di Marina Gersony
Parigi, aggredito a casa sua lo scrittore Marek Halter. Lo annuncia l’agenzia Ansa in un breve comunicato ripreso dalle principali testate. Secondo le prime ricostruzioni, l’agguato è avvenuto nella notte fra venerdì e sabato. Due uomini con il passamontagna hanno colpito il malcapitato intimandogli di non gridare. Lo ha raccontato lui stesso a Le Figaro, precisando che i due uomini «non hanno rubato nulla», lasciando anche sul tavolo la sua carta di credito «per mostrare che non era quella che gli interessava».
Una dichiarazione alla quale si aggiunge quella rilasciata a Repubblica dall’intellettuale di origine polacca che proprio in questi giorni sta ultimando il romanzo Un mondo senza profeti: «Mi ero addormentato sulla sedia mentre stavo rileggendo il mio manoscritto, quando ho percepito una presenza e ho visto un uomo incappucciato sopra di me e un altro davanti alla porta. Indossavano guanti neri, mi sembravano agili, professionali. Ho afferrato quello che era vicino a me per chiedergli cosa stesse facendo a casa mia. Mi ha preso a calci un paio di volte, lasciandomi con dei lividi e alcune ferite. Mi ha urlato: “se gridi sei morto” e poi sono andati via».
Mentre gli inquirenti stanno indagando, la domanda che si pone è se si tratti dell’ennesimo episodio antisemita in Francia. Del resto, come abbiamo spesso denunciato su questo stesso giornale attraverso inchieste, approfondimenti e interviste, l’ostilità nei confronti degli ebrei e le azioni scellerate nei loro confronti fanno parte di un corposo elenco drammaticamente noto. Proprio in questi giorni di quindici anni fa venne ritrovato il corpo senza vita di Ilan Halimi (articolo Mosaico, 21 Gennaio 2021), il giovane sequestrato e torturato per tre settimane e poi lasciato agonizzante sui binari del treno da un gruppo di arabi, capeggiato dal fondamentalista islamico Youssouf Fofana. Lo stesso Halter ha affermato a caldo che l’uscita del suo prossimo libro in cui attacca l’intellighenzia religiosa, potrebbe non essere estranea all’aggressione di notte a casa sua. Anche perché non è la prima volta che lo scrittore è stato oggetto di insulti antisemiti o razzisti, come da lui precisato.
Chi è Marek Halter? Halter nasce a Varsavia nel 1936. Costretto alla fuga assieme alla famiglia nel 1940, si trasferisce nel 1950 in Francia, dove per la prima volta entra in contatto con la democrazia, di cui da quel momento si farà strenuo promotore. È, infatti, il fondatore del Comitato Internazionale per la Pace Negoziale in Medio Oriente e della rivista Elementi, che vede per la prima volta la collaborazione tra giornalisti israeliani e palestinesi. Crea inoltre, insieme a un gruppo di giovani, SOS Racisme per rispondere al crescente antisemitismo in Francia già presente all’inizio degli anni ’80. Nel 1992-93 partecipa all’organizzazione degli incontri segreti che porteranno agli accordi di Oslo e al primo incontro tra Shimon Peres, Yitzhak Rabin et Yasser Arafat. Un uomo poliedrico dalla personalità sfaccettata: inizialmente mimo al fianco di Marcel Marceau, poi pittore, scrittore e regista cinematografico, si è interessato particolarmente alla storia ebraica e al tema dei “Giusti”, coloro che durante la Seconda Guerra Mondiale hanno rischiato la propria vita per salvare degli ebrei. Il suo film del 1994 su questo tema ha aperto il Festival di Berlino. Tra i suoi libri ricordiamo: Il Folle e i Re, Abraham, I figli di Abramo, La Regina di Saba e Il cabalista di Praga (2010).
In un’intervista esclusiva al Giornale del 2009 (Io, l’intellettuale che sussurra ai potenti), lo scrittore tra i più ascoltati dai grandi della politica, aveva raccontato di come a colpi di cultura fosse riuscito ad aprire molte porte: «Le parole sono più potenti dei Kalashnikov», amava ripetere. Come se niente fosse, prendeva e partiva per andare a Damasco e fare due chiacchiere con Meshal, leader di Hamas, personaggio da prendere (si presume) con le pinze. Prima ancora aveva incontrato Bashar al-Assad, il presidente siriano con cui aveva intavolato una vivace conversazione sulla crisi mediorientale. In breve, Marek Halter, pittore, romanziere, leader dell’ebraismo e dell’antirazzismo mondiale, vanta una biografia che parla da sola. Considerato da molti un intellettuale scomodo, lui non si è mai curato delle chiacchiere ed è andato avanti per la sua strada: «Se digita il mio nome su google, vedrà che ne escono di cotte e di crude», ha detto facendosi una bella risata.
QUI l’intervista integrale a firma di Marina Gersony.