«Speriamo che altri Stati seguano l’esempio della Santa Sede e riconoscano lo Stato di Palestina». Lo ha detto il presidente palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen) ricevuto in udienza dal Papa, inaugurando ufficialmente l’ambasciata palestinese presso la Santa Sede aperta nei mesi scorsi in seguito all’accordo bilaterale con il quale il Palazzo apostolico ha riconosciuto lo «Stato di Palestina».
L’accordo bilaterale che ha coronato lo stabilimento delle relazioni diplomatiche tra Santa Sede e Palestina è stato siglato a giugno del 2015 ed è entrato in vigore a gennaio del 2016.
«Abbiamo incontrato Sua Santità», ha dichiarato il leader palestinese in arabo alla stampa presente al suo arrivo all’ambasciata a pochi passi da piazza San Pietro, a via di Porta Angelica, «speriamo che altri Stati seguano l’esempio della Santa Sede e riconoscano lo Stato di Palestina».
Appena giunto il presidente palestinese ha scoperto la targa dell’ambasciata ed ha poi issato, sul lato dell’edificio, la bandiera palestinese. Alla sede diplomatica palestinese, circondata da un cordone di sicurezza, sono giunti per la cerimonia a porte chiuse il sostituto della Segreteria di Stato vaticana monsignor Angelo Becciu e il capo del protocollo monsignor José Avelino Bettencourt.
Il Papa e il presidente palestinese sono rimasti ancora qualche minuto a parlare e, a quanto riferito dai giornalisti che hanno assistito ai momenti pubblici dell’udienza, Mahmoud Abbas, in riferimento all’accordo bilaterale che ha portato all’apertura dell’ambasciata palestinese presso la Santa Sede ha affermato che «questo è il segno che il Papa ama il popolo palestinese e ama la pace».
Al termine dell’udienza papale, Mahmoud Abbas è stato ricevuto dal cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin, accompagnato da monsignor Paul Gallagher, segretario per i Rapporti con gli Stati. «Nel corso dei cordiali colloqui – ha riferito la Sala stampa vaticana – si sono rilevati anzitutto i buoni rapporti esistenti tra la Santa Sede e la Palestina, suggellati dall’Accordo globale del 2015, che riguarda aspetti essenziali della vita e dell’attività della Chiesa nella società palestinese. In tale contesto, si è ricordato l’importante contributo dei Cattolici in favore della promozione della dignità umana e in aiuto dei più bisognosi, particolarmente nei campi dell’educazione, della salute e dell’assistenza. Ci si è quindi soffermati – prosegue la nota – sul processo di pace in Medio Oriente, esprimendo la speranza che si possano riprendere i negoziati diretti tra le Parti per giungere alla fine della violenza che causa inaccettabili sofferenze alle popolazioni civili e ad una soluzione giusta e duratura. A tale scopo, si è auspicato che, con il sostegno della Comunità internazionale – puntualizza la nota – si intraprendano misure che favoriscano la reciproca fiducia e contribuiscano a creare un clima che permetta di prendere decisioni coraggiose in favore della pace. Non si è mancato di ricordare – conclude la nota vaticana – l’importanza della salvaguardia del carattere sacro dei Luoghi Santi per i credenti di tutte e tre le religioni abramitiche. Particolare attenzione è stata infine dedicata agli altri conflitti che affliggono la Regione».