di Ilaria Ester Ramazzotti
“Non essere uno spettatore”. Questo l’invito e il titolo della campagna lanciata sui social da Claims Conference in occasione del Giorno della Memoria, denominata “Don’t Be A Bystander” (#DontBeABystander). La campagna, proposta in collaborazione con lo Yad Vashem di Gerusalemme e con il World Holocaust Remembrance Center, mette in luce storie ed esempi dei Giusti fra le nazioni.
In una serie di video di due minuti, la campagna mostra le azioni di persone non ebree, di ogni ceto sociale, che nonostante il pericolo hanno gratuitamente salvato uomini, donne e bambini ebrei nell’Europa occupata dai tedeschi. “Questi individui erano raggi di luce in uno dei capitoli più oscuri della storia moderna – si legge sul sito di Claims Conference -. Le loro storie sono una fonte di ispirazione nel mondo frammentato di oggi e rimarranno tali per le generazioni a venire. #DontBeABystander offre una prospettiva unica nella didattica sulla Shoah, mettendo in evidenza quegli individui che hanno anteposto la moralità e l’umanità alla propria sopravvivenza personale. Come nel caso dei sopravvissuti, il numero dei Giusti tra le nazioni sta diminuendo e il tempo è fondamentale per ascoltare i loro resoconti di prima mano”.
Nei video condivisi sui social media, le persone a cui è stato assegnato il titolo di “soccorritori Giusti di tutto il mondo” parlano di ciò che li ha spinti a salvare vicini ebrei, amici, intere famiglie e persino estranei. Guardandosi indietro di oltre 75 anni, sono tanti i ricordi che li animano e le domande a cui provano a rispondere: come ricordano quello che hanno fatto? Cosa pensavano le loro famiglie delle loro azioni? Sono rimasti in contatto con le persone che hanno salvato? Questi coraggiosi sforzi hanno avuto un impatto continuo sulle loro vite? Rischierebbero tutto di nuovo?
“Il popolo ebraico ha un debito di gratitudine verso i suoi Giusti soccorritori – ha dichiarato Gideon Taylor, presidente della Claims Conference -. Nel momento più disperato per alcune famiglie ebree, i loro salvatori erano guidati dalla coscienza e dall’imperativo morale, anche al di sopra della propria sicurezza. È nostro dovere non solo onorare questi soccorritori per il loro non essere stati spettatori, ma anche per far conoscere i loro sforzi eroici, come contrappeso all’oscurità e all’indifferenza dell’umanità durante l’Olocausto”. Greg Schneider, vicepresidente esecutivo della Claims Conference, ha sottolineato che: “Chiunque salvi una sola vita, salva un mondo intero […]; il concetto non è difficile da immaginare: se un adolescente è stato salvato da un soccorritore Giusto, possiamo guardare l’albero genealogico di quel ragazzo e vedere nei suoi rami intatti le generazioni successive: figli, nipoti e pronipoti”.
“La missione di Yad Vashem è sempre stata, e continua ad essere, quella di perpetuare la memoria dei sei milioni di uomini, donne e bambini ebrei uccisi dai nazisti e dai loro collaboratori – ha evidenziato Dani Dayan, presidente dello Yad Vashem-. Eppure, sin dal suo inizio, Yad Vashem si è anche dedicato a riconoscere il coraggio e l’altruismo degli individui non ebrei che si sono opposti al male assoluto che ha colpito gran parte dell’Europa e le aree del Nord Africa, proteggendo gli ebrei in un momento in cui prevalevano l’ostilità e l’indifferenza”.
I video di testimonianza della campagna #DontBeABystander
Riportiamo di seguito alcune delle testimonianze e delle storie raccolte dai video pubblicati.
Sidney Zoltak, sopravvissuto alla Shoah
Nel 2019, Sidney Zoltak, sopravvissuto alla Shoah e membro del consiglio di amministrazione della Claims Conference in rappresentanza del Canadian Jewish Congress, era in Polonia per il suo sesto viaggio nei luoghi dei lager. Là ha incontrato la famiglia polacca che aveva tenuto nascosta la sua famiglia per 14 mesi. In piedi nel campo dove erano stati nascosti sottoterra, senza mai vedere la luce del giorno, c’erano tre generazioni degli Zoltak e tre generazioni dei Krynski, la famiglia che li aveva salvati. “Mio figlio e i suoi tre figli mi hanno raggiunto in Polonia e abbiamo camminato nell’area dove un tempo c’era un bunker sotterraneo – ricorda Sidney Zoltak -. Non ci sono davvero parole che possano esprimere la mia gratitudine. Se non fosse stato per il coraggio, l’umanità e la semplice gentilezza di questa religiosissima famiglia polacca e cattolica, oggi non sarei qui e neanche mio figlio, i miei nipoti e nemmeno i loro nipoti”.
Andrzej Sitkowski, Giusto fra le nazioni
Nel febbraio 1995, Yad Vashem ha riconosciuto Andrzej Sitkowski e sua madre Giusti tra le nazioni per aver salvato le sorelle Marion Kosak e Hadassah Kosak e la loro madre. Anche molto tempo dopo la guerra, Andrzej è rimasto in contatto con loro. “C’è un’unicità nella storia di questa famiglia, abbiamo formato saldi legami di amicizia sopravvissuti alla guerra”, ha dichiarato a proposito la famiglia Kosak. “Ho aiutato a salvare alcune persone in tempo di guerra e questa è stata una parte molto importante della mia vita – ribadisce Andrzej Sitkowski -. In quelle difficili circostanze non abbiamo pre-detto ‘vogliamo salvare gli ebrei’, è stata una coincidenza, ma in quella coincidenza ci siamo trovati ‘menschlich’ (umani). Dico ai giovani di non essere indifferenti quando vedono qualcosa di sbagliato e possono fare qualcosa. Dico di non dimenticare in nessuna situazione di essere umani, e gli esseri umani possono fare molto di più di quanto ci si potrebbe spettare”. Hadassah Kosak, una delle due sorelle che ha salvato, ha detto che: “È stato il coraggio e l’eroismo di Andrzej Sitkowski e della sua famiglia ad offrire a due ragazze e alla loro madre un rifugio nella loro casa, dove siamo sopravvissuti agli orrori nazisti. Siamo stati trattati come in famiglia e, fino ad oggi, le nostre famiglie allargate si sono tenute in contatto”.
Per ulteriori informazioni e per vedere i video, andare alla pagina web: https://dontbeabystander.org/ o sui profili social di Claims Conference:
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