di Roberto Zadik
Ricordare il dolore non è mai facile, specialmente se sono passati appena due anni. È il caso dell’attacco antisemita alla sinagoga Chabad di Poway, cittadina nelle vicinanze di San Diego, in cui fu uccisa a colpi di pistola la sessantenne Lori Gilbert Kaye e ferite altre tre persone, fra cui il rabbino (Qui il nostro articolo all’epoca). Proprio ripercorrendo l’accaduto, il 27 aprile le Comunità ebraiche californiane e alcuni gruppi ebraici hanno pubblicato ricordi e commenti. Prima fra tutti la Anti Defamation League che su Twitter ha scritto “La memoria di Lori sarà sempre impressa nei nostri cuori durante la nostra missione per combattere l’odio per il Bene”. Sempre sul web si è espresso anche il Congresso Mondiale Ebraico (The World Jewish Congress) che ha twittato, sempre ricordando la signora Gilbert, “è stata uccisa a Shabbat. I suoi amici la descrissero come un gioiello della nostra comunità”. Fra i feriti invece il sito Algemeiner ha ricordato una bambina, Noa Dahan, che all’epoca aveva 8 anni, suo zio Almog Peretz, 34enne, e il rabbino Chabad Yisroel Goldstein che nel 2019 aveva 57 anni. Con una commovente testimonianza, il marito di Lori Gilbert ha incoraggiato a compiere atti di altruismo in sua memoria.
Negli omaggi è stato ricordato anche l’eroismo della donna, che durante quella sparatoria è riuscita a salvare sua figlia gettandola fra le braccia del rabbino prima di venire colpita a morte. Fra i ricordi autorevoli anche quello del B’nai B’rith International: “che il ricordo della donna ci spinga a sradicare l’estremismo antisemita e qualunque forma di odio”. A livello istituzionale invece è intervenuto Steve Vaus sindaco di Poway che recentemente si è iscritto al gruppo Sindaci Uniti contro l’antisemitismo, gruppo che vanta ben 525 membri. Egli ha postato una fotografia “non dimenticheremo mai”; al ricordo dell’attacco si è unito anche lo sceriffo del dipartimento di San Diego.
Ma che fine ha fatto il responsabile di questa tragedia? L’assassino si chiama John Timothy Earnest e all’epoca, secondo la ricostruzione del Times of Israel, aveva solamente 19 anni e studiava al college. Fu fermato dalla polizia poco dopo l’accaduto e arrestato nella sua auto non lontano dalla sinagoga. Al momento dell’arresto i suoi genitori sconvolti avevano dichiarato, sempre secondo il Times of Israel: “Ora lui è parte della dolorosa storia di persecuzione che ha colpito il popolo ebraico per secoli”. Il 19enne, definito un “suprematista bianco” dalle autorità, disse di essersi ispirato all’uomo che in Nuova Zelanda aveva ucciso 50 persone in un attacco a due moschee. Condannato a morte dallo Stato della California, attualmente sta ancora aspettando di essere giustiziato, stando all’Algemeiner, perché la sua esecuzione è stata posticipata a causa della pandemia di Covid 19.
La Chabad Poway Synagogue a Poway, California.