Ahmadinedjad in campagna elettorale: via il chador e guerra alla comunità internazionale

Mondo

di Leone Finzi

Duplici e contrastanti sono i segnali che giungono in questi giorni dall’Iran – uno positivo, l’altro negativo e pericoloso.

Il primo riguarda le donne iraniane. Il governo infatti ha approvato un nuovo codice di abbigliamento che consente di indossare anche abiti all’occidentale: il chador insomma non sarà più obbligatorio e indossare un cappotto sbottonato, un hijab colorato, o un mantello al ginocchio,  non sarà più contro la legge e punibile – come è stato finora – anche con il carcere.

Una mossa elettorale per conquistare voti presso il ceto medio messa in atto dalla fazione laica di Ahmadinejad contro il partito dei religiosi ultraconservatori dell’ayatollah Khamenei, dicono in molti. Forse; e la quasi contemporanea notizia sulla minaccia di chiusura dello Stretto di Hormuz, potrebbe confermare che proprio di campagna elettorale si tratta.

Qualora la comunità internazionale applicasse all’Iran sanzioni economiche per bloccare il suo programma nucleare, Teheran chiuderà il passaggio delle navi attraverso lo stretto di Hormuz. Questo è quanto hanno comunicato ieri le fonti iraniane, suscitando come era da attendersi, l’immediata risposta degli americani: non sarà tollerata alcuna interruzione del libero passaggio di beni attraverso lo stretto che collega il Golfo di Oman con il Golfo Persico, hanno fatto sapere da Washington.

Il portavoce della V Flotta americana con base a Manama nel Bahrein, ha osservato che il passaggio di merci e servizi da Hormuz “è vitale per la prosperità globale” e “chiunque minacci di interromperne la libertà di navigazione è da considerarsi fuori dalla comunità delle nazioni”. “Ogni impedimento alla navigazione non sarà tollerato” ha concluso.

Anche l’Unione europea ha mostrato di non farsi intimidire dalle minacce di Teheran, ribadendo di non voler rinunciare a nuove sanzioni economiche, dopo che l’ultimo rapporto dell’Aiea (Agenzia internazionale dell’energia atomica) aveva denunciato gli scopi militari del programma nucleare iraniano.

Il numero uno della marina iraniana, l’ammiraglio Habibollah Sayari, ha dichiarato a sua volta al network Press Tv  che chiudere al traffico internazionale lo stretto di Hormuz sarebbe “più facile che bere un bicchier d’acqua; ma per ora – ha aggiunto – non abbiamo bisogno di farlo, dal momento che abbiamo il Golfo di Oman sotto controllo, e possiamo controllare il transito”.

Parole queste ultime che per certi aspetti sembrano proprio funzionali ad un discorso elettorale per l’acquisto di consenso all’interno del paese – un consenso che, come s’è detto prima, Ahmadinejad cercherebbe anche attraverso la “fashion revolution”. Grazie a queste due “mosse” insomma, sia le fazioni più moderate che quelle più oltranziste e antioccidentali, potrebbero trovare di nuovo in Ahmadinejad il leader da sostenere alle prossime elezioni.