di Nathan Greppi
Martedì 7 luglio l’Iniziativa AMCHA, associazione no-profit che dal 2012 monitora l’antisemitismo nelle università americane, ha pubblicato il suo rapporto annuale per il 2019. I dati del rapporto confermano una tendenza già rilevata nei rapporti degli anni precedenti: una maggiore presenza di attività antisraeliane nei campus universitari va di pari passo con atteggiamenti discriminatori nei confronti degli studenti ebrei.
Come spiega lo studio, l’associazione ebraica antisionista Jewish Voice for Peace (JVP), che in passato ha anche ospitato terroristi che avevano ucciso studenti ebrei, ha aumentato del 45% le sue attività nei campus, che dalle 118 del 2018 sono passate a 171 nel 2019.
Sono emerse in particolare 2 tendenze opposte nelle università americane: se l’antisemitismo di matrice neonazista è sceso del 49% (passando da 203 casi nel 2018 a 104 nel 2019), quello legato all’antisionismo di estrema sinistra invece è aumentato del 60% (passando dai 121 casi nel 2018 ai 192 nel 2019).
Secondo il rapporto ci sono vari tipi di incidenti: oltre alle aggressioni fisiche e agli insulti online, si sono registrati diversi casi in cui gli studenti ebrei sono stati esclusi da determinate attività o incarichi per la loro identità, o di eventi su Israele in cui sono stati messi a tacere relatori con posizioni filoisraeliane.
Un altro fattore registrato riguarda il legame tra le università e il BDS: gli incidenti di matrice antisemita avvengono soprattutto dove il corpo docenti e le associazioni studentesche sono fortemente schierate con il BDS. Questo avviene perché, sebbene dicano di prendere di mira solo Israele e non gli ebrei, spesso l’hanno fatto prendendosela con quegli studenti che difendevano pubblicamente o volevano andare a studiare in Israele, e che sono per la maggior parte di origini ebraiche.
Le attività antisioniste e antiebraiche si sono adattate all’assenza di eventi fisici dovuta alla pandemia, con il fenomeno “Zoom-bombing”: diversi eventi su Zoom sono stati infiltrati da persone che hanno postato contenuti antisemiti e/o antisionisti.
Alcune scuole e atenei hanno cercato di contrastare questi fenomeni adottando la definizione di antisemitismo dell’IHRA, che riconosce anche l’antisionismo come forma di discriminazione. Tuttavia, laddove ciò è avvenuto gli studenti ebrei sono stati ancora più oggetto di aggressioni e minacce.