roma avrà via Giorgio Almirante: grazie ad una mozione di Fdi approvata oggi in Campidoglio – aveva twittato soddisfatta il presidente di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni -, la Capitale renderà finalmente omaggio ad uno degli uomini più importanti nella storia della destra e della politica italiana. Un risultato storico di cui siamo fieri e orgogliosi”.

Indignata la comunità ebraica, così come il Pd che ha lasciato l’Aula del Campidoglio prima della votazione. A ricordare “il razzismo” di Almirante il vice-segretario del Pd del Lazio Enzo Foschi: “Il razzismo ha da essere cibo di tutti, scriveva il fascista Giorgio Almirante nel 1942. È gravissimo che – dice – il Movimento 5 Stelle si sia unito alle destre per permettere che Roma abbia una strada dedicata ad un razzista, come fu Giorgio Almirante: Roma sente ancora su di sé il dolore lancinante del 16 ottobre 1943, quando vi fu il rastrellamento del ghetto. Questo è stato il razzismo a Roma. Dedicare una via ad Almirante è l’ultima vergogna della sindaca Raggi”.

La nipote di Settimia Spizzichino: “Ritirate l’intitolazione a mia zia”

Molto dure le parole di Carla Di Veroli, nipote di Settimia Spizzhino, l’unica donna dei 1023 deportati ad Auschwitz da Roma il 16 ottobre 1943.  «E’ singolare che proprio nell’80mo anniversario delle Leggi Razziste fasciste la maggioranza pentastellata della Sindaca Raggi abbia deciso, su proposta di FdI, di intitolare una strada a Giorgio Almirante – le parole della Di Veroli riportate dal Messaggero -. Egli, come molti ricordano, fu il segretario di redazione della rivista “La difesa della razza” (quindicinale che tra il 1938 e il 1943 fu l’espressione più diretta del razzismo del regime fascista), caporedattore del “Tevere”, periodico distintosi per una campagna antiebraica già prima delle leggi razziali e uno dei firmatari de “Il manifesto della razza” che aprì la strada alla legislazione razziale in Italia. Gli anni della R.S.I. furono gli anni della deportazione degli ebrei italiani nei campi di sterminio nazisti e gli scritti di Almirante diedero un grande contributo all’attuazione delle persecuzioni e per le quali io lo considero corresponsabile.

Non sembra esistano dunque le condizioni e i contenuti valoriali degni di memoria per le nuove generazioni tanto da proporre un personaggio come Giorgio Almirante per l’intitolazione di una strada, soprattutto a Roma, che fu tragico teatro della più grande deportazione di ebrei italiani, quella del 16 ottobre 1943 – prosegue Di Veroli -. Su 1023 deportati, solo in 16 tornarono e tra loro una sola donna: Settimia Spizzichino, mia zia. In qualità di erede morale di Settimia Spizzichino, reduce dei campi di sterminio di Auschwitz, Birkenau e Bergen Belsen, chiedo formalmente che venga ritirata l’intitolazione di via Settimia Spizzichino (Località Tomba di Nerone) perché nella stessa città non possono coesistere strade intitolate a una sopravvissuta al lager e una a chi fu tra gli ideologi di persecuzioni e complici di deportazioni. Come disse Calvino: “Siamo tutti uguali davanti alla morte ma non siamo tutti uguali davanti alla storia”. Mai più».