di David Fiorentini
La polizia olandese ha arrestato oltre 150 tifosi dell’AZ Alkmaar che intonavano cori fortemente antisemiti mentre procedevano verso la Johan Cruyff Arena di Amsterdam per la partita contro l’Ajax.
Il Chairman della European Jewish Association, il rabbino Menachem Margolin, ha ringraziato le forze dell’ordine olandesi per la loro azione e ha chiesto al consiglio di amministrazione dell’AZ Alkmaar di avviare un’iniziativa educativa con la partecipazione della prima squadra, nonché di adottare la definizione di antisemitismo dell’International Holocaust Remembrance Alliance (IHRA).
“L’antisemitismo non ha posto e non deve essere tollerato nell’Europa del 2023. Chi non lo contrasta oggi, si ritroverà domani oggetto dello stesso odio da parte di quegli stessi teppisti”, ha dichiarato Margolin.
Purtroppo, non è il primo caso di antisemitismo legato al mondo del calcio olandese, specialmente in relazione alla squadra della capitale. L’Ajax FC ha profondi legami culturali con il popolo ebraico, a partire dalla vicinanza del suo stadio all’ex ghetto della città, fino ai numerosi dirigenti e giocatori ebrei passati per le sue fila. Per di più, il principale gruppo ultras si chiama “Super Jews”, che non di rado fa intravedere bandiere d’Israele o altri richiami simbolici all’ebraismo tra gli spalti.
Una relazione di alti e bassi, perché se da un lato la squadra celebra la storica presenza ebraica nella città, dall’altro spesso genera gravi episodi di antisemitismo.
Ad esempio, lo scorso anno, due tifosi del Feyenoord (rivale dell’Ajax) sono stati arrestati per aver disegnato un graffito che ritraeva il calciatore Steven Berghuis con un pigiama a righe, la stella di David gialla e un grosso naso adunco.
Nonostante i responsabili siano stati immediatamente arrestati e condannati a svolgere 60 ore di servizi sociali e a visitare il Memoriale dell’Olocausto ad Amsterdam, rimane una ferita aperta che continua a far soffrire la Comunità ebraica locale