di Ilaria Ester Ramazzotti
Era stata trasformata prima in deposito di munizioni dai nazisti e poi in un magazzino di tappeti dal regime comunista polacco. Ma nel 2000 ha riaperto le porte, dopo essere stata restaurata dall’organizzazione newyorchese Auschwitz Jewish Center Foundation. Oggi, la sinagoga Chevra Lomdei Mishnayot, costruita nel 1913 a Oswiecim (nome polacco di Auschwitz) a meno di un miglio dal sito che sarebbe diventato Auschwitz-Birkenau, ospita servizi di preghiera per i visitatori del vicino lager. Nell’antica cittadina polacca, che nei secoli scorsi fu luogo di una fiorente comunità ebraica, non abita più alcun ebreo. L’ultimo è morto proprio a cavallo del millennio.
Oltre al tempio restaurato, nel 2000 a Oswiecim è stato aperto anche un centro ebraico che comprende un museo sulla storia degli ebrei in Polonia e un piccolo caffè. Ogni anno visitano il museo circa 30 mila persone, l’1% di quanti si recano ad Auschwitz-Birkenau per le visite commemorative e didattiche. Eppure, il centro ebraico di Oswiecim, con la sua rinnovata sinagoga, racconta di quella che fu una grande e vivace comunità ebraica, con non meno di venti sinagoghe: prima della Shoah, circa 8.500 dei 14 mila abitanti della cittadina posta a est di Cracovia erano ebrei. Non solo, spiega alla Jewish Telegraphic Agency il direttore del centro ebraico Tomasz Kuncewicz: “Il tipo di preghiera che vedete qui, da parte di ebrei che hanno appena visitato Auschwitz, è spesso intensa”.
“Abbiamo pregato lì insieme, con gruppi provenienti da tutto il mondo, e ho vissuto un’esperienza grande e forte – ha detto la ventenne Ayalah Gura, che ha visitato la sinagoga Chevra Lomdei Mishnayot con la sua scuola, partendo da Israele nel 2019 -. Mi sono resa conto che mitzvah, cultura ebraica, fede, hanno tutti un obiettivo più grande, un denominatore comune. L’unione che ho vissuto lì è stata travolgente, ma anche positiva. Mi sembrava di aver riscoperto l’ebraismo e la preghiera”.
Nel tempo, i gestori del museo hanno conosciuto diverse persone nel mondo interessate a ricordare la vita ebraica di Oswiecim. Un gruppo Facebook chiamato ‘Le mie radici ebraiche provengono da Oswiecim’ mette in contatto i discendenti degli ebrei che vissero nella cittadina polacca, alcuni dei quali hanno fornito materiale d’archivio e reperti storici, fra cui fotografie e documentazioni. “Se non fosse per il museo, pochissime persone saprebbero che una comunità ebraica è esistita là per 400 anni, la sua memoria sarebbe scomparsa proprio come è successo a migliaia di comunità di tutta la Polonia”, ha detto Shlomi Shaked, il fondatore israeliano del gruppo su Facebook, la cui madre è nata a Oswiecim.
Lo storico Artur Szyndler, residente nella cittadina, riferisce come molti visitatori provenienti dall’estero rimangano sorpresi nell’apprendere che una comunità ebraica era vissuta così vicino al luogo del famigerato lager polacco. “Il motivo per cui molti ebrei si stabilirono qui furono gli eccellenti collegamenti ferroviari e di trasporto esistenti in loco, che erano l’ideale per i proprietari di fabbriche”, ha spiegato Szyndler, aggiungendo che considerazioni simili furono in seguito fatte anche dalle autorità naziste.
Prima della Shoah, riporta sempre la Jewish Telegraphic Agency, molti ebrei di Oswiecim nutrivano sentimenti positivi verso la loro città. Chaim Fischgrund, un insegnante israeliano di 74 anni il cui padre, Avraham Baruch Fischgrund, è cresciuto proprio là, ha riferito: “Mio padre ha sempre parlato calorosamente di Oswiecim; mi raccontava di aver nuotato nel fiume, e quando ho visitato il posto, l’ho visto attraverso i suoi occhi”. Il giornalista della CNN Wolf Blitzer, il cui padre è nato a Oswiecim, ha raccontato come dopo la sua prima visita ad Auschwitz nel 2015 non potesse credere a quanto la cittadina vi fosse vicino.
(Foto: Auschwitz Jewish Center)