La ‘presidenta’ argentina Christina Kirchner non verrà incriminata per il presunto coinvolgimento nell’attentato all’AMIA nel 1994, su cui stava indagando il procuratore generale Alberto Nisman, trovato morto in circostanze ancora non del tutto chiare nel suo appartamento a Buenos Aires lo scorso 19 gennaio. Lo ha deciso il giudice federale argentino Daniel Rafecas, sostenendo che non ci sono prove nei documenti di Nisman: «Non c’è una sola prova o un solo indizio, nemmeno circostanziale, che punti verso il capo di Stato».
Nisman sosteneva che la Kirchner avesse chiesto al suo ministro degli Esteri Hector Timerman e ad altri funzionari di attivarsi per trovare una qualche forma di immunità per alcune persone di origini iraniane sospettate per l’attacco, sperando così di migliorare i rapporti diplomatici e commerciali con l’Iran per pure questioni economiche legate alla fornitura di petrolio. La teoria di Nisman era stata poi confermata dal procuratore federale Gerardo Pollicita, che era stato nominato a capo dell’inchiesta dopo la morte di Nisman: Pollicita aveva presentato il caso a Rafecas, che doveva decidere se procedere o meno con l’incriminazione.
Il procuratore federale Pollicita può ora fare appello contro la decisione di Rafecas.
Solo una settimana fa 400mila persone erano scese in piazza a Buenos Aires per una marcia silenziosa contro la presidente, al centro ormai da anni delle polemiche.