di Redazione
Nel secondo anno della pandemia da covid-19, l’odio online diminuisce ma si radicalizza. E colpisce soprattutto le donne che lavorano, le persone con disabilità, per la prima volta in questa classifica, e i musulmani. L’odio contro gli ebrei diminuisce, ma si radicalizza e si concentra nelle date simbolo, come la Giornata della Memoria. Esplode anche in occasione delle esternazioni della senatrice Segre contro i No Vax che hanno accostato il green pass alle persecuzioni razziali. E si lega alle manifestazioni antisemite internazionali, in Usa e in Germania. È quanto emerge dalla sesta edizione della Mappa dell’Intolleranza voluta da Vox – Osservatorio italiano sui diritti, in collaborazione con l’Università Statale di Milano, l’Università di Bari Aldo Moro, Sapienza – Università di Roma e IT’STIME dell’Università Cattolica di Milano.
Al suo sesto anno di rilevazione, la mappatura consente l’estrazione e la geolocalizzazione dei tweet che contengono parole considerate sensibili e mira a identificare le zone dove l’intolleranza è maggiormente diffusa – secondo 6 gruppi: donne, persone omosessuali, migranti, persone con disabilità, ebrei e musulmani.
Come per l’analisi dello scorso anno, anche nel 2021 la rilevazione, che ha riguardato il periodo gennaio ottobre, ha attraversato il periodo della pandemia: così anche quest’anno ansie, paure, difficoltà si sono affastellate nel vissuto quotidiano delle persone, contribuendo a creare un tessuto endemico di tensione e polarizzazione dei conflitti. Con una variabile importante, rappresentata dal “movimento No Vax” che, nella sua trasversalità e nella costruzione di un lessico a forte impronta antagonista, ha impattato nella costruzione di un linguaggio d’odio generalizzato e aspecifico. Un aumento dunque di discorsi d’odio che ha determinato due fattori decisivi: l’elezione della politica, come categoria generica, e soprattutto delle donne politiche, a bersagli privilegiati di invettive e intolleranza (e l’aumento di odio pur in presenza di una diminuzione di tweet.
I dati della sesta edizione
Andando ai dati, si vede come nel corso della rilevazione del 2020 (periodo marzo-settembre) erano stati raccolti un totale di 1.304.537 tweet, dei quali 565.526 negativi (il 43% circa vs. 57% positivi).
Nella rilevazione 2021 invece (periodo metà gennaio-metà ottobre), sono stati raccolti 797.326 tweet, dei quali 550.277 negativi (il 69% circa vs. 31% positivi). Nonostante dunque il periodo di rilevazione sia stato più lungo, sono stati raccolti meno tweet, ma è cresciuta significativamente la percentuale di tweet negativi sul totale dei tweet rilevati.
Si allargano, poi, i target di odio online. Così, ben cinque categorie su sei sono interessate da tweet negativi e discriminatori: le persone con disabilità (16,43%) che hanno ricevuto più tweet negativi di tutte le altre; le persone omosessuali (7,09%); gli ebrei (7,60%); le donne (43,70%) e gli islamici (19,57%). Mentre l’anno scorso le categorie caratterizzate da un’incidenza maggiore di tweet negativi erano tre.
Entrando più nel dettaglio, si evidenzia una redistribuzione dei tweet negativi totali. Nel 2020 infatti i cluster più colpiti sono stati donne (49,91%) ed ebrei (18,45%), seguiti da migranti (14,40%), islamici (12,01%), omosessuali (3,28%) e disabili (1,95%).
Nel 2021 il primo posto è sempre occupato dalle donne (43,70%), seguite da islamici (19,57%), disabili (16,43%), ebrei (7,60%), omosessuali (7,09%) e migranti (5,61%).
Più tweet negativi che positivi
Analizzando i dati dei singoli cluster, un altro dato significativo che emerge è che in 5 cluster su 6 la percentuale di tweet negativi è più alta rispetto alla percentuale di tweet positivi (persone con disabilità: 76,1% negativi; persone omosessuali: 74,2% negativi; ebrei: 72,6% negativi; donne: 70,7% negativi; islamici: 65,2% negativi) tranne nel cluster xenofobia (49,1% negativi).
Nel 2020 invece, erano solo 3 i cluster nei quali la percentuale di tweet negativi era maggiore rispetto alla percentuale di tweet positivi. Nel dettaglio: persone con disabilità (64,2% tweet negativi), islamici (58,4% tweet negativi), donne (55,7% tweet negativi).
L’intolleranza è più diffusa al Centro e al Nord
Secondo la ricerca Vox sulla “Mappatura dell’intolleranza”, Nord Italia e Lazio sono poi i tue territori in cui più si concentra l’odio nella sua forma “antisemita” ma al Nord è anche diffusa l’”islamofobia”, in particolare nei confronti dei musulmani, in seguito all’arrivo dei talebani in Afghanistan e a ridosso del ventennale dell’attacco alle Torri Gemelle.
Tra le altre accezioni troviamo la “misoginia (diffusione a livello nazionale e una concentrazione forte nel Nord Est”), “omofobia” (diffusione nazionale, con concentrazioni al Nord e al Sud), “xenofobia” (Nord Italia e in modo molto diffuso in Campania, Puglia e Sicilia), “disabilità” con una diffusione a livello nazionale e con concentrazioni significative al Centro e al Nord.