di Marina Gersony
Si è svolto lo scorso 20 maggio, presso l’Aula Magna Ospedale Buzzi, la presentazione de La Carta delle buone pratiche per il pluralismo religioso e l’assistenza nei luoghi di cura, un progetto di avanguardia e di alto profilo etico-spirituale per il benessere della cittadinanza e degli stessi operatori sanitari.
Alla presenza di autorevoli personalità del mondo medico – tra cui il Professor Riccardo Vozza, Presidente Associazione Francesco Vozza; Alessandro Visconti, Direttore Generale ASST Fatebenefratelli Sacco; Alberto Scanni, Primario Emerito di Oncologia Fatebenefratelli Oftalmico; Giorgio Mortara, Vicepresidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e Gruppo Insieme per prenderci cura –, hanno partecipato anche i rappresentanti di varie comunità religiose, cattolica, buddhista e islamica ed ebraica, quest’ultima rappresentata da Rav Elia Richetti.
Ma di cosa si tratta nello specifico questo progetto? E quali sono gli obiettivi?
«Gli obiettivi del nostro gruppo Insieme per prenderci cura sono la formazione e l’elaborazione di protocolli di intervento sanitari attenti alle diversità culturali e religiose – ha spiegato Giorgio Mortara –. Riteniamo infatti, che una maggiore conoscenza delle diverse credenze e pratiche religiose favorisca il dialogo e l’integrazione nello stesso contesto della Sanità».
Mortara ha quindi illustrato come raggiungere questo obiettivo attraverso attività quali corsi di formazione, un sito ad hoc (www.prendercicura.it) e pubblicazioni mirate: «Nell’ultimo anno – ha affermato –, forti dell’esperienza acquisita e in base alle richieste del personale, abbiamo proceduto all’elaborazione della Carta delle Buone Pratiche».
In che cosa consiste questa Carta? La riassumiamo nei seguenti punti esposti dal relatore durante il suo intervento: «Le premesse alla carta sono l’approccio biopsicosociale per la tutela della salute, ossia la salute come un completo stato di benessere fisico mentale e sociale e non soltanto una mera assenza di malattia o di infermità. La religione e la spiritualità costituiscono aspetti intrinseci all’essere umano e si esprimono attraverso un insieme di culti, valori, credenze, tradizioni e pratiche, che si articolano dinamicamente nei diversi piani dell’esistenza umana. Molteplici studi scientificamente corretti hanno dimostrato che la fede e la preghiera hanno un impatto positivo nella riuscita delle cure».
«Un secondo punto – ha osservato Mortara –, riguarda la tutela del diritto di libertà religiosa, comprendente il divieto di discriminazioni per motivi religiosi. La nostra Costituzione riconosce infatti la dignità della persona umana e ne garantisce le libertà e i diritti inviolabili, compresi quelli afferenti alla sfera religiosa, sia come singolo sia nelle formazioni sociali. Non a caso la Legge n. 833 del 1978, che ha istituito il Servizio Sanitario Nazionale all’articolo 38, sancisce che “presso le strutture di ricovero del servizio sanitario nazionale è assicurata l’assistenza religiosa nel rispetto della volontà e della libertà di coscienza del cittadino”».
Altri punti fondamentali sono «il valore infinito di ogni vita umana: non esistono infatti diversi “valori” di vite umane, bensì tutte hanno la stessa importanza, altrimenti l’attribuzione di un valore ad ogni essere umano condizionerebbe anche il principio di uguaglianza discriminando gli uomini in categorie superiori ed inferiori, che avrebbero più o meno diritto ad essere curati o salvati. Se una persona che ha solo anche poche ore o pochi minuti di vita, fosse considerata di minor “valore” rispetto a una che può ancora vivere molti anni, ciò farebbe perdere l’assoluto carattere che contraddistingue ogni essere umano, divenendo tutto relativo: relativo alla sua aspettativa di vita, al suo stato di salute, alla sua utilità sociale, o qualsiasi altro criterio arbitrale. Invece, dal momento in cui si attribuisce un valore infinito ad ogni vita umana, si sancisce il principio che tutti debbono essere considerati e trattati con medesimo rispetto e considerazione».
La Carta prevede i quattro capitoli riguardanti le Buone Pratiche di attenzione al pluralismo culturale e religioso, i compiti di pertinenza dell’ente ospedaliero, la responsabilità del personale (formazione e preparazione e inserimento nei corsi universitari oppure nell’ambito dell’aggiornamento continuo intra ospedaliero di programmi specifici) e quella del paziente che sono tenuti al rispetto delle Leggi, degli Ordinamenti e delle Normative che tutelano la propria ed altrui sicurezza e salute.
Tra le priorità deve essere infine assicurata l’assistenza spirituale e religiosa nei luoghi di ricovero e cura compatibilmente con le specifiche condizioni ed esigenze di organizzazione, servizio e sicurezza. Ogni individuo ha diritto di ricevere, su richiesta sua (o dei propri familiari qualora impossibilitato a esprimere questo desiderio), l’assistenza spirituale di rappresentanti delle religioni e tradizioni spirituali, confessionali o non confessionali, tutto nel rispetto della prassi del culto, delle normative alimentari, delle festività del paziente, secondo la propria fede e convinzione spirituale, senza ostacolare la diagnosi e le cure indispensabili e indifferibili per la vita del paziente.
Non ultimo, una camera mortuaria idonea ai riti funebri inerenti alle varie religioni o tradizioni spirituali e misure necessarie ad assicurare la celebrazione di esequie in conformità alla volontà espressa in vita dalla persona e, comunque, in mancanza di dichiarazioni di volontà, in conformità alle cerimonie della religione o credenza del defunto in base alle richieste anche dei famigliari
Nel corso della conferenza sono intervenuti Stefano Ronca, Consigliere Ordine professionale degli Infermieri; Luciana Bovone, Medico di famiglia; Piergiorgio Danelli, Ordinario di Chirurgia Generale Università degli Studi di Milano e Paolo Inghilleri, Ordinario di Psicologia Sociale Università degli Studi di Milano. Ha moderato, Ilham Allah Chiara Ferrero. Sostenitori: Associazione Medica Ebraica (AME); Insieme per prenderci cura; Ambrosiana; Ordine Professionale Infermieristiche (OPI); Best Practice Spotlight Organization Italy (BPSO); Comunità Religiosa Islamica Italiana (COREIS).