di Roberto Zadik
Nonostante gli sforzi di questi anni e i notevoli progressi compiuti negli ultimi decenni, la Germania conferma l’estrema complessità dei suoi rapporti con il mondo ebraico locale e torna la paura fra gli ebrei tedeschi dopo i due attacchi antisemiti avvenuti a Berlino, lo scorso 13 settembre.
A darne notizia il sito Jewish Telegraphic Agency che in un articolo, firmato dal giornalista Toby Axelrod e uscito lo scorso 19 settembre, racconta dell’aggressione subita da Ariel Kirzon, 43 anni, rabbino della Comunità di Potsdam, sobborgo berlinese ed esponente del movimento Chabad Lubavich, assalito solo perché, sul marciapiede davanti alla stazione della metropolitana, stava parlando al cellulare in ebraico.
Secondo la ricostruzione dei fatti, l’uomo sarebbe stato spintonato ed insultato da uno sconosciuto che l’avrebbe insultato chiamandolo “lurido ebreo”. Scioccato dall’episodio, egli ha affermato che suo figlio 13enne, presente assieme a lui al momento dell’aggressione, terrorizzato dal vivere in Germania avrebbe chiesto ai genitori di emigrare negli Stati Uniti.
“Ho viaggiato varie volte negli Usa” ha aggiunto Kirzon, nato in Ucraina ed emigrato in Germania dieci anni fa, “ma lì non mi è mai successo nulla del genere”. Poche ore dopo, sempre in quel violento mercoledì berlinese, un uomo di 33 anni è stato picchiato ed insultato da due ignoti che a bordo di un treno, secondo la polizia, l’avrebbero malmenato colpendolo ripetutamente alla testa e nella parte superiore del corpo. Durante lo scontro, un passeggero ha invano cercato di difendere la vittima che, successivamente, è stata costretta a scendere dal treno mentre l’aggressore è tranquillamente rimasto a bordo del mezzo. Fortunatamente le ferite dell’uomo aggredito non sarebbero preoccupanti, ma vista la gravità di questi due episodi, la polizia sta indagando su entrambi i casi e, nel caso di Kirzon, gli investigatori hanno affermato di stare controllando le telecamere della stazione compiendo vari accertamenti anche se i colpevoli si sono dileguati facendo perdere le loro tracce.
Secondo le statistiche del Centro di Ricerca e Informazione sull’Antisemitismo, organizzazione tedesca nota come RIAS, gli attacchi antisemiti a Berlino sarebbero in forte aumento e solamente nel 2021 nella capitale del Paese sarebbero avvenuti 1.052 attacchi, ventidue dei quali sarebbero aggressioni fisiche.
Un aumento considerevole visto che nel 2020 gli attacchi erano 1.019 e nel 2019 circa 886. Ma quali sono state le reazioni dei leader ebraici tedeschi? I dati avrebbero destato preoccupazione fra di loro, considerando le stime fornite a maggio dalla Polizia Criminale Federale tedesca, l’equivalente dell’FBI americana, che, dal 2021, registrano un aumento delle aggressioni antisemite del 29 percento.
Profondamente colpito da quanto accadutogli, Kirzon ha invitato le autorità ad intensificare i controlli, in vista delle imminenti festività autunnali, richiedendo, secondo i media tedeschi, lo stazionamento di una pattuglia della polizia davanti alla sua sinagoga non solo in questo periodo ma per tutto l’anno. A quanto pare, egli era già stato vittima di attacchi antisemiti. Infatti nel 2019 durante le festività di Pesach, la Pasqua ebraica, mentre camminava con la famiglia per strada era stato insultato, sembra in russo, da quattro loschi individui apparentemente ubriachi. Parolacce ed urla a squarciagola ma nessuna violenza fisica da parte di quei malintenzionati che secondo lui “volevano solo provocarmi, per vedere se avrei reagito o pensavano che non capissi il russo”. Egli ha successivamente raccontato l’incidente, oltre che al sito, anche alla Polizia Criminale tedesca sottolineando di non aver perso la calma “ho continuato a camminare perché avevo già sperimentato episodi analoghi in Ucraina. Un mio amico aveva cercato di difendersi ma era stato aggredito dai responsabili”.
Molto interessante l’articolo che, apparso sul Algemeiner e firmato da Sharon Wrobel , ha messo in luce che il Rabbino Kirzon, intervistato dal quotidiano Bild, avrebbe dichiarato che “l’aggressore probabilmente era un arabo” e che l’avrebbe aggredito, non solo perché parlava ebraico ma riconoscendone l’inconfondibile abbigliamento ortodosso e i suoi tzitziot. L’aggressore l’ha prima spintonato e poi, urlandogli contro, l’ha afferrato per il vestito alzando le mani contro di lui. Secondo il sito ejpress.org il gesto è stato condannato dal Ministro della Cultura di Brandeburgo, Manja Schule che ha definito questo attacco “inaccettabile” esprimendo solidarietà al rabbino aggredito e alla Comunità ebraica con queste parole “non abbiate paura, siamo al vostro fianco, per una vita ebraica tutti assieme ed in mezzo a noi”.