di Paolo Castellano
Argentina: ci sono novità sul caso Nisman, il procuratore argentino che venne assassinato nel 2015 mentre stava indagando sull’attacco bomba al centro ebraico AMIA di Buenos Aires. Le ultime indagini hanno stabilito con certezza che Nisman fu drogato e picchiato prima di essere giustiziato. Gli assassini avrebbero voluto manipolare la scena del crimine per simulare un suicidio e depistare gli inquirenti.
Le nuove rivelazioni
Come riporta il The Times of Israel, le recenti svolte sulle indagini sono contenute in un documento che è stato consegnato il 22 settembre al giudice federale Julián Ercolini e al procuratore Eduardo Taiano. Quest’ultimo attualmente sta indagando sulla morte dell’ex-procuratore. Il principale sospettato è Diego Lagomarsino, un tecnico informatico di 37 anni che lavorava dal 2007 con Alberto Nisman. Lagomarsino è sotto i riflettori giudiziari perché fu l’ultimo uomo che vide il procuratore vivo dopo avergli consegnato una arma da fuoco di marca Bersa.
Come scritto nel proprio memorandum, il tecnico informatico si recò presso l’alloggio di Nisman per consegnargli una pistola calibro .22 “molto vecchia” per difesa personale. Dopo poche ore dalla visita di Lagomarsino, Nisman venne trovato senza vita a causa di un colpo alla nuca in prossimità dell’orecchio destro. Finora è stata accertata solo la consegna dell’arma.
Le nuove indagini sono state condotte da investigatori forensi appartenenti al corpo di polizia argentina di frontiera. Le recenti analisi tossicologiche sul corpo di Nisman hanno rinvenuto alcune tracce di ketamina, una sostanza anestetica usata per sedare gli animali e per fabbricare delle droghe molto in voga nelle realtà metropolitane. Le analisi hanno inoltre rilevato dei segni causati da una colluttazione. Gli inquirenti pensano infatti che Nisman sia stato aggredito da due persone che lo avrebbero immobilizzato e sedato nel suo alloggio.
Il procuratore Taiano ha dichiarato che non è ancora stata definita la precisa ora del decesso di Nisman. Se verrà confermata un’ora diversa, l’alibi di Lagomarsino potrebbe subire un duro colpo. Secondo il quotidiano La Nacion, Lagomarsino è da tempo sotto stretta sorveglianza per evitare una sua fuga all’estero. Da quando il procuratore Eduardo Taiano ha preso le redini delle investigazioni sul caso Nisman, nei suoi confronti sono fioccate parecchie minacce di morte. Taiano ha nominato una commissione interdisciplinare per analizzare la scena del crimine e far luce sull’assassinio di Nisman.
Il coinvolgimento dell’Iran
Gli investigatori argentini sono convinti che i responsabili dell’attacco terroristico all’AMIA siano i membri di un gruppo iraniano legato a Hezbollah. Nisman quindi fu assassinato perché stava raccogliendo scottanti prove che avrebbero portato a processo il presidente Cristina Fernandez de Kirchner con l’accusa di aver protetto i mandanti iraniani inquinando le indagini. L’ex-procuratore scoprì che l’Iran aveva commissionato l’attentato e che Hezbollah aveva inviato un kamikaze per far saltare l’AMIA: era il 18 luglio del 1994 quando il terrorista Ibrahim Berro guidò un Renault Trafic imbottito di esplosivo contro l’edificio. Morirono 85 innocenti.
Gli inquirenti argentini inoltre sono convinti che l’Iran progettò e mise in pratica un altro terribile attentato terroristico avvenuto nel 1992 nei pressi dell’ambasciata israeliana a Buenos Aires in cui vennero assassinate 29 persone.