Cessate il fuoco a Gaza: troppo presto per cantar vittoria? Venerdì la riunione del gabinetto di sicurezza

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di Anna Balestrieri

La tregua e l’accordo per il rilascio degli ostaggi, annunciati mercoledì, sembrano già vacillare.

L’accordo tra Hamas e Israele prevede una tregua della durata di sei settimane e il rilascio di ostaggi israeliani e prigionieri palestinesi. Tuttavia, giovedì il governo israeliano ha ritardato il voto del gabinetto sull’accordo, accusando Hamas di aver violato alcuni punti dell’intesa.

Il contesto politico: tensioni sul cessate il fuoco

Le discussioni a Doha per finalizzare i dettagli dell’accordo sull’ostaggio continuano, causando il rinvio della riunione del gabinetto di sicurezza israeliano. Inizialmente prevista per le 11:00, la riunione è stata posticipata alla serata a causa della necessità di coordinamento con i capi della sicurezza presenti in Qatar. Secondo quanto dichiarato dall’Ufficio del Primo Ministro, durante la notte si sono registrate complicazioni: Hamas avrebbe cercato di rivedere alcune clausole dell’accordo, tra cui il diritto di veto di Israele sulla liberazione di prigionieri simbolici.

Hamas ha rinnegato parti dell’accordo raggiunto con i mediatori, cercando di ottenere concessioni dell’ultimo minuto,” ha dichiarato l’Ufficio del Primo Ministro israeliano. Hamas, invece, ha ribadito il proprio impegno a rispettare l’accordo mediato da Egitto e Qatar.

Nel contesto delle tensioni politiche interne, il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu si trova a fronteggiare minacce di crisi di governo da parte di membri della sua coalizione. Il ministro delle Finanze Bezalel Smotrich, leader del partito di estrema destra Sionismo Religioso, ha dichiarato che la sua formazione politica abbandonerà il governo se Netanyahu non riprenderà immediatamente la guerra contro Hamas al termine della prima fase dell’accordo di tregua e rilascio degli ostaggi. Una posizione simile è stata espressa anche dal Ministro della Sicurezza Nazionale Itamar Ben Gvir, che ha invitato Smotrich a unirsi a lui nelle dimissioni. Insieme, i due ministri controllano 14 seggi parlamentari, abbastanza per destabilizzare il governo. Nel frattempo, l’opposizione, guidata da Yair Lapid, ha offerto un “paracadute” politico per proteggere il governo dalla caduta, condizionando però il proprio supporto al rispetto dell’accordo di cessate il fuoco. Una simile mossa, tuttavia, potrebbe rivelarsi temporanea, mettendo a rischio la stabilità del governo una volta liberati tutti gli ostaggi.

La posizione degli Stati Uniti

L’amministrazione Biden ha avuto un ruolo cruciale nelle negoziazioni, agendo come garante dell’accordo. Secondo un alto funzionario statunitense, il piano include una supervisione dettagliata del ritiro progressivo di Tsahal dalla Striscia di Gaza e l’incremento dell’assistenza umanitaria con la supervisione di un’azienda americana per ispezionare i convogli. Washington ha sottolineato la necessità di garantire il rispetto dei termini dell’accordo, evidenziando l’importanza di evitare il ritorno della Striscia di Gaza a un “rifugio per il terrorismo”. Inoltre, il Presidente Biden ha confermato una prossima visita del Primo Ministro Netanyahu a Washington per discutere delle garanzie di sicurezza e dei piani futuri per Gaza.

L’accordo prevede, tra gli altri elementi, la liberazione graduale di ostaggi israeliani e di prigionieri palestinesi, l’aumento dei convogli umanitari fino a 600 al giorno e l’avvio di una supervisione internazionale per la ricostruzione della Striscia.

Proteste in Israele

Giovedì, manifestanti contrari all’accordo hanno bloccato l’ingresso a Gerusalemme e protestato davanti alla Corte Suprema israeliana con bare simboliche avvolte nella bandiera nazionale. Tra gli slogan, si leggeva “Sì alla vittoria, no alla resa”.

Il Primo Ministro Benjamin Netanyahu non ha ancora rilasciato dichiarazioni ufficiali sul cessate il fuoco. La sua posizione appare delicata: da un lato, molti israeliani sperano nel ritorno degli ostaggi; dall’altro, ministri estremisti del suo governo temono che la tregua possa impedire ulteriori attacchi contro Hamas.

Dettagli sull’accordo di rilascio degli ostaggi

L’accordo prevede una pausa nei combattimenti e il rilascio di 33 ostaggi israeliani nella prima fase, inclusi civili, donne soldato, bambini, anziani e malati. Complessivamente, Hamas e i suoi alleati detengono circa 94 ostaggi, secondo il governo israeliano.

Sette di questi ostaggi sono cittadini americani, tra cui Edan Alexander, Sagui Dekel-Chen e Keith Siegel, il cui rilascio è previsto nella prima fase dell’accordo.

Il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha confermato che la sua amministrazione sta lavorando a stretto contatto con i mediatori, Egitto e Qatar, per garantire l’attuazione dell’accordo. “Ci aspettavamo complicazioni in accordi complessi, ma continuiamo a lavorare sui dettagli per raggiungere questo obiettivo,” ha dichiarato il vice consigliere per la Sicurezza Nazionale, Jon Finer.

Mentre le speranze per una tregua definitiva rimangono incerte, le ultime 24 ore hanno dimostrato quanto fragile sia la situazione nella Striscia di Gaza. La comunità internazionale, così come i civili coinvolti, guarda con apprensione agli sviluppi nei prossimi giorni, in attesa che il cessate il fuoco diventi una realtà stabile.

Gli aiuti umanitari

Con l’annuncio di una tregua tra Israele e Hamas, l’UN World Food Programme (WFP) ha sollecitato un accesso illimitato per fornire aiuti alimentari urgenti nella Striscia di Gaza, dove oltre il 90% dei 2 milioni di abitanti soffre di fame estrema. Circa 80.000 tonnellate di cibo sono pronte per essere consegnate, sufficienti per sfamare oltre 1 milione di persone per tre mesi. Nonostante la tregua porti speranza, persistono gravi carenze di acqua potabile, rifugi d’emergenza e medicinali.

L’ultima fatica di Blinken

Il Segretario di Stato USA uscente Antony Blinken ha sottolineato il ruolo cruciale della diplomazia americana, pur ammettendo che la pace duratura richiederà scelte difficili da entrambe le parti. Blinken ha descritto l’accordo come una testimonianza della resilienza della diplomazia, aggiungendo che “non c’è sostituto per l’impegno americano in questo processo.” Tuttavia, in Israele, il cessate il fuoco è oggetto di forti proteste. L’estrema destra, rappresentata da Bezalel Smotrich e Itamar Ben Gvir, ha minacciato di dimettersi dal governo se il conflitto contro Hamas non riprenderà immediatamente alla fine della tregua, condizionando così la stabilità del governo Netanyahu.

La polemica sulla leva militare

Intanto, la questione della leva militare degli ultra-ortodossi ha riacceso il dibattito interno. Yuli Edelstein, presidente della commissione Difesa, ha chiesto un aumento significativo delle reclute haredi e sanzioni contro chi si rifiuta di arruolarsi, evidenziando l’urgenza di rafforzare le forze armate israeliane.

La decisione definitiva 

Secondo fonti governative, il gabinetto di sicurezza israeliano dovrebbe riunirsi venerdì mattina per approvare definitivamente l’accordo di cessate il fuoco, dopo aver risolto gli ostacoli tecnici nei negoziati con Hamas. Tuttavia, il clima resta teso, con Hamas che accusa Israele di tentativi di veto sui prigionieri classificati come “simboli del terrore.” La complessità del contesto dimostra quanto sia delicata l’attuazione dell’intesa, mentre le pressioni interne ed esterne continuano a sfidare la fragile tregua.
Seguiranno aggiornamenti.
(Manifestanti nelle strade chiedono un accordo per il rilascio degli ostaggi (The Hostages Families Forum)