di Redazione
Le polemiche per il ritorno delle salme di Vittorio Emanuele III e di Elena di Savoia in Italia non smettono di suscitare polemica. Dopo il trasferimento della salma della regina il 15 dicembre e, due giorni dopo, quelle del re – responsabile di avere firmato le leggi razziali antiebraiche del 1938, fuggito nel 1946 dopo avere abdicato in favore del figlio Umberto II – , a suscitare grande indignazione è ora la destinazione di sepoltura della salma di Vittorio Emanuele III, che la famiglia vorrebbe essere il Pantheon, dove sono sepolti anche altri due membri di casa Savoia.
A protestare è inannzitutto la Comunità ebraica di Roma, la cui presidente, Ruth Dereghello, ha dichiarto in merito a Repubblica: “Ho letto e sono convinta che le istituzioni sapranno prendere la decisione giusta. Sarebbe veramente uno scempio mettere la salma al Pantheon, che è anche un luogo vicino a quello della deportazione di tanti ebrei italiani”. “Ci lascia un po’ perplessi il rientro delle spoglie di Vittorio Emanuele III, soprattutto nella coincidenza degli 80 anni della firma delle leggi razziste da parte sua”, ha premesso Dureghello. “È ovvio – ha aggiunto – che comprendiamo in qualche modo la scelta del Quirinale come gesto di umanità e di pietà, ma siamo ovviamente preoccupati che questo invece possa significare l’omaggio a una figura storica che per l’Italia tutta e non solo per gli ebrei romani ha significato la tragedia più importante dello scorso secolo”.
Contrario alla sepoltura al Pantheon anche il presidente del Senato Piero Grasso, che ha escluso il Pantheon come destinazione finale del feretro: “Un paese maturo e democratico deve saper fare i conti con il proprio passato. Le responsabilità prima, durante e dopo l’avvento del fascismo, così come la firma delle vergognose leggi razziali, non consentono alcun revisionismo. Il rientro della sua salma in italia, essendo stata esclusa categoricamente la possibilità della tumulazione al Pantheon, è un mero atto di umana compassione senza alcun onore pubblico, gestito con prudenza e sobrietà”.
Anpi Milano: “Una rimozione inaccettabile della memoria, a 71 anni dalla Repubblica”
Sulla vicenda del trasferimento delle salme si è espresso anche Roberto cenati, presidente Anpi Provinciale di Milano, che in una nota ha parlato di “inquietante e inaccettabile rimozione della memoria storica, proprio nell’anno in cui ricorre il 70° anniversario dell’approvazione della Costituzione repubblicana e il 71° anniversario del 2 giugno 1946 che ha segnato la vittoria della Repubblica, frutto della lotta antifascista e della guerra di liberazione”. Quella data, continua, “ha costituito la conclusione coerente di una lotta che ha liberato l’Italia non solo dal fascismo, ma dalla monarchia, responsabile dell’avvento al potere del fascismo, delle famigerate leggi antisemite del 1938, dell’entrata in guerra dell’Italia e delle tragedie che hanno devastato il nostro Paese. Fascismo e monarchia insieme avevano imposto la loro volontà al Paese ed insieme dovevano essere condannati. ‘La vittoria della Repubblica – osservava un grande antifascista, Giorgio Amendola – ha rappresentato il miglior elemento di rottura della continuità dello stato italiano che si sia verificato nella crisi politica determinata dalla sconfitta della guerra fascista. La caduta della monarchia ha eliminato un centro di riorganizzazione, che poteva con il suo prestigio coprire eventuali tentativi di ritorni reazionari’ e, sottolineava acutamente Giorgio Amendola: ‘La lotta unitaria del popolo italiano è riuscita a stroncare efficacemente i tentativi reazionari, succedutisi nel secondo dopoguerra, anche perché ha potuto svolgersi su un nuovo terreno, quello creato dalla Repubblica e dalla Costituzione, senza che potesse intervenire in campo, contro la democrazia, un’autorità costituita e sovrana come la monarchia’.
La rimozione della nostra storia, in nome di un non ben definito sentimento umanitario, è estremamente pericolosa, anche perchè avviene in una fase delicatissima del nostro Paese e proprio nella ricorrenza, nel 2018, dell’ottantesimo anniversario dell’emanazione delle famigerate leggi antisemite, firmate da Vittorio Emanuele III.