TORINO – dal nostro inviato Paolo Castellano
«Tradurre l’ebraico è un atto d’amore», dice spontaneamente la traduttrice e scrittrice Elena Loewenthal all’inizio del suo intervento Bibbia selvaggia: l’amore (non) è sempre una cosa meravigliosa, avvenuto il 21 maggio al Salone Internazionale del Libro di Torino.
A una nutrita platea Loewenthal ha proposto quattro storie esemplari sulla potenza dell’amore nel testo sacro. Si inizia con la vicenda di Abramo e Sara che devono scappare dalla loro terra, l’Egitto, per colpa di una gravissima carestia – “la loro storia di esuli è molto attuale” – e si trovano davanti a un grande dilemma. La traduttrice lo definisce un capitolo “scomodo” quello riguardante la loro peripezia narrata nel 12esimo libro della Genesi; per salvarsi la vita Abramo è disposto a lasciare che la sua bellissima moglie Sara diventi una delle concubine del faraone, facendola passare per sua sorella. «Una vicenda imbarazzante che però rappresenta la fragilità e la contraddizione umana». La fragilità di Sara si esprime anche nel suo tentativo di avere un figlio. Ci prova e ci riprova finché non viene alla luce Isacco che la rende immensamente felice. Infatti, il nome Isacco deriva dal termine ebraico Yizhaq che significa letteralmente “egli ride”: la parola fa riferimento alla reazione di incredulità di Sara quando l’angelo le annuncia di portare in grembo un bambino.
«Nella Bibbia le donne che mettono al mondo figli che fanno la storia faticano a essere fertili. Per generare hanno bisogno dell’intervento divino: secondo un‘espressione ebraica Dio “apre l’utero” alla donna che vuole restare incinta», sottolinea Loewenthal.
Un’altra storia d’amore contenuta nel libro della Genesi ha come protagonista Tamar, moglie e vedova dei primi due figli di Giuda, Er e Onan. Durante i precedenti matrimoni, la donna non riesce ad avere un figlio. Questa condizione la preoccupa e inquieta: «Tamar vuole proseguire una certa idea di storia, ovvero dare vita a nuovi discendenti di una delle 12 tribù di Israele di cui Giuda è il capostipite. Per questo motivo Tamar chiede a Giuda di poter sposare il suo terzo figlio ma quest’ultimo si rifiuta vista la sorte dei due precedenti matrimoni».
Tamar allora decide di travestirsi da prostituta e seduce Giuda. «In realtà l’espressione esatta è che la vedova si “vela”», sostiene Loewenthal, aggiungendo che nel Pentateuco soltanto due donne si velano per sedurre un uomo. A parte ciò, Tamar rimane incinta dopo l’incontro con l’uomo. Tuttavia, Giuda è all’oscuro di essere il padre del figlio di Tamar e porta in tribunale la donna con l’accusa di aver infranto le leggi della vedovanza. Con un grande colpo di scena, durante il processo Giuda viene a conoscenza della dinamica dell’inganno, accettando la sua sorte e il nuovo discendente.
La terza storia d’amore selezionata da Loewenthal si riferisce all’episodio biblico di Anna ed Elkana.
«Elkana è un sacerdote e ha due mogli. Purtroppo una delle due, Anna, è molto triste per la mancanza di figli. Il marito la consola continuamente e dimostra di essere molto attento ai suoi sentimenti, dimostrandole compassione. Nonostante ciò, Anna non si rassegna e decide di recarsi in un santuario. Una volta arrivata al luogo sacro, la donna si mette a piangere, rivolgendo una preghiera a Dio: gli dà in voto il futuro primogenito». Infatti quando nasce Samuele, Anna consegnerà il figlio al sacerdote del santuario per onorare il patto concordato con la divinità.
Infine, nella parte finale della sua elaborata digressione sull’amore nella Bibbia, Loewenthal cita il Cantico dei Cantici, la storia di David e Betsabea e il matrimonio di Isacco e Rebecca.
In quest’ultimo caso, ritorna l’elemento del velo come strumento di seduzione.
«Incaricato da Abramo, il servitore Eliezer si mette alla ricerca di una moglie per il figlio amato, Isacco. Eliezer si ferma nei pressi di un pozzo e stabilisce che la futura moglie di Isacco sarà la prima fanciulla che gli offrirà dell’acqua. Ed è così che il servitore di Abramo conosce Rebecca, una donna bambina a cui viene chiesto se vuole sposare un ragazzo. Forse per incoscienza, Rebecca accetta di seguire il servitore, salendo sul cammello di Eliezer».
«Non sappiamo quanto sia durato il viaggio. Quando i due sono vicini alla meta, Rebecca scorge in lontananza una sagoma simile alla figura di un ragazzo. Eliezer le dice che è Isacco – sottolinea con emozione Loewenthal – allora lei scende dall’animale e si vela; con quel velo verrà costruito il baldacchino nuziale. Isacco e Rebecca metteranno al mondo due gemelli e si ameranno per il resto della vita».