di Paolo Castellano
In un’intervista rilasciata il 29 ottobre al Jerusalem Post, Jonathan Greenblatt, capo dell’Anti Defamation League (ADL), ha sostenuto che alcuni politici americani stiano normalizzando l’antisemitismo e che questo fenomeno abbia gravi ripercussioni sugli ebrei statunitensi, come dimostra la recente strage avvenuta a Pittsburgh.
Greenblatt parla di dog whistle, un’espressione presa in prestito dal mondo degli educatori cinofili. Per addestrare i cani si utilizza un fischietto che produce un suono che gli umani non percepiscono. Così accade anche nella vita politica americana. I politici più aggressivi incitano i propri elettori attraverso dei termini che provocano sentimenti di odio e avversione, ma che non sono percepiti dall’opinione pubblica come contenitori di intolleranza e di rabbia. Una tendenza, questa, che una volta trovava terreno fertile nei margini della società, mentre oggi è ampiamente sdoganata nel dibattito pubblico.
Il dog whistle, ad esempio, funziona molto bene con la parola “globalisti”, il più delle volte riferita a grandi investitori ebrei che operano nella finanza: «Ho il timore che l’antisemitismo diventi una cosa normale – letteralmente. Mi preoccupa il fatto che troppe persone sbarrino gli occhi quando certi politici evocano George Soros o il finanziere Sheldon Adelson. Scuotono la testa e danno tutto per certo», ha spiegato Greenblatt.
L’antisemitismo entra in scena quando i complottisti sostengono che il globalismo sia una strategia dei gruppi ebraici molto potenti che controllano il mondo e l’economia del pianeta. Un leitmotiv già presente durante gli anni del nazi-fascismo.
Il capo dell’ADL ha inoltre aggiunto che ormai gli Stati Uniti sono una nazione in cui non si conversa più e in cui sta crescendo l’antisemitismo. Ogni anno, l’organizzazione non governativa ebraica pubblica delle inchieste sui livelli di antisemitismo in America e nel resto del mondo, tenendo sotto controllo i programmi tv e la carta stampata.
«Per noi i dati sono molto importanti. I numeri non mentono. Penso infatti che l’atmosfera politica tossica si sia incrementata con l’accesso ai social media che hanno allevato e amplificato le voci peggiori», ha sottolineato Greenblatt che però ha ammesso che Donald Trump fortunatamente ha condannato gli atteggiamenti di odio nei confronti degli ebrei.
«Indubbiamente il presidente ha la più larga piattaforma, il più grande megafono e solo col potere delle sue parole può contribuire a combattere l’antisemitismo», ha concluso il rappresentate dell’Anti Defamation League.
Photo credit: (Moment Magazine)