Anonymous? Alla fine, è bipartisan…

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Lo scorso novembre Israele, mentre era impegnato nell’operazione Pillar of Defence contro Hamas, si trovava a fronteggiare un altro genere di attacco: quello sferrato dagli hacker di Anymous contro i siti del governo e i computer di milioni di cittadini israeliani. Un cyber-attacco coordinato da Anonymous e denominato #OpIsrael, come espressione di solidarietà  ai palestinesi di Gaza, e di condanna di Israele per i bombardamenti nella Striscia.

E’ sorprendente, si legge oggi su The Times of Israel, come hacker arabi siano riusciti in questo attacco massiccio ai computer e ai siti israeliani in un momento di tale tensione; ma altrettanto sorprendente, si legge ancora è il fatto  che questo genere di attacchi non abbiano risparmiato i regimi arabi. Importanti operazioni di hackeraggio sono state condotte infatti contro quasi tutti i paesi del Medio Oriente, dalla Tunisia, all’Egitto, alla Siria, all’Arabia Suadita e persino all’Iran, e provocando, a quanto pare, più danni di quelli di #OpIsrael.

Secondo Tal Pavel, docente dell’Università di Tel Aviv,  esperto di internet nel Medio Oriente e amministratore del sito Middleeasternet.com “la preoccupazione principale di Anonymous, e la ragione principale degli attacchi informatici, è quello di evitare la censura su Internet. Il credo di Anonymous è quello di promuovere la libertà di espressione individuale nel mondo, online e fisico “.

Pavel è intervenuto all’annuale incontro della Internet Israel Association (ISOC-IL), dove le migliori aziende leader del settore si sono riunite la settimana scorsa per discutere delle tendenze future della tecnologia dei motori di ricerca, della TV, dell’Internet marketing, di giochi e branding.

Anonymous ha spiegato Pavel è un gruppo che si è assunto il compito di “correggere” gli errori della società, a cominciare dalla censura e dalla repressione dei governi, fino alle campagne contro l’ingiustizia sociale, la pedofilia e persino gli UFO.
L’identità degli hacker di Anonymous è quasi sempre sconosciuta, ma dal modo in cui pensano e si comportano, sembra che fra di essi ci siano molti ragazzini . “Per Anonymous – ha spiegato ancora Pavel – esiste solo il bianco e il nero, non ci sono zone d’ombra. Tutto è semplice.”

Anonymous, osserva Pavel, non è un gruppo organizzato. “Non c’è nessun tipo di associazione ufficiale, nessun comitato che possa cancellare dichiarazioni o prese di posizione. Nessuno può pretendere di essere un portavoce o un presidente. E’ l’anarchia definitiva”. “Ci sono anche interessi in competizione fra loro, così, mentre vi è un grande gruppo Anonymous che sostiene l’attacco # OpIsrael contro obiettivi israeliani, esiste anche una pagina Facebook denominata Anonymous Israel (in realtà, ci sono nove gruppi Anonymous Israel su Facebook…).

L’unico e ultimo obiettivo di quelli che aderiscono ad Anonymous è l’impegno per la libertà di Internet. Così, durante l’operazione # OpIsrael, mentre gli hacker (presumibilmente arabi, turchi, iraniani) attaccavano i siti israeliani, altri davano istruzioni agli arabi di Gaza su come comunicare con il mondo esterno nel caso in cui Israele avesse interrotto i collegamenti via Internet. Cosa che Israele non ha fatto, a differenza dei regimi repressivi arabi che hanno subito numerosi attacchi da parte di hacker – operazioni a volte innescate da una crisi, altre volte no.
Agli arabi sauditi, per esempio, Anonymous suggerisce di utilizzare un software di protezione dell’anonimato chiamato TOR che permette di navigare su Internet in qualsiasi momento. Chi si dota di questo software non può partecipare agli attacchi (“Tutta la rete è controllata dalla vostra polizia ed è troppo semplice per loro individuarvi”), ma può riferire su quanto sta accadendo nel paese attraverso i social networks.

La tattica preferita da Anonymous è l’attacco DDoS: gli hacker “ordinano” a decine o centinaia di migliaia di computer di accedere a un server specifico in un momento specifico con l’obbiettivo di sovraccaricare il server e così di costringerlo a chiudere. Questa tattica ha avuto successo in più occasione, soprattutto nei paesi in cui le reti sono ancora poco sviluppate (in base a quanto riferito dalle pagine Anonymous su Facebook, gli attacchi DDoS hanno avuto successo in Egitto, Tunisia, Siria e Pakistan).
Secondo il ministro delle finanze israeliano, Yuval Steinitz, nei primi cinque giorni dell’operazione Pillaof defence, Israele è riuscito a respingere circa 44 milioni di attacchi DDoS.

“Ma se da Anonymous  può partire un attacco contro Israele, gli israeliani non devono sentirsi un target speciale di Anonymous”, ha detto Pavel. ” Nel corso degli ultimi anni, Anonymous ha attaccato quasi tutti i paesi del Medio Oriente, nessuno ne è rimasto immune. Gli israeliani, da questo punto di vista, non devono sentirsi sotto attacco più degli altri”. Tra le attività dell’ultimo periodo Pavel ha segnalato un attacco di tipo DDoS alla Cina ( contro la censura, le limitazioni di accesso a Internet, ma anche contro il lavoro minorile); il tentativo di cancellare i database dei server australiani (che contengono la “lista nera” di agenti immobiliari e assicurativi che dovrebbero pagare una tassa per essere cancellati), un attacco a un canale YouTube che diffonde video a pagamento di Anonymous e infine l’invito ad aderire all’operazione “Last Call, to End it All”, ovvero un’operazione per la distruzione degli attuali sistemi di governo e l’inizio di una “nuova era”. Per quelli di Anonymous ha concluso Pavel, Israele è solo un paese in più da “abbattere” – non è migliore o peggiore di altri.