di Paolo Castellano
Al parlamento canadese del Quebec è passata una legge che vieterà agli impiegati pubblici di indossare simboli religiosi. L’organo ha così approvato una controversa legge che colpisce anche i cittadini canadesi di fede ebraica.
Come riporta il The Times of Israel, il divieto riguarda i veli islamici, la kippah ebraica, i turbanti sikh e i crocifissi. Dopo un infuocato dibattito interno, François Legault, premier della coalizione di destra del Quebec (nella foto), ha approvato la Legge 21 con 73 voti a favore e 35 contrari. La delibera avrà effetto anche sugli ufficiali di polizia, giudici, avvocati, agenti penitenziari e insegnanti.
La nuova legge non sarà applicata solamente alle reclute ma anche ai semplici impiegati che attualmente sono in piena attività.
L’opposizione di governo ha criticato la disposizione, affermando che impatta sulla libertà di espressione e sui diritti religiosi.
Il parlamento del Quebec ha tuttavia incluso delle formule che ostacolano l’attivazione della Clausola 33 della costituzione del Canada. Questa clausola permette infatti ai governi federali e provinciali la sospensione temporanea di alcuni diritti e va rinnovata ogni 5 anni.
Il divieto di Legault appare chiaramente incompatibile con le politiche multiculturali promosse dal primo ministro canadese Justin Trudeau.
Comunque i recenti sondaggi mostrano che la maggior parte dei canadesi del Quebec supportano la nuova norma contro i simboli religiosi.
La comunità ebraica del luogo ha assunto posizioni prudenti. «Siamo davvero preoccupati per le nuove decisioni del governo del Quebec che riguardano il divieto di indossare simboli religiosi negli uffici pubblici», aveva affermato a marzo Harvey Levine, direttore regionale del Quebec di B’nai Brith, quando era stata proposta la legge.