La prima donna nel mondo musulmano.
Quando le chiedevano cosa avrebbe voluto fare da grande rispondeva: il giudice. Adorava seguire il padre avvocato nei tribunali. Invece delle storie per bambini leggeva ogni tipo di materiale legale che trovava a casa, ma mai e poi mai avrebbe immaginato di diventare la prima donna nel mondo musulmano che siede a capo di un tribunale islamico.
Asmahan Youssef Al-Wihidi, 33 anni, tre figli, è stata nominate Khadi, presidente di corte islamica, dalla Autorità Palestinese per Hevron, insieme alla collega Khulud Mohamed Ahmed Faqih per Ramallah. La corte islamica si occupa del diritto di famiglia, un parallelo del tribunale rabbinico israeliano. Matrimoni, divorzi, alimenti, diritti della donna, questi gli argomenti che più interessano Asmahan, e di cui si è sempre occupata.
Si tratta di una vera rivoluzione nel mondo musulmano, voluta sopratutto dallo Sceicco Tayseer Rajab Al-Tamimi, capo dei giudici e presidente del Consiglio Superiore della Legge Islamica della Autorità Palestinese. La nomina di Asmahan Youssef Al-Wihidi è appoggiata dalla scuola giuridica islamica, Hanafi, che consente e legittima la candidatura e la nomina di donne in posti di interesse pubblico della società, ha spiegato Tamimi dopo aver annunciato la sua decisione.
Per lungo tempo Il tribunale islamico palestinese ha avuto difficoltà a seguire tutte le cause per la scarsità di giudici. Qualche mese fa Tamimi aprì le iscrizioni per gli esami per diventare giudice Shari.
Lo sceicco fece sapere che chiunque poteva iscriversi allesame e per la prima volta nella storia anche le donne racconta Wihidi al quotidiano israeliano Maariv. Lo sceicco è una personalità molto influente, conosciuto per le sue idee allavanguardia. Da tempo voleva dare la possibilità alle donne di diventare Khadi, ma solo oggi ci sono abbastanza donne nel sistema giudiziario palestinese con la capacità e l’esperienza necessaria. Mi sono iscritta immediatamente.
Al- Wahidi e Faqih sanno che la loro nomina non è apprezzata da tutti. Le critiche non hanno tardato a farsi sentire ma le due donne non hanno dubbi: porteranno avanti il loro compito seguendo le leggi islamiche al meglio.
Molte donne non riescono a esporre i propri problemi coniugali davanti a un giudice uomo. Si sentono in imbarazzo, il giudice non riesce a cogliere la problematica e spesso sentenzia a favore delluomo. La legge islamica difende i diritti della donna, è la tradizione che porta alle ingiustizie, racconta il neo giudice. Una volta arrivò in tribunale una ragazza di 24 anni, sposata con un vedovo di 90. Chiese il divorzio. Motivo: il marito non provvedeva ai bisogni di donna della moglie. Cibo e bevande li posso trovare anche a casa dei miei genitori”, aveva spiegato la ragazza alla corte. Le donne si sposano per vivere con un uomo al loro fianco, non per servirlo, spiega Wihidi, e infatti la ragazza vinse il processo e divorziò: secondo la legge islamica il marito ha il dovere di provvedere a tutti i bisogni della moglie!.
Dal suo ufficio, a 5 minuti dalla Tomba dei patriarchi, Wihidi, cercherà di migliorare la vita di molte donne palestinesi ma che sia chiaro, alle 15.00 esatte il giudice torna a casa: i figli tornano da scuola.