di Redazione
Argentina, lo Stato sudamericano delle Ande, dei laghi glaciali e delle pianure della Pampa; il Paese famoso per il ballo e la musica del tango, con Buenos Aires, capitale immensa e cosmopolita, ma anche il Paese dalla storia ricca e complessa che ha attraversato periodi di splendore e di profonda crisi.
Attualmente, l’Argentina è al centro dell’attenzione mediatica a seguito dell’elezione del neo presidente Javier Milei, l’eccentrico sostenitore dell’anarco-liberismo, figura di spicco di 53 anni che ha conquistato l’elettorato argentino. Economista di estrema destra, Milei è etichettato dai suoi oppositori come un pericoloso populista, in parte a causa del suo linguaggio considerato provocatorio, audace e mancante di rispetto. Oltre alla sua posizione politica, Milei è noto per il suo stretto legame con la fede ebraica e Israele. In alcune interviste ha espresso il desiderio di dedicarsi allo studio della Torah al termine della sua carriera politica, leggendo regolarmente il testo sacro e intrattenendo conversazioni su Whatsapp con il rabbino Shimon Axel Wahnish, capo della comunità ebraica sefardita marocchina in Argentina. Tuttavia, come riportato da Haaretz, la sua passione per l’ebraismo e il suo sostegno a Israele sono oggetto di controversie anche nella vasta comunità ebraica dell’America Latina, che si riserva di giudicare se tali legami saranno alla fine positivi per la comunità. In questo contesto della nuova presidenza, l’Argentina è sotto il mirino anche della comunità internazionale che sta osservando con attenzione l’evoluzione della situazione e le misure che potrebbero avere un impatto significativo sulla società e sull’economia argentina, potendo portare a tensioni sociali e politiche.
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UNA COINVOLGENTE SERIE TELEVISIVA
L’emigrazione ebraica in Argentina è stata un fenomeno importante e duraturo, che ha avuto un impatto non marginale sulla società. Gli ebrei hanno contribuito in modo significativo allo sviluppo economico, culturale e sociale del Paese, ma hanno anche dovuto affrontare seri episodi di antisemitismo.
Il rapporto complesso tra ebrei e Argentina – una storia affascinante di integrazione e discriminazione – emerge nella serie TV Iosi, la spia pentita (2022) su Prime Video, diretta da Daniel Burman e sceneggiata da Sebastián Borensztein (Criminali come noi – La Odisea de los Giles). La serie è un importante contributo alla comprensione della storia e della società argentina, offrendo una visione sfaccettata del Paese e mettendo in luce sia gli aspetti positivi che quelli negativi e riscrivendo con maestria un capitolo oscuro della storia.
VIDEO “Iosi, la spia pentita”
Attraverso la vita movimentata di Iosi, un agente dei servizi segreti argentini infiltratosi nella comunità ebraica, lo spettatore si immerge nella realtà intricata di un uomo alla ricerca di sé stesso e del suo Paese. Il vero nome di Iosi è José Pérez (interpretato da Gustavo Bassani), un giovane attraente e sveglio con l’incarico di prevenire un presunto piano di conquista della Patagonia per creare una sorta di “seconda Israele” sudamericana. Iosi ha il compito di spacciarsi per ebreo e infiltrarsi nella comunità ebraica per diversi anni e carpirne i segreti più nascosti. Così impara l’ebraico e le tradizioni, assimila il modo di comportarsi e la mentalità di una comunità che lo accoglie a braccia aperte dopo la diffidenza iniziale. In questo compito è monitorato da Claudia (Natalia Oreiro), un’altra spia, spregiudicata e antisemita. Iosi riesce così a ottenere alcuni documenti importanti che sarebbero stati utilizzati per perpetrare il peggior attacco al continente americano prima delle Torri Gemelle: l’esplosione dell’edificio AMIA a Buenos Aires nel 1994, successivo al terribile attentato all’Ambasciata israeliana il 17 marzo 1992 che ha scosso l’intera città e la comunità internazionale. La versione ufficiale, attribuendo la responsabilità a una cellula islamista legata all’Iran, ha sempre lasciato molti dubbi.
Il regista Daniel Burman, già noto per la sua qualità e serietà (vincitore dell’Orso d’Argento a Berlino nel 2004 con L’Abbraccio Perduto), si impegna in modo appassionato. Ebreo argentino, Burman porta la sua profonda comprensione della realtà ebraica, offrendo uno sguardo attento su un periodo turbolento e sfruttando abilmente il salto temporale per raccontare fatti realmente avvenuti attraverso le vicissitudini di Iosi. Intrappolato in una situazione incerta e ambigua, braccato e costretto alla violenza per sopravvivere, la storia e la personalità complessa di Iosi si svelano attraverso le sue confessioni alla giornalista Miriam Lewin, aggiungendo uno strato di mistero e tensione.
Iosi, la Spia Pentita è un racconto senza pretese politiche dirette o tesi preconcette. Scava nella verità sfuggente, offuscata persino per i protagonisti, confondendo gli spettatori con risposte che vengono poi smentite dai fatti. Ispirata da un libro-inchiesta di Horacio Lutsky e Miriam Lewin, la serie si propone di sfidare questa versione, intrecciando storie sentimentali, riflessioni sulla realtà politico-sociale dell’epoca e suspense dosata con precisione in due stagioni: da un lato si basa su fatti reali e personaggi della fiction mostrando la grande accoglienza che il popolo argentino ha sempre riservato agli ebrei, una comunità tra le più grandi e vibranti del mondo che ha contribuito in modo significativo alla cultura e alla società del Paese. Dall’altro lato, la serie mette in luce anche il problema dell’antisemitismo, che è sempre stato presente in Argentina, anche se in forme diverse.
Il personaggio di Iosi emerge come un antieroe complesso, un traditore che, nel corso della trama, affronta resistenze culturali, si interroga sul ruolo e si confronta con la propria doppiezza. La regia di Burman offre un’analisi approfondita, trasformando il personaggio in un viaggio introspettivo di disperazione, impotenza, colpa e rabbia, senza mai perdere la sua umanità. Il cast, ricco di talento, evita stereotipi, regalando personaggi coinvolgenti grazie a interpreti eccezionali come Gustavo Bassani, Natalia Oreiro e Alejandro Awada.