di Marina Gersony
«Voglio uccidere più ebrei possibile», «la radice di tutti i problemi sono gli ebrei», urlava l’estremista di destra sul quale la polizia tedesca sta ancora indagando, dopo l’attentato di Halle durante Yom Kippur, il giorno più sacro del calendario ebraico e di grande valenza simbolica. Un attentato compiuto il 9 ottobre, data che inevitabilmente riporta la memoria a quel tragico 9 ottobre 1982, in cui l’attentato condotto da un comando di origine palestinese alla sinagoga di Roma, causò la morte del piccolo Stefano Gaj Taché e il ferimento di altre 37 persone.
Un attentato brutale e pianificato, quello di Halle, che ha provocato due morti, due feriti gravi e una strage evitata per puro miracolo. Perché, come ha osservato senza mezzi termini Josef Schuster, presidente del Zentralrat der Juden (il Consiglio Centrale degli Ebrei), «il fatto che la sinagoga di Halle non sia stata protetta dalla polizia in un giorno come Yom Kippur, è scandaloso». In breve, una negligenza grave che poteva trasformarsi in un bagno di sangue. Ma anche un’esortazione all’Europa, quella di Schuster, che deve agire senza tentennamenti contro ogni pulsione estremista e destabilizzante e contro chi predica odio, diffonde violenza e porta morte. «Ne va del futuro dell’Europa stessa», ha dichiarato. Mentre gli inquirenti stanno ancore ricostruendo la dinamica dei fatti, gli ebrei tedeschi e la comunità ebraica di Halle, con i suoi circa 700 membri, sono profondamente scossi e preoccupati.
Un forte antisemitismo nell’est della Germania
La Sassonia-Anhalt (in tedesco: Sachsen-Anhalt) è uno Länder della Germania il cui territorio, fino al 3 ottobre 1990, faceva parte della Repubblica Democratica Tedesca; un territorio che, secondo le recenti cronache, si è rivelato fertile per una drammatica recrudescenza degli estremismi di destra diretti in gran parte contro rifugiati, migranti, ebrei, tedeschi neri, oppositori politici e le diverse identità sessuali.
In un articolo dello scorso aprile, il Tagesspiegel descrive l’atmosfera di alta tensione che si respira in diverse aree della ex DDR in questi tempi: «Ogni giorno nella Germania dell’Est cinque vittime della violenza sono di destra», titola il giornale riferendosi all’anno 2018. Secondo quanto riportato, la violenza di destra è chiaramente aumentata come testimonia anche l’Associazione dei centri di consulenza per le vittime della violenza di destra, razzista e antisemita (VBRG), che ha puntualmente registrato oltre 1.200 attacchi di destra a Berlino e nei nuovi Länder, circa l’8% in più rispetto al 2017. «Per il 2019 temiamo un aumento della violenza di destra, soprattutto nel contesto delle campagne elettorali statali nel Brandeburgo, in Sassonia e in Turingia», ha dichiarato Robert Kusche del VBRG.
Del resto, l’antisemitismo di destra, come quello di sinistra, in Germania non è certo una novità. Un antisemitismo dai diversi volti a cominciare da quello radicato nei secoli a quello attuale delle estreme destre fino all’antisemitismo di matrice islamica. (Sul tema abbiamo dedicato un’ampia indagine su Mosaico e sul nostro mensile Bet Magazine). Un fenomeno allarmante e sempre più diffuso, tanto che solo pochi mesi fa l’incaricato del governo federale tedesco per combattere l’antisemitismo, Felix Klein, si è sentito in dovere di consigliare agli ebrei di «smettere di indossare la kippah nei luoghi pubblici», un messaggio sicuramente nato da buone intenzioni ma che di fatto suona come un’esortazione a nascondersi, a celare la propria identità, in poche parole, a rinunciare a una vita normale.
L’attentatore di Halle, identificato nel ventisettenne Stephan Balliet, è il paradigma di quegli estremisti di destra con i loro miti, riti, credenze e fantasie distorte. Definito di volta in volta «un narcisista», «un megalomane», «un lupo solitario in caccia di gloria online» e «un emulo di Anders Breivik, il massacratore norvegese o dell’autore degli attentati di Christchurch, in Nuova Zelanda» -, Balliet aveva pianificato l’atto criminale con calcolato anticipo, pubblicando online una decina di giorni prima un vero e proprio manifesto antisemita scritto in inglese. Tuttavia, secondo la ricostruzione della polizia, la scelta di prendere di mira la sinagoga ma anche un negozio di kebab, tradisce una pianificazione dell’attacco confusa o probabilmente improvvisata.
Indagare sulla personalità borderline di un attentatore, capace di compiere un gesto così efferato e al contempo girare tutta la durata dell’attacco con una telecamera fissata sull’elmetto e trasmetterla online, è compito degli esperti in materia. Resta il fatto, che episodi come questi non fanno altro che aumentare la preoccupazione degli ebrei tedeschi e di tutta la collettività ebraica. Il timore è che anche in Germania possa accadere quello che è avvenuto in Francia, dove gli ebrei non si sentono da tempo più al sicuro e dal quale continuano a scappare per paura di attacchi in costante aumento. Edove un giovane su cinque non sa che cosa sia l’Olocausto. Islam radicale o destra xenofoba, l’antisemitismo non muore mai.