Valle d’Intelvi: girotondo intorno al mondo

Italia

di Fabio Lopez

Ragazze e ragazzi della Scuola della Comunità ebraica si incontrano con i loro coetanei della valle d’Intelvi, alla scoperta delle vicende dei loro nonni e bisnonni nel ’43-44.

Era, praticamente, l’ultimo giorno di scuola; per loro si è concluso il ciclo delle primarie, dall’anno prossimo saranno adolescenti nelle classi secondarie.

Si sono trovati attorno al grande calocedro delle Americhe che vive da secoli ormai presso il Comune di Centrovalle Intelvi, sopra il lago di Como: due classi V della Scuola Ebraica di Milano (maestre Daniela e Elinor) con altrettante classi V di Castiglione e San Fedele.

Non un albero come tanti, non un luogo qualsiasi. Valle Intelvi fu lo scenario di transito, spesso foriero di libertà, ma talvolta anche tragico, per tantissime famiglie ebraiche nei drammatici anni della persecuzione, dove i nonni, bisnonni, zii prozii furono coloro che sovente tesero il sottile filo della salvezza. Bisnipoti di salvati con bisnipoti di salvatori.

L’albero è il primo del grande Arboretum d’Intelvi dedicato ai Giusti fra le Nazioni, in particolare a Giuseppe Grandi, colui che salvò la famiglia ebraica Reinach e tanti altri, prima di essere anche egli catturato e ucciso a seguito di delazione. Jean Blanchaert, figlio e nipote di quella famiglia, ha raccontato la vicenda.

Un incontro favorito nell’ambito del progetto interreg MARKS e organizzato tramite l’Ente Regionale Ersaf, di cui il sottoscritto è consigliere, che ha permesso così a questi giovanissimi di conoscersi e conoscere le vicende reciproche delle proprie storie, del proprio imprinting. Mi ero recato in precedenza nelle loro classi per spiegare il senso della giornata; devo dire e sottolineare, ho trovato bambine e bambini straordinari, attenti e ben preparati sia a Milano che in Valle Intelvi.

Sapere cosa volesse dire essere perseguitati, sapere cosa vuol dire fare la scelta giusta e aiutare, solo perché si è lassù, in quel momento e in quel luogo. Conoscere per tramandare, di generazione in generazione.

Insieme col Sindaco e il Presidente della Comunità Montana abbiamo tutti fatto il Girotondo intorno al mondo sulle note di Sergio Endrigo e le parole di Gianni Rodari, e poi Evenu Shalom Alechem in tutte le lingue possibili, per finire con Bella ciao. Ci siamo spostati a Lanzo per affacciarci sulla Svizzera e spiegare la differenza fra una rete di confine invalicabile e la libertà di Schengen in una nazione sola che si chiama Europa, che oggi vale anche per la Confederazione Elvetica; con gli esperti di Ersaf e del Cai siamo andati alla scoperta dei boschi, di altri alberi dei Giusti e anche di una pietra “a coppelle” con tracce d’umanità risalente a 5000 anni prima dell’era volgare, più di un millennio prima di Abramo.

 

 

Sicuramente per loro, per tutti loro, è stata una fine ciclo scolastico molto particolare, del tutto diversa da ogni altra. La ricorderanno, lo speriamo, ne siamo convinti; abbiamo chiesto loro di serbarla nel proprio cuore e trasmetterla ai loro figli, quando ne avranno.

Ci siamo lasciati con l’impegno a ripetere gli anni prossimi, con nuove classi, perché questo è ciò che dobbiamo ai nostri antenati, alle loro sofferenze, perché questo si tramandi affinché non si ripeta.