di Paolo Castellano
I recenti insulti del presidente iraniano Hassan Rouhani non sono finiti in cavalleria, come al solito. Anzi, sono stati criticati da importanti nazioni come la Germania e l’Austria. Anche l’Unione Europea si è unita all’indignazione diplomatica.
Il 24 novembre, durante una conferenza, il presidente Rouhani ha definito Israele “un tumore cancerogeno”. L’esponente iraniano ha inoltre fatto un appello, chiedendo a tutti i musulmani del mondo di unirsi e distruggere Israele. In più, Rouhani ha etichettato lo Stato ebraico come “un falso regime”.
Come riporta Israel National News, Heiko Maas, ministro degli Esteri della Germania, ha respinto gli insulti del governo iraniano, diramando un comunicato il 26 novembre: «Il governo tedesco ha protestato contro le inaccettabili frasi del presidente iraniano Rouhani e le ha condannate nei termini più duri possibili. Il diritto d’esistenza di Israele non può essere messo in discussione e non è negoziabile. La Germania non tollererà qualsiasi altro simile tentativo».
Allo stesso modo, il cancelliere austriaco Sebastian Kurz ha risposto agli insulti iraniani: «Condanno duramente le inaccettabili parole del presidente Rouhani nei confronti di Israele. Discutere sull’esistenza di Israele e chiederne la distruzione è assolutamente inaccettabile».
Anche ai vertici dell’Unione Europea hanno dato fastidio le male parole dell’Iran sullo Stato ebraico. Il 25 novembre, l’UE ha infatti diffuso un messaggio sull’accaduto: «Le dichiarazioni del presidente Rouhani sulla questione della legittimità di Israele sono totalmente inaccettabili. Sono inoltre incompatibili con la necessità di affrontare le dispute mondiali con il dialogo e il diritto internazionale».
Come è noto, gli insulti di Rouhani a Israele non sono un atteggiamento inedito, benché diversi esponenti politici stranieri lo considerino un moderato. L’attuale presidente iraniano, come altri funzionari dell’Iran, ha più volte invocato la distruzione dello Stato ebraico. Israele come “cancro” è l’insulto iraniano più gettonato.
Photo credit: (The Economic Times)