Sembrava mancasse poco alla tregua: Hamas, il governo israeliano e perfino Abu Mazen dell’Anp riuniti al Cairo stavano discutendo sulla definizione della tregua. Ma il lancio martedì di alcuni razzi da Gaza sul Negev e l’immediata reazione israeliana, con nuovi raid sulla Striscia, hanno fatto definitivamente crollare la speranza che il sesto giorno di cessate il fuoco potesse aprire, al tavolo dei negoziati del Cairo, ad una tregua sul lungo periodo.
”Per l’undicesima volta (nelle ultime settimane, ndr) Hamas ha violato la tregua e ha continuato a sparare razzi su Israele” afferma un messaggio twitter dell’ ufficio del primo ministro israeliano”, ha dichiarato il premier israeliano Beniamin Nethanyahu.
Mentre Izzat Risheq, il capo negoziatore di Hamas al Cairo, ha dichiarato via Twitter che la possibilità di una tregua duratura tra Israele e palestinesi a Gaza è definitivamente “sfumata” e che la responsabilità “è di Israele”.
La ripresa del conflitto
Dopo il lancio di missili sulla zona di Beer Sheva, Ashdod e Netivot – 50 solo ieri – sono dunque ripresi i bombardamenti degli aerei israeliani, che hanno colpito alcuni obiettivi, facendo numerose vittime fra i palestinesi. E sembra che fra le vittime vi siano la moglie e la figlia di Mohammed Deif, comandante militare delle Brigate Izzedine al-Qassam, il braccio armato di Hamas, mentre sulle sorti di Deif regna ancora il mistero: non si sa infatti se anche lui si trovi sotto le macerie.
Intanto in Israele hanno ripreso a suonare le sirene in diverse città, comprese Tel Aviv e Gerusalemme: sarebbero circa 50 i razzi lanciati ieri dalla Striscia di Gaza e 20 quelli di oggi.
Le reazioni
Immediate le reazioni della comunità internazionale alla ripresa del conflitto. Il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, ha condannato «nei termini più forti» la rottura della tregua e ha chiesto alle parti di arrivare a un accordo per un «cessate il fuoco duraturo», mentre dagli Usa arriva la condanna di Hamas. “Siamo molto preoccupati dai nuovi sviluppi e condanniamo i nuovi lanci di missili – ha dichiarato Marie Harf, portavoce del Segretario di stato John Kerry, ribadendo il sostegno degli Usa al diritto di Israele di difendersi e sottolineando che una delle ragioni principali per cercare un cessate il fuoco era di permettere i soccorsi umanitari nella Striscia di Gaza.