di Ilaria Ester Ramazzotti
Video a base di violenza condivisi fra giovani e ragazzini, sotto il nome inequivocabile del gruppo “The Shoah Party” creato su Whatsapp. Video terribili e raccapriccianti a sfondo nazista, razzista o pedopornografico, con abusi su minori, fra cui una bambina di un anno, e messaggi che inneggiavano ad Hitler e Mussolini, all’Isis o conto i migranti e gli ebrei.
Dopo mesi di indagini sul caso, sono state eseguite il 15 ottobre in 13 provincie italiane 25 perquisizioni: 19 a carico di minorenni e 6 a carico di maggiorenni. Coinvolti anche 6 tredicenni, non imputabili. L’indagine è partita da Siena dai carabinieri del nucleo provinciale dopo la denuncia della mamma di uno dei ragazzi del gruppo su Whatsapp.
I giovani sono indagati per detenzione e divulgazione di materiale pedopornografico, istigazione all’apologia di reato avente per scopo l’incitazione alla violenza e alla discriminazione per motivi razziali. Gli amministratori del gruppo sono residenti a Rivoli, nel torinese, ma le indagini si sono spinte in Toscana, Val d’Aosta, Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Lazio, Campania, Puglia e Calabria. Sotto sequestro sono finite decine di telefonini e computer che saranno analizzati da un consulente tecnico.
“Mi è crollato il mondo addosso. Ero sconvolta dai video pedopornografici che ho trovato sul telefonino di mio figlio tredicenne”, ha detto a Il fatto quotidiano la madre che, dopo aver scoperto la chat di Whatsapp, aveva sporto denuncia. “C’erano video di violenza e soprusi su ebrei, malati e bambini. Senza contare che ogni messaggio iniziava con una bestemmia”. Immagini “di una violenza inaudita – hanno detto gli investigatori, come riporta Firenze Today -. Abbiamo dovuto visionare scene di brutalità inenarrabile”.
Oltre ai procedimenti penali, verrà aperta un’inchiesta sull’idoneità dei contesti familiari e sulla capacità dei genitori di esercitare la potestà genitoriale sui minorenni indagati.